LA "VECCHIARELLA"
CHE TRASCRISSE "IL VECCHIARELLO"

Proseguendo nella lettura del quaderno
delle preghiere di mia madre, scovato ieri nel rimettere un po' d'ordine
in casa, mi sono imbattuto in questa bellissima poesia trascritta
chissà quando, dalla mia genitrice e che, al tempo della rottamazione
dei vecchi e delle note vicende delle RSA al tempo del Covid,
costituisce davvero una preziosa testimonianza della stima e del
rispetto che si aveva per la terza età, sin dagli albori dell'Umanità,
passando per i Greci e per i Romani, un documento che Ci dà il segno
tangibile di quanto oggi si sia caduti in basso.
Conoscevo l'amore per la poesia della mia cara "leticastorta"
come la chiamavo scherzosamente restituendole l'epiteto che mi
affibbiava spesso, e le molte poesie che mi recitava e che aveva appreso
nei suoi due anni di frequenza della scuola elementare tra le quali
molte del maestro Lafortuna, di Angelo Silvio Novaro, di Arnaldo
Fusinato, ma non avevo mai sentito questo "Vecchiarello." La
curiosità mi ha spinto a cercare l'autore del piccolo capolavoro che
alcuni attribuiscono, ma senza uno straccio di prova, al Metastasio, ma
non sono riuscito a venirne a capo. Sarebbe davvero bello se qualcuno
potesse aiutarmi.
BONA VENUTA ZINGARELLA

E' stata una grandissima emozione ritrovare oggi, facendo un po' di
ordine in casa, questo vecchio quaderno di preghiere e canti religiosi
compilato di suo pugno da mia madre. Mamma non era una bigotta e nemmeno
quella che si può dire una cattolica praticante, almeno dai
cinquant'anni in poi, ma da giovane non perdeva mai una "Quinnicina"
e la domenica mattina la messa delle 7 nella cappella della
Congregazione del Santissimo Rosario. Aveva, come me, la passione per le
tradizioni, religiose, ma anche laiche e quest'amore per
la nostra antica cultura l'avrà spinta, probabilmente, a trascrivere
queste preghiere recitate dalle nostre ave.
Nel quaderno di mamma ho trovato, finalmente, il testo integrale
della Quinnicina in dialetto e una preghiera che non conoscevo, Bona
venuta zingarella, che voglio qui trascrivere sperando che altri lo
facciano in futuro e questo "tesoro" non vada perduto. Si
tratta dell'incontro di una zingarella con la Madonna alla quale predice
la Passione del figlio. L'ingenuità dei versi e alcuni aggettivi
italianizzati come "pungiose" sono la prova che a
scriverli fu quasi certamente
una donna del popolo.
Bona venuta zingarella
Bona
venuta, zingarella.
bona notte e bona sera
il Signore e l'Immacolata
Dio ci mandi la pace vera
bona notte e bona sera
Bona venuta zingarella
con questo dolce tuo parlare
sono una povera forestiera
e nun te pozzo regalare
Regalare
nun c'è bisogno
fammi parte del tuo regno
me ne vado e torna vengo
vengo presto a consolare
Vieni in braccio, o ninno caro,
di me non avere paura
sono una povera zingarella
che ti nomina la ventura
La
tua vita, o ninno caro,
deve essere flagellata
con la lancia dura e spietata
dalla gente disperata
Le tue gambe venerande
devono essere inchiodate
con i chiodi lunghi
lunghi tiranni
le tue gambe venerande
La tua testa gloriosa
deve essere incoronata
con spine lunghe e pungiose
la tua testa gloriosa
Bona venuta, zingarella,
o, che duolo che mi dai!
Di un solo figlio amato
devo essere sconsolata.
Non
fa niente, o Madre cara,
questo duolo tu devi assaggiare
di un solo figlio amato
ne devi essere sconsolata.
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