Maurizio Sgro (luglio 1895 - 6 novembre 1929)

                                                                                 
                                                                          
  

     Quando  fanciulli di terza elementare ci affacciavamo con entusiasmo o, molto spesso, obtorto collo alla grande "finestra del sapere", sotto la guida dei grandi maestri elementari del tempo, eravamo affascinati dalla  figura di un leggendario eroe romano del VI secolo avanti Cristo: Orazio Coclite. Orazio, orbo di un occhio, valente soldato, combatté da solo un'epica battaglia contro gli Etruschi del re Porsenna impedendo loro di attraversare il ponte Sublicio e dilagare su Roma. Mentre il valoroso miles pugnava audacemente facendo strage di nemici, i compagni, alle sue spalle, abbattevano il ponte in legno, unico accesso alla "Città eterna" e quando il ponte crollò nelle acque del biondo Tevere, Orazio, stremato, si gettò nel fiume, lo attraversò a nuoto e raggiunse la sponda romana. 
      Qualcosa di simile fecero due valorosi soldati caccuresi, l'uno,
Antonio Rizzo, all'epoca maggiore dell'esercito, nel 1818,  nelle trincee delle Frasche, sul Carso, l'altro,  il soldato Maurizio Sgro, al passo di Sesis, tra l'11 e il 14 giugno del 1915. 
       Si era nelle prime settimane dall'inizio della Grande guerra. Il 24 maggio la fanteria italiana aveva oltrepassato gli antichi confini tra l'Impero Asburgico e l'Italia, penetrando all'interno del Trentino e del Friuli. Colti di sorpresa gli Austriaci, fu occupato gran parte del territorio di queste due regioni, ma era chiaro che il nemico avrebbe sferrato presto una controffensiva per riconquistare il terreno perduto per cui si pose il problema di consolidare le posizioni conquistate mediante lo scavo di trincee. Tale faticoso lavoro fu compiuto sotto un martellante, nutrito fuoco nemico.
       Maurizio Sgro era allora un giovane bersagliere caccurese mandato, come centinaia di migliaia di altri commilitoni, al macello in  una guerra spaventosa e assurda, una guerra tra le più sporche che il genere umano avesse fin allora combattuto. Quella mattina dell'11 giugno, assieme ad altri pochi compagni, gli affidarono il compito di tenere a bada il nemico, mentre i compagni, alle loro spalle, scavavano alacremente una lunga trincea. Il soldato, fedele alla consegna, combatté alacremente per una intera giornata, esponendosi al fuoco dei cecchini austriaci rischiando ripetutamente la vita fino a quando, a sera, cadde colpito da una fucilata rimanendo gravemente ferito.  Soccorso prontamente dai compagni, riuscì a raggiungere la retroguardia, fu ricoverato in ospedale e, dopo le opportune cure, fu rimandato a casa. Per il coraggio mostrato e per lo zelo con il quale assolvette  il compito che gli era stato affidato, gli venne concessa la medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione: 
 "Con generoso ardimento e per dare modo ai propri compagni di completare i lavori di trinceramento, rimase esposto per quasi un'intera giornata al fuoco avversario controbattendo efficacemente, finché venne gravemente ferito."
Passo di Sesis 11-14 giugno 1915

                                

 
     Maurizio Sgro ebbe poi la ventura di mettere al mondo un altro eroe: il figlio Giovan Battista, conosciuto come Giovannino, partigiano della VII Divisione "Garibaldi" Piemonte,  che si distinse in numerose azioni offensive contro i nazi - fascisti.
      Maurizio si spense nel 1929 a seguito di complicazioni dovute alla grave ferita infertagli dai nemici. Peccato che  questo eroe e il generale Rizzo, non vengano mai ricordati nelle cerimonie ufficiali anche perchè, fortunatamente, ebbero la ventura di sopravvivere ai loro atti di eroismo. 


                                                                                              

 

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