Don
Francesco Pasculli
Riflessioni
su Francesco Pasculli
Sogni
e miti di un legionario fiumano
di
Giuseppe Marino
Francesco Pasculli, sacerdote, poi marito fedele e padre affettuoso,
tenente propagandista nella Grande Guerra, legionario fiumano, uomo di
grande cultura, visse una vita avventurosa caratterizzata da innata
tendenza all'entusiasmo ed alla ricerca della "Grandezza e della
Maestosità dell'Azione, dalla fede nella capacità dell'uomo di
compiere, per volontà divina, imprese memorabili con l'obiettivo di
rendere grandi servigi all'Umanità ed elevarsi a Dio". E a questi
ideali, a questa voglia di testimoniare la grandezza del Creatore
attraverso le grandi gesta degli uomini, dedicò ogni suo atto ed ogni
sua meditazione.
Nato
a Caccuri il
10 marzo 1878, compì
gli studi a Napoli e fu
ordinato sacerdote. Uno dei suoi primi atti da sacerdote, agli inizi del
secolo, fu quello di fare erigere in Caccuri una croce all'entrata del
paese per ricordare la venuta di una missione dei Padri Passionisti.
Qualche anno dopo l'amore per una "purissima figlia del fiero
popolo calabrese" che con lui "condivise per anni l' amarore
di vili persecuzioni" lo convinse a smettere la tonaca, pur
rimanendo per, per tutta la vita, cattolico ferventissimo. Si trasferì,
poi, di nuovo a Napoli ove visse per molto tempo, nella casa di via
Scarlatti al Vomero, esercitando la professione di insegnante. Dopo la
morte della moglie, avvenuta nella stessa città
il 15 marzo 1920, conobbe Maria Padula, un'avvenente signorina,
della quale, probabilmente, si innamorò di quell' amore platonico che
lo struggente ricordo dell'amatissima consorte ed il suo misticismo gli
consentivano ed alla quale dedicò alcune poesie di argomento vario.
Allo
scoppio della I^ guerra mondiale lo troviamo volontario nelle file
dell'esercito, nell'11^ Divisione del generale Diotassisti, in qualità
di tenente propagandista, ad inculcare nei soldati poco vogliosi di
battersi quell' entusiasmo e quella voglia di gesta eroiche che gli
covava dentro. Per riuscire
nel suo intento teneva
ai soldati quotidiani sermoni che poi raccolse in un volumetto
intitolato "Il Vate della Patria
o il Senso Cristiano della guerra contro gli in inumani
Austro - Ungarici" che dedicò al generale Pecori - Giraldi.
Nel
1919, finita la guerra, dopo una breve sosta a Napoli presso la moglie
ed il figlioletto Mario, si precipita a Fiume, al seguito di D'Annunzio
per partecipare al colpo di mano dei Legionari che porterà alla
Reggenza del Carnaro. Qui lo raggiunge la notizia della morte della
moglie ed egli, in una tenera composizione,
ne attribuisce la causa alla sua assenza
( torcular calcavi solus ) .
Dopo
questa sciagura la vita dell'ex sacerdote scorre abbastanza tranquilla,
anche se, la formazione culturale permeata di cultura umanistica, di
misticismo e nazionalismo lo porterà, per tutta la vita, a coltivare la
passione per le grandi imprese, per l'eroismo e l'ardimento intesi come
mezzi per educare le generazioni e per realizzare lo sviluppo economico,
sociale e culturale del popolo italiano. In quest'ottica egli vive l'
epopea fascista. E fascista sincero e convinto rimase per tutta la vita
vedendo nel fascismo non soltanto "perfetta fusione del Romanesimo
e del Cristianesimo ", ma, anche lo strumento per la realizzazione
dei disegni della Provvidenza che del Duce si serviva per
"affratellare gli uomini nella santità del lavoro ".
Questa sua continua ricerca di coniugare il Verbo di Dio con le
teorie fasciste lo portò a confutare con motivazioni forse un p•
ingenue, ma sincere e meditate, le teorie di Tomas Robert Malthus,
espresse nel "Saggio
sul principio della popolazione", sul rischio che l'incremento
demografico comportava per l'Umanità, sostenendo che "le viscere
stesse dell'uomo, l'energia di madre - Terra e la Provvidenza ci dicono
che tutto dev'essere fatto per meglio produrre e per meglio
moltiplicarsi e che nel mare l'uomo può trovare il suo alimento di
prim'ordine in grado di sfamare le moltitudini". In tal modo
conciliava perfettamente la campagna per l'incremento demografico
promossa dal regime con le teorie sulla procreazione del magistero
ecclesiastico, tanto pi— che la natura femminile dello Spirito Santo
"E se lo Spirito Santo non fosse di natura femminile, come potevasi
immedesimare con la Vergine Maria riempiendola
di sé e, così, divenir capace di concepire il Figlio di Dio e la
benedetta, la prescelta tra tutte le donne"
rappresentava la madre trepidante e protettiva di tutti gli
uomini che giammai avrebbe permesso che morissero di fame.
Le
sue granitiche certezze nei valori e nell' ineluttabilità del Fascismo
che abolendo "le camere dei deputati, arido campo di competitori,
di discordie, di pettegolezzi e di inutili dispute: la vergogna dello
sgoverno!" e affidando le sorti dell'Italia alla "grandezza e
sapienza del Duce", aveva avviato il progresso della Nazione, lo
porta a scrivere una appassionata lettera a Vittorio Emanuele III in
occasione della sua venuta in Calabria per l'inaugurazione della
centrale idroelettrica di Timpagrande, nella quale , dopo aver osservato
che "Una nuova e rigogliosa Istituzione è nata oggi in Italia: la
maggiore e più salutare che sia sorta al mondo: il Fascismo",
definisce fascisti" pure i nostri monti che oggi, e non
prima, sprigionano dalle loro viscere l'immensa energia elettrica che
muoverà ferrovie, motori e braccia affascinandoli nella santità del
lavoro". Parole che, forse, suoneranno eccessivamente retoriche, ma
che furono profondamente sentite da don Francesco Pasculli,
uomo, peraltro, onesto.
Va
osservato, prima di chiudere
questa breve ricostruzione del pensiero e dell'opera del professor
Pasculli, in gran parte racchiuso nel poemetto morale inedito Vita,
Cuore, Mente, che egli, pur rimanendo sempre fedele ai suoi ideali, mai
si macchiò di azioni squadristiche o si lasciò coinvolgere in risse o
violenze politiche tipiche dell'epoca, ma seppe conquistarsi e mantenere
il rispetto e la stima dei suoi concittadini fino al giorno della morte
che lo colse in Caccuri il 16
maggio del 1941.
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