'A gara 'e ri ciucci |
Senza voler nulla togliere alla bellissime feste di Ferragosto e di San
Rocco degli ultimi decenni, spesso allietate dall'esibizione di grandi
star della musica leggera italiana e di gruppi famosi come Mino
Reitano, Nada, i Dik DiK, la Formula tre, Riccardo Fogli,
Mariella Nava ed altri che in questo momento mi sfuggono e dai fuochi
pirotecnici che sono sempre bellissimi e graditi, credo, però, di non
bestemmiare se affermo che le feste di una cinquantina di anni fa erano
un'altra cosa. Senza scomodare le feste degli anni '30 e '40 celebrate
anche dal poeta Lafortuna
nella poesia
"Parmarinu", si può affermare, senza tema di
smentita, che anche quelle degli anni '50 e '60 erano molto
belle e le attrazioni molto suggestive, a cominciare dalle
bancarelle dei ninnoli che non vendevano certo i giocattoli tecnologici
dei giorni nostri, ma altri gingilli con i quali ci divertivano un
mondo: dalle pistole ad acqua, al topo a molla, allo stantuffo, alla
sampugnella, alla scacciacani che faceva un botto tremendo quando il
cane batteva su una strisciolina di carta rossastra coperta di fosforo,
prima che fosse inventata la capsula di plastica che poi la
sostituì. Ma a rendere la festa più bella, più
"casarula", più attraente, erano anche i giochi popolari
come quello del gallo (poi sostituito da una lampadina fulminata),
quello delle pignatte, la corsa nei sacchi ed altri ancora. Non
mancavano le competizioni vere e proprie come il tiro al bersaglio al
quale partecipavano tutti i cacciatori del paese per vincere "' u
pecuru" che di solito veniva messo in palio. Il bersaglio a cerchi
concentrici veniva collocato alle pendici della Serra Grande, un po'
più in basso del luogo dove sorgeva l'ovile dell'amico Giovanni Gallo
e i cacciatori cercavano di colpirlo sparando uno per volta i colpi che
avevano a disposizione dal lugo dove sorge ora la casa di Mario
Cavallaro. Ma la competizione più attesa, almeno dai ragazzini, ma
anche dagli adulti, era la "gara e ri ciucci", il nostro
"palio caccurese" ora ripreso, da parecchi anni, dagli amici
di Castelsilano che ne hanno fatto un evento di rilevanza regionale al
quale somno smepère presenti centinaia e centinaia di persone che
raggiungono la cittadina pre silana da igni dove per assistere
alla manifestazione.
A spuntarla era sempre Melo, non si è mai saputo se per la potenza e la classe del suo ciuccio o a seguito di qualche segreto nella condotta di gara, ma Peppino gli dava molto filo da torcere, pur risultando sempre l'eterno secondo. Gli spettatori si sistemavano nell'orto che si trovava nel lugo dove ora sorge il fabbricato che ospita oltre al pub altre negozi (all'epoca non esisteva il palazzone di fronte) o lungo la ringhera dei Mergoli e da lì incitavano in concorrenti. Inutile dire che, come in tutte le competizioni paesane si formarono anche allora due tifoserie, quella dei "Cruciari" che tifava per Melo per via che abitava ai Croci e quella dei "Caccuresi" che tifava per Peppino che all'epoca abitava ai Mergoli, ma si trattava di un tifo civile, allegro, vociante, ma senza eccessi e anche tra i contendenti non vi furono mai screzi o eccessivi antagonismi. La cosa durò per alcuni anni, poi l'emigrazione, la scomparsa dei ciucci e l'irrompere chiassoso e, per certi versi, volgare della modernità cancellarono questa simpatica manifestazione.
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