Hannu mu squagghianu li campani

 

   

    Mentre il sudore mi cola dalla fronte, si insinua negli occhi e nelle orecchi e lo sguardo si posa sul termometro che segna 38 gradi, all'improvviso mi balza alla mente la celebre imprecazione di mio nonno, nato, per una specie di predestinazione, il 14 luglio di 133 anni fa tra l'Aspromonte e le serre calabresi,  catapultato in un paese della Presila ionica situato più o meno alla stessa altitudine, il più grande freddoloso che sia mai comparso sulla faccia della terra dopo di me.
    Chissà come avrà fatto quando, rimasto orfano di entrambi i genitori all'età di 3 anni, i vecchi nonni, poverissimi, dopo averlo allevato fra gli stenti fino all'età di 11 anni, lo "accordarono" a un pastore aveva le greggi i montagna , a sopportare i rigori del freddo aspromontano scalzo e malvestito? ? Chissà quante maledizioni avrà lanciato? Freddoloso dalla nascita, forse perché, come ripeteva spesso, era nato proprio il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia, data calda,  per la meteorologia, ma anche per la storia, andava sempre in cerca di qualsiasi fonte di calore. Quando poi, a seguito di un ictus rimase paralitico per otto anni, il problema si aggravò e non c'erano coperte che bastassero e allora, come faceva sempre quando era arrabbiato, metteva da parte il caccurese e imprecava in riggitanu. A farlo arrabbiare ancora di più era mio cugino che quando tornava la sera tardi dalle sue passeggiate invernali nel paese, sapendo quanto nonno era freddoloso, si avvicinava al letto e, con la scusa di baciarlo, gli strofinava sul viso il naso gelato. Allora nonno lo cacciava via in malo modo: "Vatinni, nasu di cani!" gli urlava e poi continuava a brontolare: "Hannu mu squagghianu li campani!" Grandissimo, nonno Saverio.