Sarò grato per tutta la vita a Mastro Peppino Gigliotti, zu Peppino,
come lo chiamavo rispettosamente ogni volta che lo andavo a trovare a
Sinigo, una frazione di Merano nella quale si era trasferito nel 1954,
quando studiavo nella cittadina sudtirolese e quando ci andavo in
vacanza d'estate, per avermi trasmesso il suo amore per la storia locale
e stimolato alla ricerca.
Giuseppe Gigliotti, fabbro provetto, uno dei migliori
artigiani della Calabria al quale si rivolgevano da tutta la provincia
di Crotone per lavori di meccanica di precisione o particolarmente
delicati, autodidatta, dirigente e poi presidente della Sezione di
Caccuri dei Reduci e combattenti della Grande Guerra, ebbe il merito di
essere uno dei pochissimi, anzi probabilmente l'unico caccurese che mise
per iscritto le sue memorie consentendoci di conoscere le vicende
caccuresi che vanno dal novembre del 1918 al 1925, ovvero la fondazione
e l'attività della Lega dei combattenti reduci, la battaglia per le
terre, molte delle quali demaniali che erano state promesse ai giovani
soldati meridionali per convincerli a combattere, ma che restavano
saldamente nelle mani della borghesia agraria, la nascita del rione
Croci, gli scontri e i disordini in occasione delle prime elezioni
amministrative nel dopoguerra, l'avvento del fascismo e preziose
informazioni sulla vita sociale caccurese.
Riordinando le mie carte ho ritrovato questa pagina di
calendario sulla quale mastro Peppino ci offre un bel ritratto
dell'ingegnere Stanislao Martucci, uno dei tanti illustri caccuresi,
morto giovanissimo, ma che ebbe il tempo di farsi conoscere e apprezzare
in tutta la regione per le sue pregevoli opere di ingegneria. La lingua
e lo stile personalissimo di mastro Peppino lasciano trasparire una
certa ingenuità a qualche lacuna linguistica, ma va tenuto conto il
valente artigiano caccurese non "ebbe scuola" e che i suoi
mastri, come scrive nel suo diario, "furono la forgia, la mazza e il
martello." Le notizie che ci fornisce, sono, però preziose.
Qui di seguito trascrivo il ritratto dell'ingegnere.
STORIA DI DON STANO MARTUCCI
Questo ingegnere insigne morto ancora giovine al colmo della sua
operante professione con lodevoli apprezzamenti facendo onore a Caccuri
con i suoi pregevoli lavori.
Suo fratello don Luigi, segretario a Cerenzia, oltre che lo
aveva tenuto allo studio gli comprò una casa a Cerenzia quale sposatosi
con una Signorina di alta famiglia di Cirò, ma convisse poco tempo.
Cessò di vivere lasciando una figlia in tenera età che andò poi sposa
ad Dottore Dima, ufficiale sanitario della provincia di Catanzaro,
Detto ingegnere di fama, non solo era fornito di modi
gentili, buono come il pane, sempre col riso in bocca, accoglieva la
gente umile più degli alti facoltosi. Oltre a essere bello di
visione, gentile, era pure fornito di un personaggio di speciale
formazione, alto e ben composto, affabile, caritatevole verso il
prossimo.
Caccuri e Cerenzia gli tributarono immensi onori tenendo il lutto
per parecchio tempo.
Fu compianto da tutti i nipoti quale il Colonnello Enrico
ed il maresciallo dei CC Peppino e dalla nipote Berenice e Donna
Adelina.(1)
Si tratta dei fratelli Del Bene figli
della sorella Rosa Martucci che aveva sposato Federico Del Bene.
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