‘A via ‘e Caccuri

 
 

 

Quella vecchia, amata, odiata “via ‘e Caccuri!”  Chissà quanta fatica dovettero sopportare quei poveri, macilenti cavalli del vecchio Cannellino, quando, negli anni ’20 e ’30  tiravano a stento “u trainu”  carico di derrate alimentari destinate alle bottegucce del paese! Chissà quanti viaggiatori, stipati nella vecchia sgangherata corriera che si inerpicava su per i tornanti, sballonzolati di qua e di là, maledicevano quella strada così tortuosa realizzata negli ultimi decenni del XIX° secolo tra mille contrasti e avversata dai proprietari del luogo che riuscirono, alla fine, ad imporre un tracciato ripido e pieno di curve col pretesto di risparmiare 800 lire sui costi preventivati per la costruzione di un grande ponte!
  La storia iniziò nel 1876 quando inizarono i lavori per la realizzazione della strata statale 61  Cutro - San Giovanni in Fiore - Cosenza, l'antenata della 107. Nell'ocacsione il comune di Caccuri si pose il probelma di colegare il paese alla nuova arteria con la costruzione di una nuova strada che sarebbe stata realizzata, come da progetto, con un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti dell'importo di 40.000 lire.  Il progetto prevedeva la realizzazione di un ponte in contrada Monache più a monte di quello che poi venne realizzato e la strada sarebbe risultata modernisisma per quei tempi, ancora più efficiente di quella che oggi viene chiamata variante. I lavori furono appaltati all'impresa Luigi De Grasi la quale, a un certo punto, chiese un aumento del prezzo della murauira di 1 lira e 50 centesimi al metro cubo, mentre quasi contemporaneamente la Cassa riduceva incredibilmente il mutuo da a 25.000 lire. A questo punto il comune si vide costretto a modificare il tracciatio e a realizzare un ponte meno imponente più a valle.  Un solo indizio non significa niente, ma due costituiscono una prova delle ingerenze dei potenti del tempo per stravolgere l'opera che infatti risultò tortuosa, impervia e più lunga di quanto avrebbe dovuto essere. E quante lotte ci vollero per arrivare a realizzare una variante alla vecchia arteria che vide la luce solo nel 1983, anche grazie all’impegno e alla tenacia del consigliere provinciale Mario Filippo Sperlì!

Eppure, questa via tortuosa, stretta, ripida, sconnessa e priva di asfalto fino al 1963 (quasi un secolo, fino a soli 10 anni prima che si realizzasse la variante), ebbe un suo fascino ed una sua innegabile utilità. Per qausi 100 anni   costituì l’unico accesso al paese; dai suoi tornanti, dalle sue curve era possibile ammirare uno dei più bei paesaggi della zona. Mario Camerini, nel 1950, la scelse qusta zona per girarvi la scena dell’uccisone del sagrestano spergiuro nel film “Il brigante Musolino” interpretato da Amedeo Nazzari e Silvana Mangano. Nei pressi della “Conicella”, l’icona che è possibile ammirare a pochi metri dal vecchio bivio con la 107, cadde, colpito dal piombo del capomafia, “il dottor Micheli”, interpretato dal grande Umberto Spataro, sempre  nello stesso film del regista romano. Poco distante, sotto, il “ponte delle “Monache” o delle “Monachelle”, come alcuni preferiscono chiamarlo, un ponte più piccolo, un’ardita costruzione in pietra ad una arcata realizzata nel XVI° secolo,  scavalca ancora il torrente Matasse.  Nelle vicinanze, i numerosi mulini ad acqua i cui ruderi erano ben visibili fino a qualche decennio fa, macinavano il grano dei Caccuresi. Dall’alto del ponte si scorge il vecchio centro storico appollaiato sulla rupe ed incorniciato dal verde dei boschi circostanti.  Negli anni ’70, realizzata la variante, la vecchia strada venne rapidamente abbandonata e il ciglio della  carreggiata invaso da ebracce. Oggi solo un tratto della stretta viuzza viene ancora utilizzato da alcune famiglie del luogo per raggiungere le loro case, ma  per il resto, quasi nessuno prova a ripercorrerne il tortuoso, ma suggestivo tracciato rinunciando  a godere della bellezza del luogo. A questo punto sarebbe bello se qualcuno pensasse magari a ripulire il ciglio della strada dalle erbacce, collocarvi qualche staccionata, ripristinare l’antica fontana  nei pressi del ponte e farne una passeggiata come se ne vedono tante nell’Italia del Nord e nei più rinomati luoghi di villeggiatura.  Chissà che un giorno la cosa non si realizzi davvero e che la strada cher per decenni veniva citata come sinonimo di tortuosità, non diventi un'attrazione caccurese.