Agli eroi per non dimenticare |
In altre pagine del sito ho avuto già modo di ricordare i caduti
caccuresi della Prima
e della Seconda
guerra mondiale (ma l'omaggio ovviamente va esteso a quelli di tutta
la Calabria, di tutta l'Italia e di tutto il mondo), ragazzi
giovanissimi mandati al massacro spesso per motivi incomprensibili
o, almeno, per controversie che si sarebbero potute risolvere
pacificamente senza innescare le più grandi carneficine della
storia dell'Umanità. Purtroppo allora non avevamo quella che è
considerata una delle migliori costituzioni al mondo nella quale è
scritto chiaramente che "L'Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali" (art.11).
Francesco Blaconà
Francesco era nato a Caccuri nel 1880 da Giovanni e da Luisa
Quintieri. Giovanissimo sposò Alfonsina Chiodo e dal
matrimonio nacquero i figli Giovanni, Luisa e Salvatore che
combatté anch'egli in Etiopia, nei primi anni '30 e nell'Egeo
nel corso del secondo conflitto mondiale. Chiamato alle armi
quando aveva già compiuti i 35 anni, Francesco fu assegnato alla 3^
compagnia del 21° Reggimento fanteria che, nella giornata del 5
agosto del 1917, in località Casa Bestini, fu
sottoposta ad un intenso tiro di artiglieria da parte degli
austriaci. Francesco, colpito dalle schegge di una granata, spirò
alle 15,17 dello stesso giorno tra le braccia dei compagni. Poco dopo la morte la famiglia ricevette, per il tramite del podestà del paese, la foto pubblicata qui sotto, inviata dal colonnello comandate Francesco Giangreco che si premurava di far sapere che una copia della stessa era stata inserita fra quella degli altri eroi caduti in battaglia.
Altri combattenti caccuresi della Grande guerra furono il prof. Francesco Pasculli, il rev. Sabatino Giuseppe Pitaro, mastro Giuseppe Gigliotti, Maurizio Amato e altri di cui non abbiamo purtroppo notizie.
Maurizio
Amato
Approfitto di questo spazio per un omaggio a un altro eroe
della Grande guerra, anche se non caccurese, ma legato, per ovvi
motivi, a Caccuri. Si tratta di mio suocero Vincenzo Larocca,
badolatese, classe 1897, chiamato alle armi non ancora diciottenne.
Durante un assalto sul Monte Santo, in provincia di Gorizia, mentre
centinaia di compagni gli cadevano attorno sotto il fuoco di
sbarramento nemico, fu colpito da una scheggia al polmone, ma
riuscì a salvarsi, anche se rimase a lungo in pericolo di vita e
invalido per sempre. Fu uno dei soli tre superstiti
della sua compagnia composta quasi interamente da soldati
meridionali. Ringrazio il mio carissimo amico d'infanzia e compagno di tante avventure, Franco Blaconà per i materiali e le notizie sul nonno che mi ha fatto gentilmente pervenire.
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