Arti e mestieri dei caccuresi del XX° Secolo
                                                     
                          Anno 1954  Cantiere del "Mezzogiorno " (Cassa per il Mezzogiorno) - Strada Caccuri - S. Rania

 

     Nella prima metà del XX secolo,  Caccuri, nella scia dei secoli precedenti quando nel paesino pre silano Padre Angelo Rinaldi fondeva  le campane o quando i Trocino, ebanisti ed intagliatori di gran vaglia, costruivano pergami e scanni corali nelle tanta chiese del Crotonese,  poteva vantare un fiorente artigianato. Nelle decine e decine di botteghe, concentrate soprattutto nel centro storico, si forgiava, si costruivano mobili ed infissi, si confezionavano vestiti, calzature, finimenti per le numerose cavalcature, si stagnavano pentole, si tagliava la pietra tufacea. Gli artigiani erano assai valenti e la loro opera apprezzata anche nei paesi vicini e a Caccuri si guardava come  ad un faro di arte e civiltà. 

                                        
Artigiani caccuresi in un cantiere di Piterà (Catanzaro)

     In questa pagina cercherò di elencare i vecchi artigiani che ho conosciuto personalmente e quelli di cui mi è stato detto dai miei genitori o dai miei nonni, cercando, ogni volta che sarà possibile, di fornire qualche nota biografica. 

                                                              Sarti (Cusituri)                                                

                                                                 Domenico Sellaro  

                             
                       
Il maestro Domenico Sellaro (a destra) nella sua bottega

Domenico Sellaro fu uno dei più grandi sarti,  non solo di Caccuri, ma di tutta la provincia. Più che sarto, era, infatti, uno stilista che spaziava dai vestiti per uomo, agli abiti da sposa, ai frak, ai tailleur. Tra le sue "opere" ricordiamo un frak  confezionato per il geometra e sindaco  don Raffaele Ambrosio che chi scrive ebbe l'onore di  indossare, per gentile concessione della signorina Lidia Ambrosio, figlia dell'ex sindaco caccurese,  in occasione della rappresentazione dell'atto unico di Cechov "Una domanda di matrimonio", presso il Centro sociale di Caccuri verso la metà degli anni '80. Questo prezioso capo di abbigliamento portava ancora,  sulla fodera,  l'etichetta con la scritta "Sartoria D. Sellaro - Caccuri".   
"Micuzzu" Sellaro, com'era familiarmente chiamato dagli amici, era anche un bravissimo suonatore di flauto. La sua bottega era ubicata nel Vincolato (vico II Buonasera). Morì a Roma, dove si era trasferito da molti anni, verso la fine degli anni '80.
                


                                                           
Giovanni Secreto   

                                                     Mastro Giovanni Secreto
                         
Il sarto Giovanni Secreto aveva la sua bottega in via Portapiccola, in un locale a pianoterra della sua abitazione, subito dopo la casa e il laboratorio del fotografo Vincenzo Fazio. Assieme a Giovanni Gallo e a Domenico Sellaro era uno dei più anziani sarti caccuresi. Morì a Roma 
nei primi anni '80. Era soprannominato "Sonnino" perché probabilmente sostenitore del politico conservatore pisano,  Presidente del Consiglio tra il 1906 e il 1909


                                                                   
Giovanni Gallo    

                                                      Mastro Giovanni Gallo

Mastro Giovanni Gallo, uno dei sarti più bravi della zona, esercitò per lunghissimi anni questo nobilissimo mestiere vestendo centinaia e centinaia di caccuresi con i suoi abiti confezionati su misura. Nacque a Buenos Aires il 10 novembre del 1907 e si spense a Caccuri il 24 ottobre del 1989.  Aveva una minuscola bottega proprio all'incrocio tra piazza Umberto e via Buonasera, nello stabile che ora ospita il negozio di alimentari Lucente. Col suo duro e qualificato lavoro riuscì "a "campare" onestamente la famiglia e a mantenere agli studi i figli Rocco,  che divenne poi un bravissimo professore di lettere classiche ed il compianto Peppino, per oltre vent'anni insegnante elementare nelle scuole di Caccuri, prima di trasferirsi a Catanzaro. Mastro Giovanni, in quell'angusta botteguccia ebbe anche tanti "riscipuli" (apprendisti), tra i quali anche chi scrive che ricorda sempre con affetto e nostalgia il suo antico "maestro."

  



                                                  
  
Fabbri maniscalchi (Fugiari)

                                                          
                                                         Giuseppe Gigliotti                         

                                                       Mastro Peppino Gigliotti

Mastro Peppino Gigliotti, classe 1881, fu  unanimamente   ritenuto, uno dei più valenti artigiani di tutto il secolo. Bravissimo maniscalco, fabbro provetto, discreto meccanico, era il maestro preferito dal barone Baracco e dagli allevatori della zona. La versatilità di mastro Peppino era proverbiale e spesso ci si rivolgeva a lui anche per la riparazione di fucili, serrature ed altri congegni complicati. Aveva bottega ai Mergoli, in un locale al piano terra della sua abitazione. Come capitava spesso in quei tempi, Peppino Gigliotti era figlio d'arte avendo imparato il mestiere dal padre, Antonio ed averlo insegnato, a sua volta, al proprio figlio. 



                                                                  
Vincenzo Rotundo     

                                                                          Mastro Vincenzo Rotundo ( U Savellise)

Mastro Vincenzo Rotundo, detto " 'U Savellise"  perché originario di Savelli, aveva la sua bottega di maniscalco al piano terra della sua casa di via Buonasera (attuale casa di Angelo Noce). Esercitò il mestiere fin verso la fine degli anni '50. 


                                                                   
 
Pietro Di Rosa                              

Mastro Pietro Di Rosa mentre ferra un mulo

Pietro Di Rosa, figlio di Baldasarre e fratello di Angelo Di Rosa, maestro di musica, aveva la sua bottega di maniscalco in  
Via P. di Piemonte, nel rione Croci (l' attuale basso di Peppino Sganga). Dopo aver esercitato per qualche anno il mestiere, verso la fine degli anni '50 si trasferì a Roma ove visse per molti anni. 

                                                                               Michele Marino    

                                                                   Mastro Michele Marino                        

Michele Marino, figlio di Peppino Marino, fu un fabbro ferraio molto attivo negli anni '50 e '60 dello scorso secolo. La sua "forgia" era ubicata in via Misericordia, nel locale a piano terra della casa paterna che attualmente ospita l'associazione culturale Arco del Murorotto. Verso la metà degli anni '50 fu il primo fabbro caccurese a dotarsi di saldatrice elettrica. Nel 1967 trasferì la sua bottega, per pochi anni, in largo Montegrappa, prima di chiuderla per andare a lavorare a Timpagrande alla costruzione della nuova centrale idro
elettrica dove rimase fino al pensionamento. 

                                                           Falegnami (Marrurasci)

                                                                        Antonio Pasculli                        

                                                                         Mastro Antonio Pasculli

Mastro Antonio Pasculli fu uno dei più bravi falegnami caccuresi della prima metà del XX secolo. Aveva bottega all'inizio di via Portapiccola. Seppe trasmettere la sua arte ai figli Giovanni, Gigino e Rocco che, sotto la sua guida, divennero tutti dei bravi maestri. Morì nel 1962. 

                                                                         Luigi Scigliano

                                                                    Mastro Luigi Scigliano

Mastro Luigi Scigliano, pur essendo un bravo falegname, non esercitò quasi mai il suo mestiere a Caccuri. Egli, infatti, era un dipendente della SME, la Società Elettrica Meridionale proprietaria delle centrali di Timpagrande e di Calusia. 

 

                                                                          Pasquale Miliè

                                                 Mastro Pasquale Miliè

Pasquale Miliè nacque a Caccuri il 4 ottobre del 1903. Appreso il mestiere presso la falegnameria del barone Barracco di Isola Capo Rizzuto il cui capo mastro era un sangiovannese,
, emigrò per qualche tempo in Argentina poiché a Caccuri il lavoro era scarso. In Argentina si specializzò a fabbricare vetrine per negozi. Rientrato definitivamente, aprì una bottega di falegname in via Portapiccola nei pressi della sartoria di Giovanni Secreto, dove fabbricava mobili, infissi e riparava anche le ruote dei "traini", un mezzo di trasporto usato a quei tempi. Assieme a mastro Peppino Pitaro, con il legname ricavato dal taglio di alcuni castagni di Eido, fabbrico armadi, schedari e scrivanie per il Comune di Caccuri. Mastro Pasquale era anche un bravo carrozziere, infatti la sua opera veniva richiesta spesso per riparare le carrozzerie delle auto degli anni '30 a quei tempi in gran parte di legno. Su richiesta del proprietario una volta trasformò una Balilla in camioncino modificandone la carrozzeria.   Ancora una volta, però, la carenza di lavoro   lo costrinse a cambiare mestiere e a trasformarsi in carpentiere.   Mastro Pasquale fu anche un militante politico e, negli anni '50, ricoprì anche la carica di Segretario della locale sezione del PCI.

                                                                          Amedeo Macrì  

                                                 Mastro Amedeo Macrì

Amedeo Macrì nacque a Caccuri nel 1890, terzo figlio maschio di una famiglia originaria del Cosentino. Francesco, il primogenito, diventerà poi insegnante e Direttore delle scuole italiane in Uruguay e, al rientro definitivo a Caccuri, Podestà del paese. Amedeo, invece, frequentò la scuola dei grandi mastri falegnami di San Giovanni in Fiore imparando alla perfezione un mestiere che gli consentirà di mandare avanti dignitosamente la famiglia e tenere i figli agli studi. Francesco, il primo dei maschi, diventerà poi medico condotto del paese, mentre Alberto insegnerà per tutta la vita nella Scuola elementare di Caccuri svolgendo anche per molti anni le mansioni di segretario didattico. Zu Amedeo, invece, costruirà mobili, infissi e suppellettili e casse da morto per i caccuresi della prima metà del XX secolo. Il grande mastro si spense a Caccuri il 27 novembre del 1979. 

                                                                        Giuseppe Pitaro                            

                                                                  Mastro Peppino PItaro    

Mastro Peppino Pitaro 
 fu uno dei più  bravi e più "longevi"  falegnami caccuresi che esercitò il suo mestiere anche in età avanzata, fino a quando le forze glielo consentirono. Fu anche uno dei primi ad usare le macchine (sega e pialla elettrica). Aveva bottega nel centro storico, al piano terra della sua casa sotto la chiesa.   Da giovane era stato apprendista del maestro sangiovannese 

     

                                                                   Giuseppe Di Rosa                        

                                                              Mastro Peppino Dio Rosa

Mastro Peppino Di Rosa, fratello del maestro di musica Angelo e del fabbro mastro Pietro, esercitò il mestiere di falegname nella bottega a piano terra della sua casa di via Destra. 

 

                                                                Giuseppe Sgro         

                                                       Mastro Peppino Sgro                

 Peppino Sgrò nacque a Caccuri nel 1886. Fu un artista molto valido che ci regalò, fra l'altro, la bara del Cristo morto che si conserva ancora nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Affinò il mestiere di ebanista in Argentina, ove emigrò per diversi anni prima di fare ritorno a Caccuri. Lavorò , nella sua bottega di via Buonasera, di fronte la casa del signor Eduardo Lucente, fino al giorno della  morte, che lo colse all’età di 47 anni, nel 1929

                                                                   Muratori (Fravicaturi)

 
                                                                       Domenico Aggazio

                                                                         Enrico Pasculli  senior

 Mastro Enrico Pasculli fu uno dei muratori "storici" dello scorso secolo. Combattente e reduce della Grande Guerra, fu uno dei fondatori, assieme a mastro Peppino Gigliotti e a Pietro De Mare, della Lega dei combattenti di Caccuri della quale fu anche presidente per un certo periodo. Fu anche fondatore e socio della cooperativa di artigiani e manovali che costruì gran parte delle case del rione Croci comprese tra l'Annunziata, il campo di don Antonio Ambrosio e l'orto del maestro Annibale Cimino. 


                                                                            Antonio Basile

                                                      
 
                                                                                1904-1984   
                                                 
Mastro Antonio Basile fu un capomastro dello scorso secolo molto attivo sia a Caccuri che in altri posti della Calabria. 

                                                                    
Giovanni Basile  

                                                      Mastro Giovanni Basile

Giovanni Basile, figlio d'arte, nacque a Caccuri nel    1929  da Luigi (Giginu) il mago della muratura in pietra a secco con la quale realizzava muri di sostegno, recinzioni e anche piccole abitazioni rurali. Da giovanissimo, dopo aver seguito per un breve periodo le orme paterne, divenne apprendista muratore, ma, rapidamente, apprese così bene il mestiere da diventare uno degli artigiani più apprezzati di tutta la zona. Giovanni 'u Zabarbaru, ( soprannome  del parentato derivato da un' abbreviazione di "nipote di zia Barbara, una zia del padre) era, infatti, un bravissimo muratore, un valente carpentiere, un ottimo ferraiolo, idraulico e, all'occorrenza, elettricista per cui divenne il capomastro della sua ditta artigianale con la quale realizzò centinaia di case e palazzi a Caccuri e nei paesi vicini. Persona arguta, amabile, generosa, disinteressata, incapace di concepire non solo il male, ma qualsiasi forma, seppur minima di risentimento, era amato e stimato da tutti. Giovanni era anche un grande affabulatore, un uomo che sapeva giocare con le parole con un'abilità degna dei migliori scrittori per l'infanzia. 


 

 

                                                                  Calzolai (Scarpari)


                                   Francesco Antonio Covello (detto Ciccantone 'a Civetta)

Fu un ciabattino caccurese degli inizi del '900. Aveva la bottega alla Porta nuova. 

                                                                           Domenico Caccuri              

Domenico (Micuzzu) Caccuri fu un  calzolaio che visse nella prima metà del XX secolo ed  aveva la bottega in via Chiesa. Oltre ad esercitare il mestiere di ciabattino, aveva anche un negozietto di alimentari ed il tabacchino. 
                           

                                                                          Giuseppe Marino  

Mastro Peppino Marino

Giuseppe Marino nacque a Caccuri il 30 marzo del 1877 da Francesco, calderaio originario di Dipignano e da Cristina Marasco. Assieme al fratello più anziano, Luigi, andò giovanissimo a bottega per apprendere l'arte del ciabattino e divenne uno di più bravi artigiani della zona, capace di confezionare, in una sola giornata di lavoro, anche tre paia di scarpe su misura. La bottega era ubicata nella casa di vico I Buonasera (Vincolato). Nella vita fece anche altri mestieri tra i quali il macellaio, l'albergatore e il commerciante di olio. Peppino Marino, insieme ai figli Eugenio ed Ercole fu anche il primo gelataio di Caccuri. Si spense il 18 gennaio del 1960.

                                                                            Maurizio Amato

                                                              Mastro Maurizio Amato
 

Maurizio Amato, uno dei caccuresi più longevi,  esercitò il mestiere di calzolaio fino ai primi anni '80.  Nacque a Caccuri nel 1898 e si spense nel  1995. Aveva appreso il mestiere alla scuola di mastro Peppino Marino con il quale condivideva una passione smodata per la caccia. Zu Maurizio, infatti, che come il suo maestro fece, per qualche tempo anche il macellaio, era uno dei più abili cacciatori caccuresi.

                                                                             Pietro Ventura

Mastro Pietro Ventura nella sua bottega

Mastro Pietro Ventura esercitava il mestiere di calzolaio in una bottega di Vico I Buonasera. Era il padre di Luigi Ventura, presidente della fondazione "Terzo Millennio:"

 

                                                                                      Barbieri  (varberi)

                                                                          Gennaro Parrotta                                 

                                                    Mastro Gennarino Parrotta

Gennaro Parrotta esercitò per molti anni il mestiere di barbiere nella sua botteguccia di piazza Umberto, proprio all'inizio della discesa che porta alla Iudeca. Come il suocero, Peppino Marino, di cui  aveva sposato la figlia Eugenia, esercitava anche il mestiere di calzolaio, nella stesso locale nel quale tagliava barbe e capelli. A quei tempi, infatti, era quasi impossibile vivere col solo lavoro di barbiere, per cui molti artigiani  arrotondavano le entrate facendo altri lavori. 

                                                                                    Luigi Tallerico  

                                                                           

Luigi Tallerico aveva il salone di barbiere in via Misericordia. La sua attività fu poi proseguita dal figlio Nino che continua ad esercitarla tuttora. 
                                    
Il salone di Mastro Luigi Tallerico

 

                                                                            Calderai (Quararari)

                                                                            I De Mare

                                                   Mastro Pietro De Mare

            Saulle  e   Pietro De Mare, rispettivamente padre e figlio, furono due valenti stagnini  caccuresi. Saulle, originario di Cropani, capitò  a Caccuri dove sposò Letizia Marino, figlia di un altro stagnino originario di Dipignano, a sua volta sposatosi a Caccuri. Dalla loro unione nacque Pietro, che apprese il mestiere del padre e del nonno e divenne anche un buon meccanico ed un eccellente idraulico. I De Mare furono gli artigiani che costruirono i primi impianti ad  acetilene per illuminare le case del paese ed alcuni  uffici pubblici. Pietro, negli anni '20, costruì anche una teleferica che collegava la Serra Grande e l'attuale villa San Marco e che veniva utilizzata per il trasporto a valle della pietra calcarea per la produzione della calce utilizzata per edificare il rione Croci. 

                                                                     Elettricisti

                                                                      Adolfo Barone

                                  Mastro Adolfo Barone

Mastro Adolfo Barone, nacque a Crotone il 12 Febbraio 1892 da Bernardo e Teresa Cotruzzolà. Nei primi anni '20 finito il servizio  militare,  si trasferì a Caccuri e sposò Filomena Gigliotti dalla quale ebbe poi quattro figli: Primo, Splendora, Bernardino e Giuseppina.
Iniziò la sua attività lavorativa come muratore, prestando la sua opera alla costruzione di diverse abitazioni di  Caccuresi, tra le quali anche il palazzo De Franco nel rione Croci. 
Successivamente ( nei primi anni trenta) viene incaricato dal Società idroelettrica del  Lese di gestire la rete elettrica   di Caccuri e della  frazione di  Cerenzia (in quei tempi Cerenzia era frazione di Caccuri), poi anche quelle di Castelsilano e di Savelli, incarico che mantenne fino giorno della  morte che lo colse il 19 marzo 1946. L'incarico  era molto impegnativo, visto che le linee elettriche del tempo erano precarie e la potenza scarsa 
per cui dover tenere  sotto controllo la situazione gli procurava non pochi fastidi.  Spesso per raggiungere Cerenzia andava a piedi oppure approfittava  di un passaggio su qualche mulo o su qualche " traino", mentre   per raggiungere i paesi più lontani come Castelsilano o Savelli, a volte utilizzava il servizio di noleggio del   mitico  "Giuseppe Capozza."


                                                                               Banditori  (Bannituri)

Quello del banditore non era un vero e proprio mestiere, anche se per promuovere la mercanzia e invogliare la gente a comprare ci voleva, indubbiamente, mestiere. In ogni caso ecco una breve biografia dei grandi banditiori caccuresi .

                                                                                   Francesco Belcastro  

 Francesco Belcastro, più noto come Ciccillo, usciere comunale, banditore, imbonitore ed attore dilettante, nacque a Caccuri nel 1837. .
A volte si improvvisava ciarlatano ed andava in giro, d'estate, per le varie fiere dei paesi vicini, con il suo cardellino cieco ammaestrato che, dalla gabbietta, estraeva i bigliettini con "la Fortuna", cioè una specie di almanacco che prediceva il futuro ai gonzi che avevano la curiosità di conoscerlo e ai quali Ciccillo spillava i due soldi necessari. e poi. Quando poi si rappresentavano "I Giudei" il gaudente usciere e banditore si calava nei panni di Giuda, un personaggio che nessuno meglio di lui sapeva interpretare. Ecco come lo descriveva  il poeta Umberto Lafortuna:

Facìa l’usceri oppuru ‘u jettabannu 
E alle feste quannu venianu
zinzuleri e furesteri 
Canciava tutti quanti sti misteri 
E, cullu copparuellu, 
Mmenzu a chiazza iocava 
E alli citrulli i sordi carduliava. 
Si ‘ntra Simana Santa se facìa 
La Passione e se volìa’ 
‘Nu Jura bonu chissà era Ciccillu 
Ca nullu ‘u sapia’ fare meglio ‘e illu.


Ciccillo si spense nel suo paese natio il 15 marzo del 1917.

                                                                     Giovanni Marullo  

                                                                  

Giovanni Marullo nacque a Caccuri il 24 giugno del 1881. Giovanissimo si arruolò nei carabinieri e prestò servizio in vari paesi tra i quali Borgia. Congedatosi dal servizio, aprì una rivendita di tabacchi ('u putighinu) in via Chiesa che era gestita dalla moglie, mentre lui arrotondava le entrate facendo il banditore. Il giorno se ne stava in piazza ad aspettare che arrivasse qualche mercante poi, quando il commerciante gli aveva commissionato e pagato il bando, zu Giovanni partiva per il solito giro del centro storico. Ogni 100 - 200 metri si fermava, suonava per un po' la sua trombetta di ottone per attirare l'attenzione della gente e poi, con la voce roca per il vino e per l'età, magnificava la mercanzia che si poteva acquistare in piazza. Finito il giro tornava nei pressi dell'osteria di za Luisa ad aspettare il prossimo mercante con la speranza che il suo collega, Angelo Ciorra, non gli avesse intanto soffiato un altro bando

                                                                                         Angelo Ciorra  

Ex finanziere originario di Minturno (LT), sbarcava il lunario facendo diversi mestieri tra i quali il banditore. Proverbiale la rivalità con Giovanni Marullo spesso alimentata ad arte dai giovinastri del paese. 

 

                                                  Agrimensori e periti agrari (agrimensuri)

                                                                                 Antonio Loria  

                                            
                                      
Antonio Loria in un quadro di A. Fazio

Antonio Loria detto 'Ntoni, era un perito agrario agrimensore chiamato spesso a dirimere controversie tra gli agricoltori caccuresi. La sua opera veniva richiesta, soprattutto, per "apprezzare" il raccolto presunto dei prodotti agricoli.

                                                                                             Francesco De Franco  

                                                                 

 Francesco De Franco (Don Ciccio) discendente dalla nobile famiglia De Franco, proprietario di armenti, era molto apprezzato per la grande competenza nelle materie oggetto della sua professione.  A lui veniva affidato l'incarico, ogni anno a Natale, di preparare a regola d'arte "la focera" sul sagrato della Chiesa Madre, operazione che richiedeva una notevole competenza.

 

                                                                                  Chaffeurs e camionisti

 Con l'arrivo all'inizio del secolo scorso nel nostro paese delle prime auto e dei primi camion, nacque anche il mestiere di autista o di "chafferru" come venivano chiamati, con un francesismo quei coraggiosi pionieri che si avventuravano alla guida di quelle bizzarre macchine. Tra i primi autisti caccuresi figuravano Orlando Lupinacci, Enrico Loria, un vecchio camionista che poi si trasferì a Pallagorio, Giuseppe Capozza che poi iniziò l'attività di noleggiatore a rimessa, Luigino Pisano, prima autista di pullman alle dipendenze di una ditta di autotrasporti poi noleggiatore, Gesino Spatafora, camionista,  famoso per aver salvato la vita di Enrico Mattei, futuro presidente dell'Eni, Antonio Sellaro col suo "682", uno dei pochi autotrenisti che riuscivano a fare la curva della Santa Croce direttamente, senza alcuna manovra, Amedeo Pizzuti , Nicola Maffei


     Il noleggiatore Luigi Pisano (primo da sinistra)  con la sua mitica 1400 Diesel

     
Antonio Sellaro (secondo da sinistra) con alle spalle il suo 682     Gesino Spatafora (primo da sinistra) davanti al suo "Alfa"

Orlando Lupinacci

 

                                                    Scalpellini e spaccapietre (scarpellini)

 

                                                                                                                            Gregorio Battigaglia  

   Mastro Gregorio Battigaglia era uno scalpellino che si era stabilito a Caccuri. Negli anni '50 lavorava ancora in largo Montegrappa.

                                                                                                                                           I fratelli Sganga

    I fratelli Gregorio, Vincenzo, Alfredo e Francesco Sganga erano tutti abili scalpellini che affinarono il mestiere alla scuola dello zio, il famoso mastro Agostino celebre, oltre che come scalpellino, anche per la proverbiale arguzia (sue le celebri battute: "Io non so fare niente, sa fare tutto il mio collega" o "Cumu vuliti vue cu' lu formaggiu."). 
   La famiglia Sganga era originaria del Cosentino (zona di Castrovillari) ma, tranne Vincenzo che nacque a Buenos Aires, gli altri nacquero tutti a Caccuri. La loro opera era molto richiesta soprattutto per la realizzazione di portali lapidei. Furono i fratelli Sganga a realizzare,
fra l'altro, il portale lapideo del palazzo del dott, Vincenzo De Franco. Vincenzo fu uno degli scalpellini che nel 1933 scoprirono una tomba barbarica sul costone della Serra Grande.  
 
  
Mastro Vincenzo Sganga              Mastro Francesco Sganga

                                                                    I fratelli Drago

I Drago furono un'altra celebre famiglia di scalpellini.
Vincenzo e Giannino erano originari di Serra San Bruno, ma si stabilirono a Caccuri. Mastro Vincenzo vi rimase fino alla morte, mentre il fratello, dopo qualche decennio, si trasferì definitivamente a Badolato. Mastro Vincenzo insegnò poi il mestiere ai figli Raffaele e Giuseppe che continuarono a lavorare la pietra per alcuni decenni. 

  Mastro Vincenzo Drago


                                                             Fuochisti (Purberari)

                                             I fratelli Fodero

                        
                                  Nicola  Fodero                 Vincenzo Fodero

I fratelli Nicola e Vincenzo Fodero erano due bravissimi fuochisti originari di Belcastro (CZ), ma trapiantati a Caccuri dove avevano preso moglie. Nicola, in particolare, rimase impresso nell'immaginario collettivo, non solo per la grande capacità di destreggiarsi con girandole, castagnole e cascate di fuoco, ma anche perché era solito, in occasione delle feste, vestire una pelle d'asino ricoperta  di girandole alle quali, dava fuoco mettendosi poi a danzare vorticosamente dando luogo ad un fantasmagorico carosello. Vincenzo, oltre che essere un bravo fuochista era anche un idraulico ed uno stagnino molto competente.

                                                               
                                                                       
Orologiai  

                                                               Giuseppe Nardelli

                                                  

  
Mastro Peppino Nardelli fu un abile orologiaio che svolse con competenza e dedizione questo mestiere fin quando le innovazioni e la nuova tecnologia fecero praticamente sparire dalla circolazione i vecchi orologi meccanici di un tempo sostituiti da quelli al quarzo e da quelli "usa e getta." Lavorò per molti anni presso un laboratorio di Crotone, poi, quando il lavoro scemò, si trasformo in lavoratore forestale, ma continuò, quando gli raramente capitava qualche orologio da riparare, a farlo nel suo piccolo laboratorio caccurese di via Parte. Peppino riparò più volte l'orologio posto sul campanile della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Si spense verso la fine degli anni '90. 

                                                                   Forni e fornai 

   Durante la  prima metà del secolo scorso, quando gli abitanti del paese  superavano le  2.500 unità e gli scambi commerciali con i paesi vicini  erano scarsi,  a Caccuri  vi erano numerosi forni a frasche in grado di produrre tutto il pane necessario a sfamare la popolazione. Molte donne erano impegnate in questo tipo di attività e provvedevano direttamente alla raccolta, nelle campagne vicine,  del combustibile necessario  ad alimentare i forni (spine ed altri arbusti) che raccoglievamo in fascine (sàrcine) e trasportavano sul capo in paese. Ovviamente vi erano anche numerosi mulini ad acqua di proprietà dei fratelli Pisano  che utilizzavano le cascate del Cucinaro o del torrente Matasse per macinare il grano coltivato un po' dappertutto nei dintorni del paese. 

   
                     
Un mulino ad acqua

   All'epoca la tecnologia non aveva ancora raggiunto i livelli di eccellenza attuali per cui il grano veniva macinato grossolanamente e la cernita avveniva a mano col setaccio (crivu) per cui nella farina rimaneva una certa quantità di crusca (caniglia) e semola, cosa che rendeva il pane più sano, saporito,  nutriente e adatto anche alla lunga conservazione, soprattutto quello di grano duro. Per questo nelle zone di montagna le famiglie, in autunno, preparavano una provvista di pane che poteva durare anche per due o tre mesi e che conservavano nella "cannizza" (rstrelliera di canne appesa al soffitto). 
   I forni allora attivi erano quelli della famiglia Fazio, nel centro storico, della famiglia Ambrosio, del dott. Vincenzo De Franco (nei pressi dell'omonimo palazzo di viale Convento), della signora Annunziata Loria (Nuzziatella) alcuni dei quali rimasero attivi fino alla fine degli anni '50, oltre ai numerosi forni privati sparsi nei dintorni del paese e che producevano il pane destinato all'auto consumo. 

 
               
Un vecchio forno a frasche

  La farina  veniva impastata a mano con l'aggiunta di acqua, sale e lievito naturale (criscente) e lasciata  lievitare per qualche ora. Poi le fornaie "scanavanu", ciò trasformavano la pasta in forme di pane e, dopo avervi tracciato nella parte superiore una rudimentale croce col dorso della mano, lo infornavano in un forno fatto ardere a fuoco vivo fino a quando le parenti interne diventavano, per il forte calore,  di un bianco latteo, avendo cura di togliere prima i residui della combustione e dopo avervi passato uno straccio bagnato infilato ad una pertica ( 'u scupazzu). Pochi minuti dopo un delizioso odore di pane fresco le avvertiva che era ormai  tempo di "sciornare" ovvero di togliere le pagnotte dal forno per evitare che bruciassero. 
   Una delle ultime fornaie che con tanto onesto lavoro procuravano il pane per sé e per i caccuresi fu la signora Annunziata Loria (Nuzziatella), cugina di Francesco, il giovane minatore perito nella tragedia di Monongah. 


Annunziata Loria

Agli inizi degli anni '50 anche a Caccuri cominciò ad arrivare il progresso e così sparirono i vecchi forni a frasche e ne comparvero di nuovi e più moderni. Il primo fu quello di Salvatore Blaconà in piazza (l'attuale forno Loria). Successivamente fu la volta di quello del signor Salvatore Durante, in via Portapiccola, nei locali che fino al 1956 avevano ospitato il cinema caccurese che poi fu rilevato da Salvatore Falese, quindi di quello del signor Francesco Pasculli nei pressi della piazza che, qualche anno prima, aveva anche aperto, lì vicino,  un modernissimo mulino elettrico nei locali che negli anni '70 avrebbero poi ospitato una discoteca.  

                                                       Salvatore Blaconà

                                    

Salvatore Blaconà, nato a Caccuri il 7 maggio del 1913,  fu uno dei primi "imprenditori" caccuresi, anche se i tempi grami e la povertà diffusa gli consentirono solo di mantenere dignitosamente la famiglia e i figli agli studi. Combattente della II Guerra mondiale, al ritorno dalla prigionia in Africa, aprì un forno in piazza nel quale lavorò per una quindicina di anni.  Oltre al forno gestiva anche la vecchia  pompa di benzina che era stata installata nel 1954.
Produceva un pane molto saporito e di ottima qualità, oltre a cuocere quello che le massaie caccuresi impastavano nelle loro case e che portavano con le tavole da pane al suo forno perché Salvatore lo cuocesse a puntino.
 Nel 1964 cedette le attività caccuresi e si trasferì definitivamente a Crotone. 


   La pompa di benzina della piazza

Salvatore Blaconà era un uomo mite e generoso che seppe farsi amare e rispettare da tutti. Si spense a Crotone il 10 novembre del 1998. 

                                                Ciaramelaru ( produttore di tegole

  Un altro antico mestiere scomparso nella prima metà del secolo scorso, sostituito dalla grande industria e dalle nuove tecnologie e materiali per l'edilizia era, era il "ciaramelaru", ossia il fabbricante di tegole che venivano prodotte nelle fornaci della zona, fornaci che erano ubicate nei pressi di Cerenzia, a San Lorenzo e, successivamente, in località Pantane, a ridosso del fosso di Sannagiudei. Quest'ultima fornace sorse, agli inizi degli anni '20 del secolo scorso per iniziativa di un reduce di guerra, il cerentinese Guglielmo Vincenzo Calfa che si era trasferito a Caccuri dopo aver sposato una donna del luogo.

                                                     Vincenzo Guglielmo Calfa

                                           

    Vincenzo Gugliemo nacque a Cerenzia il 19 agosto del 1893 dal falegname  Fortunato del quel rimase orfano in tenera età. In quei tempi grami dovette cominciare a lavorare sin da bambino con uno zio, prima di trasferirsi alle dipendenze di mastro Vincenzo Lista, proprietario di una fornace nei pressi dell'abitato di Cerenzia della quella rimane ancora in piedi la ciminiera. Prima di partire per la Grande guerra, lavorò anche nella fornace di San Lorenzo e in una di Laconi, ma, finita la guerra e tornato a casa, decise di mettersi in proprio e costruì il "ciaremelio" di Pantane che rimase in esercizio per oltre quarant'anni producendo. Qui, con l'aiuto dei figli Francesco, Giovanni e Fortunato,  produsse coppi e mattoni per le case di Caccuri e dei paesi vicini.  L'avvento della modernità e l'affermarsi della grande industria posero fine a quest'attività e "il vecchio imprenditore" andò in pensione chiudendo il suo opificio".
   Il laborioso "ciaramelaru" si spense il 15 gennaio del 1979 all'età di 86 anni.


                 Francesco Calfa

   
   Due fatture del 1940 relative all'attività del ciaremedio di Vincenzo Calfa 

Ringrazio caldamente Anna Calfa per avermi fornito foto e documenti sull'attività del nonno. 

 

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