Storia dell'elettrificazione di Caccuri
La storia dell'elettrificazione del paese e dell'illuminazione di case, strade e piazze è storia abbastanza recente. La corrente, per la verità, arrivò a Caccuri già nei primi anni del secolo scorso, me fu solo nel 1956 che, finalmente, venne realizzata una rete elettrica efficiente. Nei primi anni del XX° secolo le case erano ancora illuminate con sistemi tradizionali: lucerne a olio, steariche e lumi a petrolio; solo pochi locali pubblici erano illuminati a gas acetilene da impianti realizzati dallo stagnino Saulle De Mare e dal figlio Pietro, mentre le strade del paese erano immerse nelle tenebre.
Rione Croci nel 1925
Negli anni '20 ebbero inizio i lavori per la realizzazione dei laghi silani e delle centrali idroelettriche di Orichella, Timpagrande e Calusia. Gli impianti furono inaugurati circa dieci anni dopo dal principe Umberto, ma Caccuri, nonostante una di queste centrali, quella di Calusia, sorgesse proprio nel suo territorio, a pochi chilometri di distanza dall'abitato, non fruì dell'energia prodotta dagli impianti silani se non nel 1957. Il paese fu, invece, collegato alla linea della Società del Lese che aveva realizzato una piccola centrale idroelettrica (poco più grande dell'alternatore di un moderno autocarro) nel territorio di Savelli. Il minuscolo impianto, che sfruttava le acque del fiumiciattolo, un affluente del Neto, alimentava quattro paesi: Savelli, Castelsilano, Cerenzia e Caccuri.
Vecchia centrale idroelettrica del Lese
Nei primi tempi, quando i consumi erano ancora ridotti e nelle case, nella stragrande maggioranza monolocali o bilocali si accendevano al massimo un paio di lampadine, le stanze risultavano discretamente illuminate, mentre le strade del paese erano debolmente rischiarate dalle rare lampade collocate nei luoghi maggiormente frequentati. Col tempo, però, aumentarono utenti e consumi e l'energia prodotta non era più sufficiente. Invano il povero mastro Adolfo Barone, elettricista, si prodigava per ridurre i frequenti disservizi e l'espressione " ' luce 'e Lese" divenne sinonimo di inefficienza. Le lampadine nelle case davano una luce molto fioca; la resistenza diventava incandescente, ma l'illuminazione prodotta era solo pari a quella di una brace. Sui caminetti ricomparvero candele, lumi a petrolio, lucerne a olio che integravano la poca luce della lampada elettrica. Per le strade si incontravano passanti muniti di rare torce elettriche, ma, più spesso, di tizzoni che agitavano per rischiarare il cammino.
Vecchia lanterna a olio
Nel 1956 furono realizzati, finalmente, dalla SME( Società Elettrica Meridionale), la nuova rete elettrica e il nuovo impianto di illuminazione esteso anche ai rioni Croci e Parte e alla frazione di Santa Rania che ne erano sprovvisti. L'inaugurazione delle due opere avvenne in una tiepida serata del 1957, Verso le sette di sera, quando il paese era oramai immerso nelle tenebre, il sindaco dell' epoca Francesco Sperlì, alla presenza di quasi tutta la popolazione e alla luce di qualche torcia elettrica, girò la levetta di un interruttore collocato nella vecchia cabina su pali di via Principessa di Piemonte (proprio di fronte la casa di Giuseppe Lacaria) e, miracolo!!, soprattutto per i bambini che non avevano ancora conosciuto l'illuminazione elettrica, nell'intero rione Croci e in tutto il paese, nelle case, le tenebre lasciarono il posto ad una luce rossastra che, all'epoca, ci parve abbagliante e che permetteva ai bambini, di scorrazzare liberamente per le allora sicure strade del paese. Una decina d'anni dopo arrivò anche la luce biancastra del neon a rischiarare ulteriormente le notti caccuresi.