Mio fratello faceva l’aviatore, gli diedero un giorno una carta. Egli ha fatto i suoi bagagli. La rotta verso Sud era segnata. Mio fratello è un conquistatore. Il nostro popolo ha bisogno di spazio. E procurarsi delle terre è per noi un vecchio sogno. Mio fratello ha conquistato lo spazio nel massiccio del Guadarrama. E’ lungo un metro e ottanta, è fondo un metro e cinquanta. B. Brecht
Come potevamo noi cantare
Fischia il vento, urla
la bufera "Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente". Così dicevi ed era d'Inverno e come gli altri, verso l'inferno te ne vai triste come chi deve ed il vento ti sputa in faccia la neve. Fermati Piero, fermati
adesso, lascia che il vento ti passi un po' addosso, dei morti in
battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce. Gesù piccino piciò,
Gesù Bambino alla deriva, Ci sono cose da non
fare mai, Ombra Filastrocca
della bestia umana Filastrocca
della vecchia Terra Anche
col topo il moderno gatto han
stipulato il medesimo patto La
colomba e lo sparviero Per
le bestie dell’universo Solo
una bestia fa ancora la guerra:
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Storie
di alcuni caduti caccuresi nella 2^ Guerra mondiale Elenco dei caduti caccuresi nella 2^ Guerra
mondiale 1940 – 45
Raimondo
Antonio - Oceano
Atlantico (Isola dell’Ascensione) – Piroscafo Laconia – 12
settembre 1942 Militerno
Luigi - Oceano
Atlantico (Isola dell’Ascensione) – Piroscafo Laconia – 12
settembre 1942
Ambrosio Vincenzo – Nivice (Albania) – 10- 3 – 1941
Vincenzo
Ambrosio, avvocato,
tenente, comandante del reparto
Arditi
del 231° Reggimento della Brigata Avellino,
era partito in guerra come volontario, il
20 febbraio 1941. La stessa notte dell’arrivo partecipa ad un’azione
di guerra ricevendo un encomio dal colonnello. Poi è tutto un
susseguirsi di audaci azioni. Sopporta freddo, patimenti, stenti, ma
trova la forza di scrivere quasi quotidianamente ai genitori ed ai
fratelli anch’essi arruolati. Il giorno fatale del 10
marzo 1941 Vincenzo
attacca per ben tre volte una munitissima postazione nemica. Al terzo
assalto è colpito a morte. I suoi soldati lo portano al riparo e lui è
ancora lucido e cosciente dell’imminente fine, nel mentre continua ad
impartire ordini per la continuazione dell’azione. Poco dopo
sopraggiunge la morte.
Da lì i due furono inviati in Grecia, sempre col 3° Reggimento, ma
questa volta al 14° gruppo, 41^ batteria. In una località di fronte
l’isola di Eubea. Rastrellato in Grecia dai tedeschi subito dopo
l’armistizio di Cassibile, fu internato, sempre insieme al compaesano
Rugiero, in Germania come (Italienische Militär- Internierten), operaio
sussidiario e qui assegnato alle dipendenze di una impresa edile in una
località nei pressi di Mulheim nella regione della Ruhr in via
Elisabettenstrasse n. 30.
Giuseppe Rugiero, invece, finì alle dipendenze di una ditta boschiva ad
un paio di chilometri di distanza. I
due giunsero nel paesino tedesco l’11 dicembre del 1944. Verso la metà
di marzo Vincenzo e Peppino si separarono per raggiungere i rispettivi
datori di lavoro, anche se si tenevano in contatto come potevano, anche
a mezzo di altri commilitoni. Ma la tragedia oramai incombeva. Alle
8,19 del 20 marzo 1943, due squadriglie di aerei inglesi ed americani
attuarono un bombardamento a tappeto proprio sul borgo nel quale il
giovane caccurese era al lavoro. Vincenzo,
che non era riuscito a raggiungere un rifugio, fu tra le vittime
dell’attacco e venne
sepolto in luogo sconosciuto. Giuseppe, da lontano, assistette al
bombardamento trepidando per la sorte dell’amico, ma
con un atroce presentimento che poi, purtroppo, si rivelò fondato. Dardani
Fedele –
Albania (Località
imprecisata) data presunta 9 settembre 1943
Chindamo
Raffaele -
Taurianova – 10 – 05- 1943 Raffaele
Chindamo, di
Saverio e di Guglielma Belcastro, era nato a Caccuri il 13
maggio 1907. Da
ragazzo era stato vittima di un incidente automobilistico per cui era
leggermente claudicante. Per questo motivo, in un primo tempo, era
stato esonerato dal servizio di leva, ma quando la più sanguinosa delle
guerre mai combattute entrò nel vivo, non si andò più tanto per
il sottile e nel dicembre del 1942, all’età di 35 anni,
fu comunque chiamato alle armi, ma, poiché si trovava a Merano
(BZ) per motivi di lavoro, si determinarono una serie di disguidi per
cui parti per la caserma alla quale era stato assegnato solo nel
febbraio del 1943, qualche settimana dopo aver contratto il suo secondo
matrimonio. Destinato a Gioia Tauro (RC), fu adibito a mansioni interne.
La sera del 9 maggio 1943 montò di sentinella. Alla fine del suo turno,
secondo la versione ufficiale, ebbe il
cambio da un commilitone, tale Diruzza
Domenico. Raffaele,
dopo il cambio, si avviò verso la camerata,
ma, mentre si
allontanava, decise di accendersi una sigaretta e, non avendo
fiammiferi, pensò di tornare indietro e chiederli al commilitone appena
montato di guardia. Il Diruzza, accortosi che qualcuno si avvicinava
alla postazione, intimò per due volte il “chi va là” e, non avendo
ricevuto risposta, esplose alcuni colpi di fucile che attinsero il
soldato caccurese alla spalla. Almeno questa fu la ricostruzione
ufficiale dell’accaduto che
non convinse mai completamente gli altri commilitoni. Ferito gravemente,
fu ricoverato nell’ospedale di Taurianova, dove morì il 10
maggio 1943.
Oliverio
Andrea
-
Oschiri (Olbia) – 15- 09 - 1944
(Mazzei
Domenico – Campo di concentramento della Bessarabia –
15-01-1945
(data
presunta ai sensi del DL 216 del 1946)
Domenico Longo
era
nato a Caccuri il 28 settembre del 1923
da Vincenzo Longo e da Domenica Gallo. Chiamato alle armi allo scoppio
della guerra, fu arruolato nell’artiglieria e spedito sul fronte
greco. Catturato dai
Tedeschi, fu deportato in Germania,
e avviato in un campo di prigionia per essere assegnato al lavoro
coatto. Qui, per le pessime condizioni di vita imposta dagli aguzzini
nazisti, contrasse una TBC polmonare per cui fu ricoverato nel
lazzaretto di Zeithain (Sassonia) Liberato
dai russi il 17 aprile del 1945,
fu trasferito nell’Ospedale militare russo di Liegnitz (Legnica),
Polonia, dove si spense il 28 agosto del
1945. Tra
i commilitoni figurava un certo Quinto Cariati, di Sant’Andrea dello
Ionio di qualche anno più giovane che gli rimase accanto fino alla
fine. Fu proprio Quinto Cariati a raccontare gli ultimi giorni di vita
dello sfortunato soldato caccurese sepolto, secondo l’amico nel centro
del cimitero di Legnica, dopo un funerale regolare celebrato dal
cappellano militare il quale, saputo che i due erano originari della
stessa provincia, volle che fosse l’amico a gettare la prima palata di
terra sulla bara.
Scigliano Giuseppe - Fronte russo - Disperso in guerra (data e luogo di morte sconosciuti)
Giuseppe Scigliano era
nato a Caccuri il 15 aprile 1921 da
Luigi e da Carolina Lucente. Allo scoppio della guerra fu chiamato alle
armi e assegnato all’ARMIR, l’armata italiana inviata in Russia, nel
gelo di quelle contrade, con le scarpe di cartone. Di lui non si seppe
più nulla. Probabilmente morì di stenti nella steppa
durante la drammatica ritirata.
La guerra produsse,
anche nel nostro paese, numerosi invalidi, tra i quali il grande
invalido e mutilato Carmine
Salvatore Rugiero, un
giovane soldato che sperimentò sulla propria
pelle le tremende, dolorose conseguenze di una guerra la
più atroce e sanguinosa mai combattuta. Carmine Rugiero subì
gravissime mutilazioni che gli provocarono dolore e sofferenza per tutta
la sua lunga vita, ma egli seppe sopportare tutto con dignità. Rugiero Carmine Salvatore, grande invalido di guerra
Carmine Salvatore Rugiero
Prima di chiudere questa pagina voglio inserire una brevissima biografia di un giovane carabiniere caccurese che non cadde nella Seconda guerra mondiale, ma in quella che fu un'altra feroce guerra, un'appendice del più grande conflitto, la guerra personale del bandito indipendentista siciliano Salvatore Giuliano contro lo Stato italiano. Si tratta di Giovanni Dardani, terza sfortunata vittima di una famiglia decimata dalla guerra. Giovanni, infatti, era fratello di Vincenzo e di Fedele Dardani dei quali abbiamo parlato in questa stessa pagina.
Giovanni Dardani,
carabiniere nato a Caccuri il 27 giugno del 1918, era figlio di Domenico e di Maria Rosa Urso, coniugato
con Maria Mele, sorella di Vincenzo, internato in Germania dove mori a
seguito di un bombardamento. Dardani morì a Palermo il 10
maggio del 1946, nell’ospedale militare
nel quale era stato ricoverato alcuni giorni prima essendo stato
gravemente ferito nel corso di un agguato ad una camionetta di
carabinieri ad opera della
banda di Salvatore Giuliano, il feroce bandito separazionista siciliano.
Giovanni lasciò la loglie e due figliolette in tenera età. Al giovane
carabiniere fu poi conferita la medaglia d’argento al valor
militare. Nei primi anni '90 gli fu intitolata la via che dal cancello
di Villa San Marco arriva alle case popolari.
1 2 http://s5.histats.com/stats/r.php?371533&100&66&urlr=&www.webalice.it/giuseppe.marino50/Storia/Guerra/caduti1.htm |