Cenni sulla storia della Chiesa caccurese |
La
Chiesa matrice di Santa
Maria delle Grazie di Caccuri sorge nel cuore del centro storico
tra la via Salita Castello e la Destra. Le origini risalgono
probabilmente al XV secolo quando sorse anche parte dell’antico
abitato a ridosso del vecchio castro di difesa bizantino. A
testimonianza di ciò sono ancora visibili sul campanile i
resti di monofore quattrocentesche. La base del campanile,
infatti, è tutto ciò che rimane dell'antica chiesa
prima delle successive ricostruzioni di cui ci occuperemo più
avanti.
L’appello
non sortì evidentemente il risultato sperato
per cui il problema si ripropose al suo successore, mons.
Maurizio Ricci. In una relazione del 1621 il presule si dilunga
sulle condizioni precarie dell’abazia dell’Ordine di San
Bernardo che distava circa un miglio dell’abitato di Caccuri.
Scrive mons. Ricci che nell’ abbazia dell’ordine di S.
Bernardo “sta
un frate ch’a la Mensa dell’Abbate quale e Rodolfo de Rodolfi
che la tiene in comenda, et resteranno per l’Abbate da 150 docati
et la Mensa sarà docati 30. Questa chiesa è discosta dalla terra
circa un miglio. La chiesa è destrutta et la casa del Monaco sta
mal accomodata, sarebbe forsi bene levar il monaco et trasferire il
servitio delle messe, che molte volte non se dicono, alla chiesa
Matrice della Tera et farle celebrar dalla Comunità de preti,
questo temperamento non sarebbe di preiudicio alla Religione, perche
l’interesse è di niun momento. Sarebbe di qualche agiuto a questi
poveri Preti, si sodisfarebbero le messe et si levarebbe anco
qualche nido de Ladri”. Neanche
allora il problema trovò soluzione per cui mons. Ricci
chiese al Papa ,
nel 1625, la soppressione la
soppressione dell’abazia di Patia con la motivazione
“che
il servitio della messa dell’abbadia Paganella di S. Maria Trium
Puerorum dell’abate Rodolfo mal servita da un frate di S.
Bernardo, si riduchi alla comunità de preti di Caccuri con l’entrata
della Mensa, che saranno da trenta ducati l’anno incirca, che
saria d’utile alla chiesa perché saria servita et di nulla
preiuditio all’abbate et si levaria quel nido de ladri.”
Il problema era
probabilmente impellente dal momento che si trattava di reperire e
razionalizzare le risorse per sfamare un esercito di religiosi molti
dei quali, a giudicare dalle parole dello stesso vescovo, non
godevano probabilmente di buona fama. Basti pensare che la sola
chiesa matrice del paese era servita, oltre che dall’arciprete, da
ben 18 sacerdoti. In queste condizioni le lotte a coltello tra i
frati dell’abazia e i preti caccuresi per spartirsi la miseria
erano comprensibilissime.
Intanto
il paese veniva colpito da una serie di calamità naturali tra le
quali il devastante terremoto del 1638 che produsse notevoli danni
e poi quello del 1659. I
due eventi produssero danni notevoli alla quattrocentesca chiesa
matrice per cui il vescovo Geronimo Barzellino decise di farla
ricostruire a sue spese dalle fondamenta.
Nel 1682 il lavori erano già stati completati e la chiesa
aperta al culto. Negli
anni ’20 del secolo successiva fu elevata alla dignità di
collegiata col suo stuolo di canonici, il tesoriere e il cantore.
Purtroppo il 1° luglio del 1769 il tempio caccurese andò
completamente in cenere a causa di un devastante incendio. Anche
questa volta, però, come la famosa araba fenicia, risorse dalle
ceneri e verso la fine del XVIII secolo era già stata ricostruita e
riaperta al culto. Ora la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, a tre
navate con una cappella laterale sulla destra, risultava
impreziosita dagli scanni corali e da un pergamo del 1795 di
Battista Trocino, rampollo di una famosa famiglia di intagliatori
caccuresi che realizzarono molte altre opere analoghe un alcune
chiese del Crotonese come la cattedrale di Strongoli, [2]
da un fonte
battesimale litico e da molti dipinti alcuni dei quali
attribuiti al pittore rendese Cristoforo Santanna. Conservava
anche la campana fusa in loco da Angelo Rinaldi nel 1578 su
commissione dell’Universitas caccurese.
I
guai per la chiesa caccurese, però, non erano ancora finiti. L’
otto marzo del 1832, a seguito della grave scossa che colpì il
Marchesato di Crotone e gran parte della Calabria centrale, un
terrazzino sul quale poggiava la parete
sud cedette per cui il muro subì un abbassamento che
provocò gravi danni alla volta. Ecco come l’ingegnere alunno
Vincenzo Sassone, incaricato dal delegato del re, ingegnere Federico
Bausan, descrive i danni: “ Il
muro laterale di detta chiesa poggia su un terrazzino ; dietro le
replicate scosse di tremuoto quest’ultimo si è ribassato perché
sostenuto da un debole muro, in conseguenza il detto muro laterale
è uscito di piombo cagionando grave danno alla volta della nominata
chiesa, essendosi di già divisa in tre sezioni longitudinali.”[3]
Davvero sfortunato questo monumento, ma anche questa volta la
Commissione locale per la ricostruzione
nominata dall’intendente De Liguoro, provvide a riparare i
danni. Un altro arciprete caccurese famoso fu don Antonio Gabriele, nato a Caccuri probabilmente nel 1796 che resse la Parrocchia di Santa Maria delle Grazie dal 1820 al 1842.[6] Proprio nel 1820 s’ imbatté, nelle strade di Caccuri, nell famoso brigante Salvatore Meluso, alias Nivara che, insieme a un altro brigante sangiovannese, Pasquale Cimino detto Manchetta, pare avessero tentato di aggredire un certo Giuseppe Rao che abitava nelle vicinanze di piazza Umberto. Il Meluso, dopo essere stato accusato di numerosi atti delittuosi, si rifugiò a Corfù e, in seguito, fece da guida ai Bandiera nel loro tentativo eversivo del 1844. L’arciprete caccurese, chiamato a testimoniare, pur sostenendo che i due erano armati di fucile e pistole, dichiarò che, comunque, non gli erano apparsi agitati, né ostili, ma che avevano financo voluto baciargli la mano.[7] Don Gabriele fu anche membro, per alcuni anni, della Commissione per il restauro delle abitazioni danneggiate dal terremoto del 1832.
[1] Pericle Maone, Caccuri monastica e feudale, A.G. Mercurio, Portici 1969, pag. 44 [2] Anna Russano, Alto Crotonese Calabria - I monumenti, gli oggetti d'arte, la storia, la gente, Gangemi editore Aprile 2001, pag. 118 [3]
G.
Marino, IL terremoto del 1832 nel Marchesato di Crotone – I
danni e la ricostruzione di Caccuri, Cosenza 2012, editoriale
progetto 2000, pag. 39 [4]
A. Pesavento, La chiesa matrice di
Caccuri dedicata a Santa Maria delle Grazie, pubblicato su La
Provincia KR 8/9/202 [5]
A. Pesavento, op. cit. [6]
Russo F., Regesto, (71526).
[7]
G. Marino, Cronache di poveri briganti, Pubblisfera, San
Giovanni in Fiore 2003, pp. 34,35
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