La famiglia Quintieri |
La famiglia dei Quintieri era già presente a Caccuri nel XVII secolo. Nell’Ottocento ebbe tra i più celebri rampolli un Don Muzio Antonio, sacerdote, nato il 24 ottobre del 1822 da Giovanni, calzolaio e da Domenica Secreto, che fu a lungo parroco di Cerenzia. Don Muzio fece erigere la Chiesta di San Teodoro e iniziò la compilazione dei registri parrocchiali della nuova cittadina sorta dopo l'abbandono dell'antica Akerenthia. .
Un altro Muzio Antonio Quintieri, probabilmente nonno
del sacerdote citato, nacque a Caccuri nel 1762 e abitò in via
Buonasera. Svolgeva anch’egli il
mestiere di calzolaio e lo si trova citato spesso come testimone in
atti dello stato civile del Comune di Caccuri, redatti nel 1810 dal
cancelliere Francesco Antonio Ambrosio e controfirmati dal sindaco
pro tempore Pietro Maria Tornicchio. Ciò probabilmente per la
pronta reperibilità dell’artigiano la cui bottega era ubicata a
pochi passi dal vecchio Municipio di via Buonasera.
Della stessa famiglia faceva parte anche Giuseppe Quintieri,
segretario comunale e capitano della Guardia Urbana di Cerenzia, dal
quale discende l’omonima famiglia cerentinese, che verso la metà
dell'Ottocento si distinse nella lotta al brigantaggio criminale all’epoca
molto attivo nella presila crotonese.
Tra i Quintieri che rimasero, invece a Caccuri, va ricordato
Luigi Antonio, secondo eletto del Comune nel 1844, l’anno
della spedizione dei Bandiera. Fu lui che, quando il sindaco
Pasquale Montemurro, dopo aver inviato il primo dispaccio al capo
urbano di San Giovanni in Fiore avvisandolo che la comitiva dei
patrioti stava per transitare nel territorio caccurese si avviò
verso Laconi con gli urbani del paese nel tentativo di intercettare
i rivoluzionari, avvisò a sua volta le Autorità del comune silano
che “Una forza
di venti persone armate
e due o tre vetture si sono fermate nel luogo detto Laconi,
territorio di Caccuri e sono dirette verso S. Giovanni in Fiore.”
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