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I
Caccuresi nella Grande Guerra
La 1^ Guerra mondiale, conosciuta anche come la
Grande Guerra, fu uno degli eventi bellici più sanguinosi nella storia
dell'Umanità, una guerra particolarmente invisa alle giovani
generazioni meridionali, già falcidiate da una spaventosa emigrazione
che fu uno dei primi "regali" non graditi, assieme alla tassa
sul macinato e alla leva obbligatoria, del nuovo stato unitario.
Fu in occasione di questa insensata carneficina che per la prima volta,
centinaia di migliaia di giovani dell'ex "Regno delle due
Sicilie" furono mandati al macello sulle pietraie del Carso, sul
Pasubio, sul Sabotino e sul San Michele, sul Monte Santo con promesse
che furono poi in gran parte disattese. In questa pagina,
comunque, non vogliamo proporre una esercitazione di
critica storica, ma solo ricostruire le piccole storie di tanti caduti
caccuresi "immolati", loro malgrado, sull'altare della
Patria, per liberare le "terre irredente" dell'oggi
opulento Nord est, ovvero parte della attuale "Padania"
Comune di Caccuri,
Atto n. 2, Parte II^, Serie C del 1917)
Giuseppe
Squillace, caccurese, figlio di Santo e di Maria Teresa
Andali, faceva parte anch’egli del 142°
Reggimento Fanteria, ma dell’
8^ Compagnia della Brigata. Cadde alle ore 17 del 1° novembre del
1915, all’età di 27 anni,
a seguito di ferita d’arma da fuoco, nella Sella
di San Martino. Era sposato con Rosa Falbo e fu sepolto nello
stesso campo come risulta dal verbale del comandante della compagnia,
Alessandro Passavanti e controfirmato da due commilitoni, probabilmente
compaesani, Vincenzo Bruno e Luigi Falbo
Domenico
Guarascio, in forza
al 60° Reggimento
Fanteria, 7^ compagnia,
era nato a Caccuri da Giovanni e da Peppina Mannarino. Nell'aprile del
1916 il 60° Fanteria era impegnato sul Col di Lana ove operava anche
il 59° del quale faceva parte anche Maurizio Gigliotti, morto l'anno
prima nella stessa zona. Il 21
aprile la sua
compagnia viene fatta bersaglio di lanci di granate. Domenico, colpito
all'addome da una scheggia, muore sul colpo e viene poi sepolto nel
luogo stesso della morte. Solo quattro giorni prima, il 17
aprile, alle ore 23,35, i genieri italiani avevano fatto
esplodere nella zona una gigantesca mina composta da 5
tonnellate di gelatina di tritolo causando la morte di 150 soldati
austriaci. L'azione che provocò la morte del giovane caccurese fu,
probabilmente, la risposta alla sanguinosa operazione italiana.
Spadafora
Francesco Annunziato –
Cima Palon – Pasubio (Vicenza) 2 luglio 1916
Chiodo
Pasquale Luigi – Cima
Ceci – 25 agosto 1916 Falbo
Ferdinando – Oppachiesella (Carso) – 14 settembre 1916 Comune di Caccuri, Atto n. 5, Parte II^, Seri C del 1917 Guarascio Saverio
– Cason Brusà – 23 gennaio 1917
Blaconà
Francesco – Casa Bestini –
5 agosto 1917
Comune di Caccuri, Atto n. 13, Parte II^, Serie C del 1917
Mele Giovanni - Villa Val Sugana - 22 agosto 1917 Nell'atto
di morte di questo sventurato soldato caccurese figlio di Giuseppe Mele
e di Costanza Falbo, è scritto che il trentunenne fante dell'11^
compagnia del 6° Reggimento,
coniugato con Carolina Quintieri, morì a seguito di uno shock nervoso
conseguente allo scoppio di una granata nemica per fatto di guerra il 22
agosto del 1917 in località Villa di Val Sugana.
Il verbale di seppellimento, redatto da capitano Salvatore Giarrussa e
dal capitano medico Antonio Meneghini ci informano che la
salma fu tumulata nel cimitero di Ivano
(Ivano Fracena, comune in provincia di Trento) Comune di Caccuri, Atto n. 1, Parte II^, Serie C del 1918
Rao Domenico - Gorizia - 30^ Sezione Sanità - 9 settembre 1917 Per questo povero giovane abbiamo una descrizione più dettagliata dell'inferno che attraversò nelle ultime ore di vita. Ferito dallo scoppio di una granata nei dintorni di Gorizia, fu immediatamente ricoverato nel reparto chirurgia della 30^ sezione sanità per essere operato. Le sue condizioni, comunque, apparvero disperate. Il soldato aveva subito una devastante ferita alla gamba sinistra con la frattura della tibia, una seconda vasta ferita alla gamba destra con la frattura del ginocchio, ma, cosa ancor più grave, aveva perso molto sangue per cui subentrò un'anemia acuta. I medici non fecero in tempo a strapparlo alla morte che sopraggiunse alle ore 20 del 9 settembre 1917. Prima di morire ricevette i conforti religiosi dal cappellano militare don Giuseppe Calderazzi. Domenico, che era nato a Caccuri nel 1887, era figlio di Vincenzo Rao e di Rosa Loria ed aveva sposato la giovane Filomena Prete. Quando mori aveva appena 30 anni. Fu sepolto a Gorizia.
Morti
per malattie contratte in guerra Manfreda
Giovanni.
Carabiniere,
figlio di Francesco Nicola Giuseppe e di Maria Teresa Lacaria, era nato
a Caccuri il 9 novembre del 1992. Si spense per cause sconosciute nell’ospedale
militare di Palermo il 1°
settembre del 1915. Non è compreso
tra i caduti in guerra. Francesco Mascaro Nato a Caccuri da Michele e da Maria Giuseppe Olivito, deceduto
per gastroenterite specifica il 16
ottobre del 1915, all’età di 21 anni, nell’ospedale da campo
069 e
sepolto a Tressis. Era in forza al 35°
reggimento Fanteria. Il suo nominativo è scolpito, comunque, tra
quello dei caduti sulla lapide di Largo Vincenzo Ambrosio. Atto
n. 9 , Parte II^, Serie C del 1917
In
forza al 219° Reggimento Fanteria, celibe. Morì il 19 marzo 1916 nell’Ospedale militare succursale dell’Istituto
Manin di Cremona per cause sconosciute.
Era figlio di Eugenio e di Costanza Rao. All’epoca della morte aveva
20 anni. Anche il suo nome è compreso tra quello dei caduti della
Grande Guerra.
Scalpellino
caccurese, era figlio di Augusto e di Concetta Prachile. Morì
alle ore 11 del 27
luglio del 1917 nell’Ospedale militare di Biella
all’età di 29 anni. Figura tra i caduti in guerra.
Falbo Alessandro Caccurese,
figlio di Raffaele e di Anna Secreto. Soldato del 5° Reggimento
Artiglieri, si spense alle ore 8 dell’8 settembre 1917 nell’infermeria presidiarla di via Carlo
Alberto in Venaria Reale (Torino). Da
informazioni fornite dalla signora Laura Beth Anderson, pronipote di
Alessandro, residente in Texas, apprendiamo che il soldato caccurese
morì a seguito di una caduta da cavallo. Aveva solo 23 anni. Ciò
spiega perché non figura tra i caduti riportati nella lapide
collocata in via Buonasera (poi largo Vincenzo Ambrosio) per iniziativa
della Sezione dei combattenti e della Cassa di Credito Agricolo. Militerno
Natale
Perri Gabriele
Miliè Luigi Ancor
più sfortunato Luigi Miliè che chiusa la sua esistenza alle ore 11 del
29 dicembre 1918 a più di due mesi dalla
fine delle ostilità. Soldato della 108^ Batteria O E Pesante campale,
era nato a Caccuri da Luigi Miliè e da Maria Iacometta. La morte lo
colse nell'ospedale militare di via San Giorgio di Mortara
(PV) per una malattia contratta in guerra. Purtroppo non siamo riusciti a reperire alcuna notizia e nemmeno gli atti di morte di Francesco Fazio, Giuseppe Mazza, Savino Pasculli, Domenico Militerno e Ferdinando Tedesco, i cui nomi sono riportati sulla lapide del 1920. Saremmo grati a qualche parente o a qualche visitatore che potesse, eventualmente, colmare tali lacune.
Non possiamo chiudere questa nostra ricerca senza ricordare almeno
alcuni dei reduci combattenti che, più fortunati dei commilitoni
caduti, tornati a Caccuri, si impegnarono con tutte le loro forze in
una battaglia per far sì che il sacrificio dei loro compagni non
venisse vanificato e lottarono per chiedere il rispetto delle promesse
del governo, a partire dalla distribuzione delle terre ai combattenti
reduci, alle provvidenze a favore delle famiglie dei caduti e degli
invalidi di guerra.
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2 http://s5.histats.com/stats/r.php?371533&100&64&urlr=&www.webalice.it/giuseppe.marino50/Caccuri/Grande guerra/caduti.htm