Antonio Manfreda, da tutti conosciuto come zu ‘Ntone ‘e
Cerza fu uno dei personaggi più simpatici, ironici e spassosi della
Caccuri del XX secolo. Dotato di una scaltrezza e di un’arguzia fuori
del comune, riusciva a stupire tutti con le sue battute fulminanti e
spassose, molte delle quali rimasero proverbiali. Era anche una persona
buona e generosa che non disdegnava qualche sana gozzoviglia e qualche
buon bicchiere con gli amici e che sapeva farsi amare e rispettare da
tutti, anche quando ti prendeva in giro con le sue micidiali battute.
Un vezzo
caratteristico di zu ‘Ntone era quello di salutarti in modo enfatico e
cerimonioso, salvo, appena si allontanava di qualche metro, mandarti al
paese del sindaco amico di Alberto Sordi così, amabilmente, senza un
valido motivo, solo per il gusto della beffa alla quale non sapeva
rinunciare. Tutti sapevano di questa sua innocente mania e ne rideva
cordialmente.
Di una sua micidiale
presa in giro fui vittima io stesso ancora oggi ne rido a crepapelle
ogni volta che ci ripenso. Mi ero sposato da una ventina di giorni e,
con mia moglie, stavo andando a far visita a mia zia Eugenia. Arrivati
all’inizio di via Buonasera, trovammo zu ‘Ntone con altri anziani
seduto sul sedile di pietra dell’osteria di zia Luisa Lupinacci.
Quando mi vide, mi fece cenno di avvicinarmi, mentre mia moglie
proseguiva verso la casa di mia zia. Appena gli fui davanti mi chiese:
“Nipù, he saputu ca te si’ spusatu, è veru? Ma ha fattu? Sinnò
‘un te preoccupare, te ‘mparu io cu’ se fa.”
Sia io che gli altri anziani presenti scoppiammo in una risata
fragorosa e feci fatica a non rotolarmi per terra, mentre mia moglie,
una decina di metri più avanti, non riusciva a capire il motivo di
tanta ilarità. Come si fa a
non amare personaggi come il caro zu ‘Ntone e a tanti altri che ci
insegnarono a vivere, ci trasmisero la loro saggezza e, soprattutto,
cos’era la solidarietà, l’amicizia, la gioia di sentirsi parte di
una comunità coesa e pacifica. Grazie, zu ‘Ntone.
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