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Quella vecchia, amata,
odiata “via ‘e Caccuri!” Chissà
quanta fatica dovettero sopportare quei poveri, macilenti cavalli del
vecchio Cannellino, quando, negli anni ’20 e ’30
tiravano a stento “u trainu”
carico di derrate alimentari destinate alle bottegucce del paese!
Chissà quanti viaggiatori, stipati nella vecchia sgangherata corriera
che si inerpicava su per i tornanti, sballonzolati di qua e di là,
maledicevano quella strada così tortuosa realizzata negli ultimi
decenni del XIX° secolo tra mille contrasti e avversata dai proprietari
del luogo che riuscirono, alla fine, ad imporre un tracciato ripido e
pieno di curve col pretesto di risparmiare 800 lire sui costi
preventivati per la costruzione di un grande ponte! Eppure, questa via
tortuosa, stretta, ripida, sconnessa e priva di asfalto fino al 1963
(quasi un secolo, fino a soli 10 anni prima che si realizzasse la
variante), ebbe un suo fascino ed una sua innegabile utilità. Per qausi
100 anni costituì l’unico accesso al paese; dai suoi tornanti,
dalle sue curve era possibile ammirare uno dei più bei paesaggi della
zona. Mario Camerini, nel 1950, la scelse qusta zona per girarvi la
scena dell’uccisone del sagrestano spergiuro nel film “Il brigante
Musolino” interpretato da Amedeo Nazzari e Silvana Mangano. Nei pressi
della “Conicella”, l’icona che è possibile ammirare a pochi metri
dal vecchio bivio con la 107, cadde, colpito dal piombo del capomafia,
“il dottor Micheli”, interpretato dal grande Umberto Spataro, sempre
nello stesso film del regista romano. Poco distante, sotto, il
“ponte delle “Monache” o delle “Monachelle”, come alcuni
preferiscono chiamarlo, un ponte più piccolo, un’ardita costruzione
in pietra ad una arcata realizzata nel XVI° secolo,
scavalca ancora il torrente Matasse. Nelle vicinanze, i
numerosi mulini ad acqua i cui ruderi erano ben visibili fino a qualche
decennio fa, macinavano il grano dei Caccuresi. Dall’alto del ponte si
scorge il vecchio centro storico appollaiato sulla rupe ed incorniciato
dal verde dei boschi circostanti. Negli
anni ’70, realizzata la variante, la vecchia strada venne rapidamente
abbandonata e il ciglio della carreggiata
invaso da ebracce. Oggi solo un tratto della stretta viuzza viene ancora
utilizzato da alcune famiglie del luogo per raggiungere le loro case, ma
per il resto, quasi nessuno prova a ripercorrerne il tortuoso, ma
suggestivo tracciato rinunciando a godere della bellezza del
luogo. A questo punto sarebbe bello se qualcuno pensasse magari a
ripulire il ciglio della strada dalle erbacce, collocarvi qualche
staccionata, ripristinare l’antica fontana
nei pressi del ponte e farne una passeggiata come se ne vedono
tante nell’Italia del Nord e nei più rinomati luoghi di
villeggiatura. Chissà che
un giorno la cosa non si realizzi davvero e che la strada cher per
decenni veniva citata come sinonimo di tortuosità, non diventi
un'attrazione caccurese.
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