Morire sul lavoro, morire di lavoro
“Monongah
resta di sicuro una delle più gravi tragedie sul lavoro.
Era il 1907 e i diritti dell’uomo e dei lavoratori erano ancora qualcosa di
astratto.
Ad oltre 100 anni da quel disastro minerario, si continua a morire
sul lavoro come
ieri, anzi di più. Solo in Italia, ogni anno, gli infortuni
sul lavoro sono circa un milione
e i morti più di mille. Quattro morti al giorno sul Lavoro sono una vergogna
per il Paese, oggi più di ieri.”
Daniela
Secchiari
Segretaria sede provinciale Anmil
Massa Cararra
Francesco Loria
Un caccurese caduto sul lavoro
Monongah (West Virginia
6 dicembre 1907)
Francesco Loria - n. Caccuri il
23-2-1886 m. Monongah 6-12-1907
Francesco Loria, uno dei più giovani minatori periti nella sciagura mineraria di Monongah del 6 dicembre del 1907, era nato a Caccuri, da Saverio e da Caterina Marino, il 23 febbraio del 1886 (Atto n. 11 del 1886 – Comune di Caccuri), nella casa di via Mergoli. Il padre era figlio di Domenico Loria e di Annunziata Militerno, mentre la madre era nata dal matrimonio tra Vincenzo Marino e Maria Cosenza.
La casa di via Mergoli
Saverio Loria e Caterina Marino si
erano sposati nel 1879 (atto di matrimonio n. 10 del 1879) e dalla loro unione,
il 22 febbraio del 1881, nacque il primo figlio, Antonio, che diventerà
poi falegname e sposerà, nel 1906 (atto di matrimonio n. 3 del 15-3-1906)
Luisa Chiodo, figlia di Francesco Chiodo e Maria Ruggiero.
Il 6 gennaio del 1884,
nacque la prima sorella di Francesco, Maria e, il 24 gennaio del 1885, il
secondo fratello, Pasquale.
Francesco era dunque il quarto
dei figli.
All’età di quattro mesi, il 15 giugno del 1886,
ricevette, come tutti i bambini del suo tempo, il battesimo nella Chiesa di
Santa Maria delle Grazie, come risulta dai registri parrocchiali (Reg. battesimo
Vol. 1°. Pag, 52, num. 29/1886), poi rimase nel paese natio fino all’età di
19 anni, quando partì alla volta di Napoli per imbarcarsi, il
16 settembre del 1905, insieme al cugino Pasquale (nato a Caccuri il 7
febbraio 1885 da Francesco e da Isabella Quintieri) a Salvatore Loria, nato a
San Giovanni in Fiore da Gianbattista Loria e da Lucrezia Perri e al figlio di
quest’ultimo, Gianbattista, di soli 13 anni. I quattro si imbarcarono sul
piroscafo Madonna diretto a New York dove sbarcarono il giorno 29 dello stesso
mese.
Dopo i lunghi ed estenuanti controlli
nel ghetto di Ellis Island e le visite mediche, ripartì con destinazione
Fairmont , una cittadina mineraria del West Virginia dove risiedevano tanti
paesani, compreso un cugino, Domenico Loria (Duminicu 'e Sabbella) , fratello di
Pasquale (compagno di viaggio di Pasquale e anch’egli figlio dello zio
Francesco e di Isabella Quintieri) che
abitava al n. 124 di
Water Street.
.
Domenico Loria (Duminicu 'e Sabella) (Caccuri
26-6-1881 - 19-4-1965)
Qualche tempo dopo trovò lavoro presso la Fairmont Coal Company, una compagnia mineraria che gestiva la miniera di carbone di Monongah, una località a pochi chilometri da Fairmont.
Nella miniera della morte il giovane Francesco lavorò per qualche tempo, fino alla giornata maledetta del 6 dicembre, quando, alle 10,20 del mattino,alcune esplosioni seppellirono, nelle gallerie n. 6 e n. 8, ben 956 lavoratori, 500 dei quali italiani, anche se le cifre ufficiali parlano di 362 minatori dei quali 171 italiani.
Quel giorno, secondo i documenti
ufficiali, scesero in miniera 478 minatori, più 100 addetti alle attività
accessorie, ma questo è quanto risulta dalle firme apposte sul registro di
ingresso. In realtà a scendere nelle gallerie furono, probabilmente, molte
più persone, compresi anche molti bambini che non firmarono nessun registro. In
quel cantiere, infatti, vigeva il cosiddetto building system
Francesco trovò la morte nella galleria n. 8. La sua salma fu riportata
in superficie dalle squadre di soccorso e tumulata nel cimitero di Monte
Calvario, appositamente realizzato a poche decine di metri dai cantieri della
Fairmont Coal Company. Ancora oggi una piccola lapide ricorda il sacrificio dell’umile
giovane minatore caccurese emigrato per sfuggire alla miseria e agli stenti
patiti nella natia Caccuri e perito tragicamente nell’inferno di Monongah.
Pubblichiamo di seguito la lettera dell'ingegnere americano Donna Pellegrin che ha ritrovato la tomba del giovane caccurese nel cimitero del West Virginia,
La
mia carissima amica Donna Pellegrin mi ha mandato, dagli Stati Uniti, una
bellissima, commovente mail che racconta le peripezie affrontate per
ritrovare la tomba di Francesco Loria, il giovane minatore caccurese perito
tragicamente nella spaventosa sciagura mineraria di Monongah (West Virginia) nel
1906 , e le foto del povero tumulo del nostro compaesano. In questa lettera c'è
tutta la passione della ricercatrice, il rigore storico - scientifico, l'amore e
l'attaccamento al paese di origine. Donna è cittadina americana, figlia di
americani di origine italiana. Solo i bisnonni materni erano caccuresi emigrati
nei primi decenni del secolo scorso negli Stati Uniti, eppure non ho mai
riscontrato legami così profondi alle proprie, lontane radici, anche in alcuni
caccuresi doc. Ciò che sta facendo Donna per Caccuri è davvero qualcosa di
molto importante. Grazie, Donna, grazie a nome di tutti i caccuresi, grazie per
quello che fai, grazie per l'amore che nutri per il nostro paese e speriamo,
qualche volta, di poterti ospitare a Caccuri.
Peppino Marino
Caro
Professore Marino,
un saluto a te e alla tua famiglia. Sono ritornata dalla mia visita nel
West Virginia e sono ansiosa di raccontarti il mio viaggio a Monongah.
Giovedì, 12 giugno,
mia madre ed io siamo partite da
Morgantown per Monongah. Una cara coppia, Joseph ed Ann Eates, ci ha
fatto da guida a Monongah.
Avevano saputo che noi stavamo venendo a cercare notizie su Francesco Loria e
hanno deciso volontariamente di aiutarci. All’inizio, il primo giorno, ci
comportavamo come estranei, ma alla
fine della giornata noi eravamo diventate le loro più care amiche. Il
nonno di Ann morì nell'esplosione. Joseph ed Ann ci hanno accompagnato al
Monte Calvario, il cimitero dove i minatori furono seppelliti. Il giorno
precedente, Joseph ed Ann avevano vagato a
lungo sulla grande collina dove i minatori furono sepolti, ma
non erano riusciti a trovare la tomba di Francesco Loria. Loro mi hanno
raccontato che molte delle tombe non
hanno le lapidi e così la maggior parte delle tombe erano segnate
soltanto con croci di legno. Nel tempo, quelle povere croci erano
marcite. Joseph ed Ann erano molto dispiaciuti e convinti che noi non
saremmo riusciti, probabilmente, a
localizzare la tomba di Francesco. Comunque abbiamo deciso di tentare in
ogni modo. Abbiamo telefonato ad una signora, Cora Fazio per
aiutarci. Cora possiede un pezzo di
una mappa che mostra dove ogni minatore è seppellito. La mappa è
deteriorata dal tempo ed è incompleta. Nessuno sperava di trovare la
tomba del Caccurese. Contando su di una labile speranza, abbiamo scalato
insieme la collina e abbiamo cercato l'ubicazione indicata dalla mappa.
Là, vicino la cima della collina, un po’ isolata, vi era una piccola
pietra. I caratteri sulla
pietra erano quasi illeggibili. Comunque, nonostante siano trascorsi
molti anni, le lettere riportavano chiaramente, il nome di Francesco
Loria. Eravamo tutti stupiti e commossi. Abbiamo decorato la tomba
con mazzi di rose rosse e poi noi l’abbiamo fotografata. Io ti spedirò
queste fotografie in una mail che farà seguito a questa prima lettera.
Puoi usarle come ti sembrerà opportuno, così
nessuno dimenticherà il sacrificio di Francesco Loria.
Ringrazio
Donna Pellegrin per avermi fornito le foto della tomba di Francesco Loria e
della lapide dei caduti, i responsabili dell'Ufficio anagrafe del Comune di
Caccuri per avermi consentito di svolgere le ricerche e Daniela Secchiari per la
riflessione che apre la pagina.
Il 2 giugno 2009, con una cerimonia pubblica, il sindaco dell'epoca, Arcangelo
Rugiero, dando corso ad una delibera consiliare, procedette all'intitolazione al
caduto caccurese di una pizzetta in rione Mergoli e a scoprire la lapide che ne
ricorda il sacrificio.
per il servizio sulla cerimonia cliccare sull'icona in basso,
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