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Gli antichi mestieri | |
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Indice
Pastore
Luigi
Ventura |
Il
pastore Tutto aveva inizio al mattino quando un gregge di pecore e di capre lasciava lo stazzo per raggiungere i verdi pascoli della zona (Caria, Battindero, Campanelli, Acquacalda etc.)
Allora le mamme allattavano i piccoli quindi il pastore provvedeva alla mungitura raccogliendo il latte in secchi di latta pulitissimi. La quantità di latte, ovviamente variava a seconda del numero di animali di cui il gregge era composto.
Finita questa prima fase il pastore aggiungeva nel "caccavu" ancora un po' di latte di capra e riaccendeva il fuoco (di cui il nome di ricotta attribuito al nuovo prodotto) e, dopo qualche minuto, spento di nuovo il fuoco, il pastore estraeva la pasta della ricotta che veniva anch'essa leggermente pressata nelle fiscelle. Le fiscelle con la ricotta venivano poi immerse in un recipiente con acqua fredda perché solidificasse subito.
Ringrazio la famiglia del signor Giovanni Gallo per la gentile collaborazione.
La tafarella era un attrezzo in vimini che le massaie utilizzavano per mettervi ad essiccare fichi, pomodori, peperoni ed altri prodotti agricoli quando dovevano preparare le conserve per l'inverno. Le tafarelle, come gli altri manufatti in vimini o in giunchi (panieri, sporte, ceste etc.) , venivano costruite dai maestri cestai, una volta assai numerosi nei nostri paesi. Per realizazare questo prezioso "strumento di lavoro" delle nostre nonne il cestaio raccoglieva i vimini (junci) all'epoca giusta, tenendo conto della fase lunare. Ciò era molto importante per la perfetta riuscita del lavoro. Quando la materia prima era pronta, il cestaio tagliava un ramo di nocciola e lo curvava fino a ottenere un lungo arco che fissava alla base con un altro pezzo di ramo e con del filo di ferro.
Poi, nel senso della lunghezza, intrecciava altri rami a mò di ordito sui quali intrecciava poi i vimini.
Il lavoro proseguiva incessantemente per un bel po', poi, l'opera si avviava alla conclusione con l'avvicinarsi dei vimini alla base dell'arco.
Infine l'artigiano si apprestava a completare il lavoro intrecciando gli ultimi vimini.
Arrivato coi vimini in fondo all'arco, il cestaio fissava alla base della tafarella un altro ramo di nocciola intrecciandolo con le assi verticali e poi fissava il tutto con filo di ferro. Il lavoro era oramai finito e la tafarella pronta per accogliere i prodotti genuini dei nostri orti.
Ringrazio il maestro caccurese Gabriele Perri per la gentile collaborazione.
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