Nella prima metà del XX secolo, Caccuri,
nella scia dei secoli precedenti quando nel paesino pre silano Padre
Angelo Rinaldi fondeva le campane o quando i Trocino, ebanisti
ed intagliatori di gran vaglia, costruivano pergami e scanni corali
nelle tanta chiese del Crotonese, poteva vantare un fiorente
artigianato. Nelle decine e decine di botteghe, concentrate
soprattutto nel centro storico, si forgiava, si costruivano mobili
ed infissi, si confezionavano vestiti, calzature, finimenti per le
numerose cavalcature, si stagnavano pentole, si tagliava la pietra
tufacea.
Gli artigiani erano assai valenti e la loro opera apprezzata anche
nei paesi vicini e a Caccuri si guardava come ad un faro di
arte e civiltà.
Artigiani
caccuresi in un cantiere di Piterà (Catanzaro)
In questa pagina cercherò di elencare i vecchi artigiani che ho
conosciuto personalmente e quelli di cui mi è stato detto dai miei
genitori o dai miei nonni, cercando, ogni volta che sarà possibile,
di fornire qualche nota biografica.
Sarti (Cusituri)
Domenico Sellaro
Il
maestro Domenico Sellaro (a destra) nella sua bottega
Domenico Sellaro fu uno dei più grandi sarti, non solo di Caccuri, ma di tutta la provincia. Più che sarto,
era, infatti, uno stilista che spaziava dai vestiti per uomo, agli
abiti da sposa, ai frak, ai tailleur. Tra le sue "opere"
ricordiamo un frak confezionato per il geometra e sindaco
don Raffaele Ambrosio che chi scrive ebbe l'onore di
indossare, per gentile concessione della signorina Lidia Ambrosio,
figlia dell'ex sindaco caccurese, in occasione della
rappresentazione dell'atto unico di Cechov "Una domanda di
matrimonio", presso il Centro sociale di Caccuri verso la metà
degli anni '80. Questo prezioso capo di abbigliamento portava
ancora, sulla fodera, l'etichetta con la scritta "Sartoria D. Sellaro -
Caccuri".
"Micuzzu" Sellaro, com'era familiarmente chiamato dagli
amici, era anche un bravissimo suonatore di flauto. La sua bottega
era ubicata nel Vincolato (vico II Buonasera). Morì a Roma, dove si
era trasferito da molti anni, verso la fine degli anni '80.
Giovanni Secreto
Mastro
Giovanni Secreto
Il
sarto Giovanni Secreto aveva la sua bottega in via Portapiccola, in
un locale a pianoterra della sua abitazione, subito dopo la casa e
il laboratorio del fotografo Vincenzo Fazio. Assieme a Giovanni
Gallo e a Domenico Sellaro era uno dei più anziani sarti caccuresi.
Morì a Roma nei primi anni '80. Era soprannominato "Sonnino" perché probabilmente
sostenitore del politico conservatore pisano, Presidente del
Consiglio tra il 1906 e il 1909
Giovanni Gallo
Mastro
Giovanni Gallo
Mastro
Giovanni Gallo, uno dei sarti più bravi della zona, esercitò per
lunghissimi anni questo nobilissimo mestiere vestendo centinaia e
centinaia di caccuresi con i suoi abiti confezionati su misura.
Nacque a Buenos Aires il 10 novembre del 1907 e si spense a Caccuri
il 24 ottobre del 1989. Aveva una minuscola bottega proprio
all'incrocio tra piazza Umberto e via Buonasera, nello stabile che
ora ospita il negozio di alimentari Lucente. Col suo duro e
qualificato lavoro riuscì "a "campare" onestamente
la famiglia e a mantenere agli studi i figli Rocco, che
divenne poi un bravissimo professore di lettere classiche ed il
compianto Peppino, per oltre vent'anni insegnante elementare nelle
scuole di Caccuri, prima di trasferirsi a Catanzaro. Mastro
Giovanni, in quell'angusta botteguccia ebbe anche tanti
"riscipuli" (apprendisti), tra i quali anche chi scrive
che ricorda sempre con affetto e nostalgia il suo antico
"maestro."
Fabbri maniscalchi
(Fugiari)
Giuseppe Gigliotti
Mastro Peppino
Gigliotti
Mastro
Peppino Gigliotti, classe
1881, fu
unanimamente
ritenuto, uno dei più valenti artigiani di tutto il secolo.
Bravissimo maniscalco, fabbro provetto, discreto meccanico, era il
maestro preferito dal barone Baracco e dagli allevatori della zona.
La versatilità di mastro Peppino era proverbiale e spesso ci si
rivolgeva a lui anche per la riparazione di fucili, serrature ed
altri congegni complicati. Aveva bottega ai Mergoli, in un locale al
piano terra della sua abitazione. Come capitava spesso in quei
tempi, Peppino Gigliotti era figlio d'arte avendo imparato il
mestiere dal padre, Antonio ed averlo insegnato, a sua volta, al
proprio figlio.
Vincenzo Rotundo
Mastro Vincenzo
Rotundo ( U Savellise)
Mastro
Vincenzo Rotundo, detto " 'U Savellise" perché
originario di Savelli, aveva la sua bottega di maniscalco al piano
terra della sua casa di via Buonasera (attuale casa di Angelo Noce).
Esercitò il mestiere fin verso la fine degli anni '50.
Pietro Di Rosa
Mastro Pietro Di
Rosa mentre ferra un mulo
Pietro Di Rosa,
figlio di Baldasarre e fratello di Angelo
Di Rosa, maestro di musica, aveva la sua bottega di maniscalco
in Via P. di Piemonte, nel rione Croci (l' attuale basso di Peppino Sganga). Dopo aver esercitato per qualche anno il mestiere, verso la fine
degli anni '50 si trasferì a Roma ove visse per molti anni.
Michele Marino
Mastro
Michele Marino
Michele Marino, figlio di Peppino Marino, fu un fabbro ferraio molto
attivo negli anni '50 e '60 dello scorso secolo. La sua
"forgia" era ubicata in via Misericordia, nel locale a
piano terra della casa paterna che attualmente ospita l'associazione
culturale Arco del Murorotto. Verso la metà degli anni '50 fu il
primo fabbro caccurese a dotarsi di saldatrice elettrica. Nel 1967
trasferì la sua bottega, per pochi anni, in largo Montegrappa,
prima di chiuderla per andare a lavorare a Timpagrande alla
costruzione della nuova centrale idroelettrica dove rimase fino al pensionamento.
Falegnami
(Marrurasci)
Antonio
Pasculli
Mastro Antonio
Pasculli
Mastro Antonio
Pasculli fu uno dei più bravi falegnami caccuresi della prima metà
del XX secolo. Aveva bottega all'inizio di via Portapiccola. Seppe
trasmettere la sua arte ai figli Giovanni, Gigino e Rocco che, sotto
la sua guida, divennero tutti dei bravi maestri. Morì nel
1962.
Luigi Scigliano
Mastro Luigi
Scigliano
Mastro Luigi
Scigliano, pur essendo un bravo falegname, non esercitò quasi mai
il suo mestiere a Caccuri. Egli, infatti, era un dipendente della
SME, la Società Elettrica Meridionale proprietaria delle centrali
di Timpagrande e di Calusia.
Pasquale Miliè
Mastro
Pasquale Miliè
Pasquale Miliè
nacque a Caccuri il 4 ottobre del 1903. Appreso il mestiere presso
la falegnameria del barone Barracco di Isola Capo Rizzuto il cui
capo mastro era un sangiovannese, ,
emigrò per qualche tempo in Argentina poiché a Caccuri il lavoro
era scarso. In Argentina si specializzò a fabbricare vetrine per
negozi. Rientrato
definitivamente, aprì una bottega di falegname in via Portapiccola
nei pressi della sartoria di Giovanni Secreto, dove fabbricava
mobili, infissi e riparava anche le ruote dei "traini", un
mezzo di trasporto usato a quei tempi. Assieme a mastro Peppino
Pitaro, con il legname ricavato dal taglio di alcuni castagni di
Eido, fabbrico armadi, schedari e scrivanie per il Comune di
Caccuri. Mastro Pasquale era anche un bravo carrozziere, infatti la
sua opera veniva richiesta spesso per riparare le carrozzerie delle
auto degli anni '30 a quei tempi in gran parte di legno. Su
richiesta del proprietario una volta trasformò una Balilla in
camioncino modificandone la carrozzeria.
Ancora una volta, però, la
carenza di lavoro
lo costrinse a cambiare mestiere e a trasformarsi in
carpentiere. Mastro Pasquale fu anche un militante
politico e, negli anni '50, ricoprì anche la carica di Segretario
della locale sezione del PCI.
Amedeo Macrì
Mastro
Amedeo Macrì
Amedeo Macrì
nacque a Caccuri nel 1890, terzo figlio maschio di una famiglia
originaria del Cosentino. Francesco,
il primogenito, diventerà poi insegnante e Direttore delle scuole
italiane in Uruguay e, al rientro definitivo a Caccuri, Podestà del
paese. Amedeo, invece, frequentò la scuola dei grandi mastri
falegnami di San Giovanni in Fiore imparando alla perfezione un
mestiere che gli consentirà di mandare avanti dignitosamente la
famiglia e tenere i figli agli studi. Francesco,
il primo dei maschi, diventerà poi medico condotto del paese,
mentre Alberto insegnerà per tutta la vita nella Scuola elementare
di Caccuri svolgendo anche per molti anni le mansioni di segretario
didattico. Zu Amedeo, invece, costruirà mobili, infissi e
suppellettili e casse da morto per i caccuresi della prima metà del
XX secolo. Il grande mastro si spense a Caccuri il 27 novembre del
1979.
Giuseppe Pitaro
Mastro
Peppino PItaro
Mastro
Peppino Pitaro fu
uno dei più bravi e più "longevi" falegnami caccuresi che esercitò il suo mestiere anche in
età avanzata, fino a quando le forze glielo consentirono. Fu anche
uno dei primi ad usare le macchine (sega e pialla elettrica). Aveva
bottega nel centro storico, al piano terra della sua casa sotto la
chiesa. Da
giovane era stato apprendista del maestro sangiovannese
Giuseppe Di Rosa
Mastro Peppino
Dio Rosa
Mastro
Peppino Di Rosa, fratello del maestro di musica Angelo e del fabbro
mastro Pietro, esercitò il mestiere di falegname nella bottega a
piano terra della sua casa di via Destra.
Giuseppe Sgro
Mastro
Peppino Sgro
Peppino
Sgrò nacque a Caccuri nel 1886. Fu un artista molto valido che
ci regalò, fra l'altro, la bara del Cristo morto che si conserva
ancora nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Affinò
il mestiere di ebanista in Argentina, ove emigrò per diversi anni
prima di fare ritorno a Caccuri. Lavorò
, nella sua bottega di via Buonasera, di fronte la casa del signor
Eduardo Lucente, fino
al giorno della morte, che lo colse all’età di 47 anni, nel
1929
Muratori
(Fravicaturi)
Domenico Aggazio
Enrico
Pasculli
senior
Mastro
Enrico Pasculli fu uno dei muratori "storici" dello scorso
secolo. Combattente e reduce della Grande Guerra, fu uno dei fondatori,
assieme a mastro Peppino Gigliotti e a Pietro De Mare, della Lega dei
combattenti di Caccuri della quale fu anche presidente per un certo
periodo. Fu anche fondatore e socio della cooperativa di artigiani e
manovali che costruì gran parte delle case del rione Croci comprese
tra l'Annunziata, il campo di don Antonio Ambrosio e l'orto del maestro
Annibale Cimino.
Antonio
Basile
1904-1984
Mastro
Antonio Basile fu un capomastro dello scorso secolo molto attivo sia a
Caccuri che in altri posti della Calabria.
Giovanni
Basile
Mastro
Giovanni Basile
Giovanni
Basile, figlio d'arte, nacque a Caccuri nel 1929
da Luigi (Giginu) il mago della muratura in pietra a secco con la quale
realizzava muri di sostegno, recinzioni e anche piccole abitazioni
rurali. Da giovanissimo, dopo aver seguito per un breve periodo le orme
paterne, divenne apprendista muratore, ma, rapidamente, apprese così
bene il mestiere da diventare uno degli artigiani più apprezzati di
tutta la zona. Giovanni 'u Zabarbaru, ( soprannome del
parentato derivato da un'
abbreviazione di "nipote di zia Barbara, una zia del padre) era,
infatti, un bravissimo muratore, un valente carpentiere, un ottimo
ferraiolo, idraulico e, all'occorrenza, elettricista per cui divenne il
capomastro della sua ditta artigianale con la quale realizzò centinaia
di case e palazzi a Caccuri e nei paesi vicini. Persona arguta,
amabile, generosa, disinteressata, incapace di concepire non solo il
male, ma qualsiasi forma, seppur minima di risentimento, era amato e
stimato da tutti. Giovanni era anche un grande affabulatore, un uomo
che sapeva giocare con le parole con un'abilità degna dei migliori
scrittori per l'infanzia.
Calzolai
(Scarpari)
Francesco
Antonio Covello (detto
Ciccantone 'a Civetta)
Fu
un ciabattino caccurese degli inizi del '900. Aveva la bottega alla
Porta nuova.
Domenico
Caccuri
Domenico
(Micuzzu) Caccuri fu un calzolaio che visse nella prima metà del
XX secolo ed aveva la bottega in via Chiesa. Oltre ad esercitare
il mestiere di ciabattino, aveva anche un negozietto di alimentari ed
il tabacchino.
Giuseppe
Marino
Mastro Peppino Marino
Giuseppe Marino nacque a
Caccuri il 30 marzo del 1877 da Francesco, calderaio originario di
Dipignano e da Cristina Marasco. Assieme al fratello più anziano,
Luigi, andò giovanissimo a bottega per apprendere l'arte del
ciabattino e divenne uno di più bravi artigiani della zona, capace di
confezionare, in una sola giornata di lavoro, anche tre paia di scarpe
su misura. La bottega era ubicata nella casa di vico I Buonasera
(Vincolato). Nella vita fece anche altri mestieri tra i quali il
macellaio, l'albergatore e il commerciante di olio. Peppino Marino,
insieme ai figli Eugenio ed Ercole fu anche il primo gelataio di
Caccuri. Si spense il 18 gennaio del 1960.
Maurizio
Amato
Mastro Maurizio Amato
Maurizio Amato,
uno dei caccuresi più longevi, esercitò il mestiere di
calzolaio fino ai primi anni '80. Nacque a Caccuri nel 1898 e si
spense nel 1995. Aveva appreso il mestiere alla scuola di mastro
Peppino Marino con il quale condivideva una passione smodata per la
caccia. Zu Maurizio, infatti, che come il suo maestro fece, per qualche
tempo anche il macellaio, era uno dei più abili cacciatori caccuresi.
Pietro
Ventura
Mastro
Pietro Ventura nella sua bottega
Mastro
Pietro Ventura esercitava il mestiere di calzolaio in una bottega di
Vico I Buonasera. Era il padre di Luigi Ventura, presidente della
fondazione "Terzo Millennio:"
Barbieri
(varberi)
Gennaro Parrotta
Mastro Gennarino Parrotta
Gennaro Parrotta esercitò per
molti anni il mestiere di barbiere nella
sua botteguccia di piazza Umberto, proprio all'inizio della discesa che
porta alla Iudeca. Come il
suocero, Peppino Marino, di cui aveva sposato la figlia Eugenia,
esercitava anche il mestiere di calzolaio, nella stesso locale nel
quale tagliava barbe e capelli. A quei tempi, infatti, era quasi
impossibile vivere col solo lavoro di barbiere, per cui molti
artigiani arrotondavano le entrate facendo altri lavori.
Luigi Tallerico
Luigi
Tallerico aveva il salone di barbiere in via Misericordia. La sua
attività fu poi proseguita dal figlio Nino che continua ad esercitarla
tuttora.
Il salone di Mastro Luigi
Tallerico
Calderai
(Quararari)
I
De Mare
Mastro
Pietro
De Mare
Saulle
e
Pietro
De
Mare,
rispettivamente padre e figlio, furono due valenti stagnini
caccuresi. Saulle, originario di Cropani, capitò
a
Caccuri dove sposò Letizia Marino, figlia di un altro stagnino
originario di Dipignano, a sua volta sposatosi a Caccuri. Dalla loro
unione nacque Pietro, che apprese il mestiere del padre e del nonno e
divenne anche un buon meccanico ed un eccellente idraulico. I De Mare
furono gli artigiani che costruirono i primi impianti ad
acetilene per illuminare le case del paese ed alcuni
uffici pubblici. Pietro, negli anni '20, costruì anche una teleferica
che collegava la Serra Grande e l'attuale villa San Marco e che veniva
utilizzata per il trasporto a valle della pietra calcarea per la
produzione della calce utilizzata per edificare il rione Croci.
Elettricisti
Adolfo
Barone
Mastro
Adolfo Barone
Mastro
Adolfo Barone, nacque a Crotone il 12 Febbraio 1892 da Bernardo e
Teresa Cotruzzolà. Nei primi anni '20 finito il servizio
militare, si trasferì a Caccuri e sposò Filomena Gigliotti
dalla quale ebbe poi quattro figli: Primo, Splendora, Bernardino e
Giuseppina.
Iniziò la sua attività lavorativa come muratore, prestando la sua
opera alla costruzione di diverse abitazioni di Caccuresi, tra le
quali anche il palazzo De Franco nel rione Croci.
Successivamente ( nei primi anni trenta) viene incaricato dal Società
idroelettrica del Lese di gestire la rete elettrica
di Caccuri e della frazione di Cerenzia (in quei tempi
Cerenzia era frazione di Caccuri), poi anche quelle di Castelsilano e
di Savelli, incarico che mantenne fino giorno della morte che lo
colse il 19 marzo 1946. L'incarico era molto impegnativo, visto
che le linee elettriche del tempo erano precarie e la potenza
scarsa
per cui dover tenere sotto controllo la situazione gli procurava
non pochi fastidi. Spesso per raggiungere Cerenzia andava a piedi
oppure approfittava di un passaggio su qualche mulo o su qualche
" traino", mentre per raggiungere i paesi più
lontani come Castelsilano o Savelli, a volte utilizzava il servizio di
noleggio del mitico "Giuseppe Capozza."
Banditori
(Bannituri)
Quello
del banditore non era un vero e proprio
mestiere, anche se per promuovere la mercanzia e invogliare la gente a
comprare ci voleva, indubbiamente, mestiere. In ogni caso ecco una
breve biografia dei grandi banditiori caccuresi .
Francesco
Belcastro
Francesco
Belcastro, più noto come Ciccillo, usciere comunale, banditore,
imbonitore ed attore dilettante, nacque a Caccuri nel 1837. .A
volte si improvvisava
ciarlatano ed andava
in giro, d'estate, per le varie fiere dei paesi vicini, con il suo
cardellino cieco ammaestrato che, dalla gabbietta, estraeva i
bigliettini con "la Fortuna", cioè una specie di almanacco
che prediceva il futuro ai gonzi che avevano la curiosità di
conoscerlo e ai quali Ciccillo spillava i due soldi necessari.
e poi. Quando poi si rappresentavano "I Giudei" il gaudente
usciere e banditore si calava nei panni di Giuda, un personaggio che
nessuno meglio di lui sapeva interpretare. Ecco
come lo descriveva il
poeta Umberto
Lafortuna:
Facìa l’usceri oppuru ‘u
jettabannu
E alle feste quannu venianu
zinzuleri e furesteri
Canciava tutti quanti sti misteri
E, cullu copparuellu,
Mmenzu a chiazza iocava
E alli citrulli i sordi carduliava.
Si ‘ntra Simana Santa se facìa
La Passione e se volìa’
‘Nu Jura bonu chissà era Ciccillu
Ca nullu ‘u sapia’ fare meglio ‘e illu.
Ciccillo si spense nel suo paese natio il 15 marzo del 1917.
Giovanni Marullo
Giovanni
Marullo nacque a Caccuri il 24 giugno del 1881. Giovanissimo si
arruolò nei carabinieri e prestò servizio in vari paesi tra i quali
Borgia. Congedatosi dal servizio, aprì una rivendita di tabacchi ('u
putighinu) in via Chiesa che era gestita dalla moglie, mentre lui
arrotondava le entrate facendo il banditore. Il giorno se ne stava in
piazza ad aspettare che arrivasse qualche mercante poi, quando il
commerciante gli aveva commissionato e pagato il bando, zu Giovanni
partiva per il solito giro del centro storico. Ogni 100 - 200 metri si
fermava, suonava per un po' la sua trombetta di ottone per attirare
l'attenzione della gente e poi, con la voce roca per il vino e per
l'età, magnificava la mercanzia che si poteva acquistare in piazza.
Finito il giro tornava nei pressi dell'osteria di za Luisa ad aspettare
il prossimo mercante con la speranza che il suo collega, Angelo Ciorra,
non gli avesse intanto soffiato un altro bando
Angelo
Ciorra
Ex
finanziere originario di Minturno (LT), sbarcava il lunario facendo
diversi mestieri tra i quali il banditore. Proverbiale la rivalità con
Giovanni Marullo spesso alimentata ad arte dai giovinastri del
paese.
Agrimensori e periti agrari
(agrimensuri)
Antonio
Loria
Antonio Loria in
un quadro di A. Fazio
Antonio
Loria detto 'Ntoni, era un perito agrario agrimensore chiamato spesso a
dirimere controversie tra gli agricoltori caccuresi. La sua opera
veniva richiesta, soprattutto, per "apprezzare" il raccolto
presunto dei prodotti agricoli.
Francesco
De Franco
Francesco
De Franco (Don Ciccio) discendente dalla nobile famiglia De Franco,
proprietario di armenti, era molto apprezzato per la
grande competenza nelle materie oggetto della sua professione. A
lui veniva affidato l'incarico, ogni anno a Natale, di preparare a
regola d'arte "la focera" sul sagrato della Chiesa Madre,
operazione che richiedeva una notevole competenza.
Chaffeurs e camionisti
Con
l'arrivo all'inizio del secolo scorso nel nostro paese delle prime auto
e dei primi camion, nacque anche il mestiere di autista o di
"chafferru" come venivano chiamati, con un francesismo quei
coraggiosi pionieri che si avventuravano alla guida di quelle bizzarre
macchine. Tra i primi autisti caccuresi figuravano Orlando
Lupinacci, Enrico
Loria, un vecchio camionista che poi si
trasferì a Pallagorio, Giuseppe Capozza
che poi iniziò l'attività di noleggiatore a rimessa, Luigino
Pisano, prima autista di pullman alle
dipendenze di una ditta di autotrasporti poi noleggiatore, Gesino
Spatafora,
camionista, famoso per aver salvato la vita di Enrico Mattei,
futuro presidente dell'Eni, Antonio
Sellaro col suo "682", uno
dei pochi autotrenisti che riuscivano a fare la curva della Santa Croce
direttamente, senza alcuna
manovra, Amedeo
Pizzuti , Nicola
Maffei.
Il
noleggiatore Luigi Pisano (primo da sinistra) con la sua mitica
1400 Diesel
Antonio Sellaro (secondo da sinistra) con alle spalle il suo
682 Gesino Spatafora (primo da sinistra)
davanti al suo "Alfa"
Orlando
Lupinacci
Scalpellini e spaccapietre
(scarpellini)
Gregorio
Battigaglia
Mastro
Gregorio Battigaglia era uno scalpellino che si era stabilito a
Caccuri. Negli anni '50 lavorava ancora in largo Montegrappa.
I fratelli Sganga
I fratelli Gregorio, Vincenzo,
Alfredo e Francesco Sganga erano tutti abili scalpellini che affinarono
il mestiere alla scuola dello zio, il famoso mastro Agostino celebre,
oltre che come scalpellino, anche per la proverbiale arguzia (sue le
celebri battute: "Io non so fare niente, sa fare tutto il mio
collega" o "Cumu vuliti vue cu' lu formaggiu.").
La famiglia Sganga era originaria del Cosentino (zona di
Castrovillari) ma, tranne Vincenzo che nacque a Buenos Aires, gli altri
nacquero tutti a Caccuri. La loro opera era molto richiesta soprattutto
per la realizzazione di portali lapidei. Furono i fratelli Sganga a
realizzare, fra l'altro, il portale lapideo del
palazzo del dott, Vincenzo De Franco. Vincenzo fu uno degli scalpellini
che nel 1933 scoprirono una tomba barbarica sul costone della Serra
Grande.
Mastro
Vincenzo
Sganga
Mastro Francesco Sganga
I fratelli Drago
I
Drago furono un'altra celebre famiglia di scalpellini. Vincenzo
e Giannino erano originari di Serra San Bruno, ma si stabilirono a
Caccuri. Mastro Vincenzo vi rimase fino alla morte, mentre il fratello,
dopo qualche decennio, si trasferì definitivamente a Badolato. Mastro
Vincenzo insegnò poi il mestiere ai figli Raffaele e Giuseppe che
continuarono a lavorare la pietra per alcuni decenni.
Mastro Vincenzo Drago
Fuochisti
(Purberari)
I fratelli Fodero
Nicola
Fodero
Vincenzo Fodero
I
fratelli Nicola e Vincenzo Fodero erano due bravissimi fuochisti
originari di Belcastro (CZ), ma trapiantati a Caccuri dove avevano
preso moglie. Nicola, in particolare, rimase impresso nell'immaginario
collettivo, non solo per la grande capacità di destreggiarsi con
girandole, castagnole e cascate di fuoco, ma anche perché era solito,
in occasione delle feste, vestire una pelle d'asino ricoperta di
girandole alle quali, dava fuoco mettendosi poi a danzare
vorticosamente dando luogo ad un fantasmagorico carosello. Vincenzo,
oltre che essere un bravo fuochista era anche un idraulico ed uno
stagnino molto competente.
Orologiai
Giuseppe Nardelli
Mastro
Peppino Nardelli fu un abile orologiaio che svolse con competenza e
dedizione questo mestiere fin quando le innovazioni e la nuova
tecnologia fecero praticamente sparire dalla circolazione i vecchi
orologi meccanici di un tempo sostituiti da quelli al quarzo e da
quelli "usa e getta." Lavorò per molti anni presso un
laboratorio di Crotone, poi, quando il lavoro scemò, si trasformo in
lavoratore forestale, ma continuò, quando gli raramente capitava
qualche orologio da riparare, a farlo nel suo piccolo laboratorio
caccurese di via Parte. Peppino riparò più volte l'orologio posto sul
campanile della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Si spense verso la
fine degli anni '90.
Forni e fornai
Durante la
prima metà del secolo scorso, quando gli abitanti del paese
superavano le 2.500 unità e gli scambi commerciali con i
paesi vicini erano scarsi, a Caccuri vi erano
numerosi forni a frasche in grado di produrre tutto il pane necessario
a sfamare la popolazione. Molte donne erano impegnate in questo tipo di
attività e provvedevano direttamente alla raccolta, nelle campagne
vicine, del combustibile necessario ad alimentare i forni
(spine ed altri arbusti) che raccoglievamo in fascine (sàrcine) e
trasportavano sul capo in paese. Ovviamente vi erano anche
numerosi mulini ad acqua di proprietà dei fratelli Pisano che
utilizzavano le cascate del Cucinaro o del torrente Matasse per
macinare il grano coltivato un po' dappertutto nei dintorni del
paese.
Un mulino ad acqua
All'epoca la tecnologia non aveva ancora raggiunto i
livelli di eccellenza attuali per cui il grano veniva macinato
grossolanamente e la cernita avveniva a mano col setaccio (crivu) per
cui nella farina rimaneva una certa quantità di crusca (caniglia) e
semola, cosa che rendeva il pane più sano, saporito, nutriente e
adatto anche alla lunga conservazione, soprattutto quello di grano
duro. Per questo nelle zone di montagna le famiglie, in autunno,
preparavano una provvista di pane che poteva durare anche per due o tre
mesi e che conservavano nella "cannizza" (rstrelliera di
canne appesa al soffitto).
I forni allora attivi erano quelli della famiglia Fazio,
nel centro storico, della famiglia Ambrosio, del dott. Vincenzo De
Franco (nei pressi dell'omonimo palazzo di viale Convento), della
signora Annunziata Loria (Nuzziatella) alcuni dei quali rimasero attivi
fino alla fine degli anni '50, oltre ai numerosi forni privati sparsi
nei dintorni del paese e che producevano il pane destinato all'auto
consumo.
Un vecchio forno a
frasche
La farina veniva impastata a mano con l'aggiunta di acqua,
sale e lievito naturale (criscente) e lasciata lievitare per
qualche ora. Poi le fornaie "scanavanu", ciò trasformavano
la pasta in forme di pane e, dopo avervi tracciato nella parte
superiore una rudimentale croce col dorso della mano, lo infornavano in
un forno fatto ardere a fuoco vivo fino a quando le parenti interne
diventavano, per il forte calore, di un bianco latteo, avendo
cura di togliere prima i residui della combustione e dopo avervi
passato uno straccio bagnato infilato ad una pertica ( 'u scupazzu).
Pochi minuti dopo un delizioso odore di pane fresco le avvertiva che
era ormai tempo di "sciornare" ovvero di togliere le
pagnotte dal forno per evitare che bruciassero.
Una delle ultime fornaie che con tanto onesto lavoro
procuravano il pane per sé e per i caccuresi fu la signora Annunziata
Loria (Nuzziatella), cugina di Francesco, il giovane minatore perito
nella tragedia di Monongah.
Annunziata Loria
Agli inizi degli anni '50 anche a Caccuri cominciò ad arrivare il
progresso e così sparirono i vecchi forni a frasche e ne comparvero di
nuovi e più moderni. Il primo fu quello di Salvatore Blaconà in
piazza (l'attuale forno Loria). Successivamente fu la volta di quello
del signor Salvatore Durante, in via Portapiccola, nei locali che fino
al 1956 avevano ospitato il cinema caccurese che poi fu rilevato da
Salvatore Falese, quindi di quello del signor Francesco Pasculli nei
pressi della piazza che, qualche anno prima, aveva anche aperto, lì
vicino, un modernissimo mulino elettrico nei locali che negli
anni '70 avrebbero poi ospitato una discoteca.
Salvatore Blaconà
Salvatore
Blaconà, nato a Caccuri il 7 maggio del 1913,
fu uno dei primi
"imprenditori" caccuresi, anche se i tempi grami e la
povertà diffusa gli consentirono solo di mantenere dignitosamente la
famiglia e i figli agli studi. Combattente della II Guerra mondiale, al
ritorno dalla prigionia in Africa, aprì un forno in piazza nel quale
lavorò per una quindicina di anni. Oltre
al forno gestiva anche la vecchia pompa di benzina che era stata
installata nel 1954.
Produceva un pane molto saporito e di ottima qualità, oltre a cuocere
quello che le massaie caccuresi impastavano nelle loro case e che
portavano con le tavole da pane al suo forno perché Salvatore lo
cuocesse a puntino.
Nel 1964 cedette le attività caccuresi e si trasferì
definitivamente a Crotone.
La pompa di
benzina della piazza
Salvatore Blaconà era
un uomo mite e generoso che seppe farsi amare e rispettare da tutti. Si
spense a Crotone il 10 novembre del 1998.
Ciaramelaru (
produttore di tegole)
Un altro antico
mestiere scomparso nella prima metà del secolo scorso, sostituito
dalla grande industria e dalle nuove tecnologie e materiali per
l'edilizia era, era il "ciaramelaru",
ossia il fabbricante di tegole che venivano prodotte nelle fornaci
della zona, fornaci che erano ubicate nei pressi di Cerenzia, a San
Lorenzo e, successivamente, in località Pantane, a ridosso del fosso
di Sannagiudei. Quest'ultima fornace sorse, agli inizi degli anni '20
del secolo scorso per iniziativa di un reduce di guerra, il cerentinese
Guglielmo Vincenzo Calfa che si era trasferito a Caccuri dopo aver
sposato una donna del luogo.
Vincenzo Guglielmo
Calfa
Vincenzo
Gugliemo nacque a Cerenzia il 19 agosto del 1893 dal falegname
Fortunato del quel rimase orfano in tenera età. In quei tempi grami
dovette cominciare a lavorare sin da bambino con uno zio, prima di
trasferirsi alle dipendenze di mastro Vincenzo Lista, proprietario di
una fornace nei pressi dell'abitato di Cerenzia della quella rimane
ancora in piedi la ciminiera. Prima di partire per la Grande guerra,
lavorò anche nella fornace di San Lorenzo e in una di Laconi, ma,
finita la guerra e tornato a casa, decise di mettersi in proprio e
costruì il "ciaremelio" di Pantane che rimase in esercizio
per oltre quarant'anni producendo. Qui, con l'aiuto dei figli
Francesco, Giovanni e Fortunato, produsse coppi e mattoni per le
case di Caccuri e dei paesi vicini. L'avvento della modernità e
l'affermarsi della grande industria posero fine a quest'attività e
"il vecchio imprenditore" andò in pensione chiudendo il suo
opificio".
Il laborioso "ciaramelaru" si spense il 15
gennaio del 1979 all'età di 86 anni.
Francesco Calfa
Due fatture
del 1940 relative all'attività del ciaremedio di Vincenzo Calfa
Ringrazio caldamente
Anna Calfa per avermi fornito foto e documenti sull'attività del
nonno.
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