Antico ribellismo e moderna tolleranza dei Caccuresi.

 

Caccuri è uno dei paesi più calmi e tranquilli della Calabria e dell’intero Mezzogiorno, un paese dove, almeno negli ultimi quarant’anni, non vi sono mai stati problemi di ordine pubblico, a parte qualche furtarello, quasi sempre ad opera di elementi estranei all’ambiente della civile cittadina. L’ultimo omicidio, uno dei due o tre del secolo scorso,  risale ai primi anni ’50. Da allora nessun fatto grave è venuto a turbare la serenità dell’ameno paesello. Un fenomeno strano se si pensa alle abitudini violente e al ribellismo degli antichi concittadini del Simonetta, una tendenza alla rivolta che affonda le radici nel buio dei secoli. Già ai tempi dell’abate Gioacchino, quando il monaco cistercense, poi fondatore dell’ordine Forense, ottenne dall’imperatore Enrico VI° la concessione di un vasto territorio appartenuto fino ad allora ai monaci brasiliani del convento di Santa Maria dei Tre Fanciulli, i Caccuresi pensarono bene di regolare la partita a suon di botte. Da allora ebbe inizio una periodo di odio cieco  e feroce che si sfogava puntualmente, ogni anno, in occasione della veglia per la festa della Madonna della Patia che si celebra in settembre. 



           La vecchia chiesetta del monastero

 

Ogni notte finiva inevitabilmente a botte tra Caccuresi e Sangiovannesi che avevano quasi sempre la peggio. Nasce proprio da questa “simpatica usanza” l’espressione ancor oggi usata “ ‘a notte ‘e ra Patia” per indicare un qualcosa di terribile. Nel 1694 i dipendenti del duca Antonio Cavalcanti, in lite con l’abate commendatario della Badia di San Giovanni in Fiore, prima massacrarono di botte i guardiani di una mandria di porci di proprietà del convento sangiovannese, poi sfogarono la loro rabbia sulle povere bestie  e le condussero “prigioniere “ a Caccuri. Un secolo prima molti Caccuresi avevano combattuto a fianco del celebre “Re Marcone”, il leggendario brigante originario di Mangone che sconfisse l’armata spagnola del Marchese di Cerchiara e che voleva costituire una repubblica nel Crotonese. Il XIX° secolo fu tutto un crescendo di rivolte e assassini: la rivolta di Francatrippa nel 1806 alla quale parteciparono decine di Caccuresi, lo scontro a fuoco tra i gendarmi ed il brigante caccurese Francesco Saverio Segreto, i delitti e i saccheggi del brigante Zirricu e la sua orrenda decapitazione, gli agguati mortali a Domenico Carvino e Michele Corvino nel 1864, ed un’altra fit tissima serie di fatti di sangue. Nel secolo successivo i bollenti spiriti dei Caccuresi si calmarono parecchio: un omicidio per questioni di onore nei primi decenni del secolo, l’uccisone di un uomo da parte di un carabiniere negli anni ‘40, un terzo omicidio nei primi anni ’50, poi, per fortuna, tutto calmo.  Dismesso anche l’antico ribellismo, il paese divenne un luogo tranquillo e pacifico.

 

                                                 Giuseppe Marino

 


Ricerche storiche di Giuseppe Marino. I testi sono proprietà intellettuale dell'autore e tutelati giuridicamente. E' vietata la loro riproduzione senza l'esplicito consenso del proprietario. 

 

 

                                                                                                             Home