Il mistero del coccodrillo
                                                                         
di G. Marino

        
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     Accidenti che mistero! E’ stato uno dei più grandi misteri ancora irrisolti dello scorso secolo, un qualcosa che ha fatto scervellare milioni e milioni di adulti e piccini. . “Ma il coccodrillo come fa?”,  era l’assillante domanda che quel mastino di  Johnny Bassotto rivolgeva a tutta la città senza riuscire a trovare il bandolo della matassa. Eppure quel bravo poliziotto aveva sempre risolto tutti gli enigmi, anche i più complicati. Aveva scovato chi aveva rubato la marmellata ed  un uovo di cioccolata, quello che aveva rotto la vetrata con un colpo di pallon, quello che aveva attaccato a un palloncino la cravatta di papà che ora volava sopra tutta la città,  perfino chi aveva scaldato la cassata con il fohn,  però non era mai riuscito a scoprire come diavolo facesse quello stramaledetto coccodrillo. Eppure si era avvalso anche del famoso pappagallo che gli faceva da radiospia!.            
    Anche Popov si era messo in testa di scoprire l’arcano mistero andando in giro di qua e di là nella steppa sconfinata, a quaranta sotto zero, infischiandosene del gelo, per cercare qualche labile indizio, fino a quando gli si affondò lo stivale nella neve e restò lì. Fortuna che poco dopo passò lì vicino una muta di quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due che marciavano compatti in fila per sei col resto di due, così il povero cosacco riuscì ad afferrarsi  alle code attorcigliate e liberarsi dalla stretta della neve. Ma intanto il mistero del maledetto rettile diveniva sempre più fitto, mentre la gente continuava ancora a porsi il terribile interrogativo? “Il coccodrillo come fa? Che lo possino cecà!” A volte si diffondeva  qualche illazione : che “mangiasse troppo”, “che non mettesse mai il cappotto”, “che sorseggiasse camomilla”, “ che con i denti pungesse”,  “che qualche volta piangesse”, ma niente che potesse risolvere il mistero e chiarirci, una volta per tutte, come diavolo facesse quand’era  tranquillo.  
       L’unico al quale proprio non gliene importava nulla era un pulcino ballerino che continuava tranquillo a ballare sotto lo sguardo competente  di  tre galletti verdi e gialli, professori di hully gully che esternavano il loro compiacimento con un bel chicchirichì. A dire la verità anche al torero Camomillo, il matador tranquillo che dorme appena può non è che poi gliene importasse moltissimo e nemmeno al Lungo, al Corto e al Pacioccone, impegnati nel loro concertino perché non portavano  mai pistole perché lo sceriffo non vuole e, ora che ci penso bene, nemmeno al gatto Gonzales e al topo Zorro impegnati nella loro guerra perché  Gonzales pretendeva che i topi gli pagassero tante tasse con il gruviera. Insomma, per dirla tutta, di come fa il coccodrillo non gliene fregava proprio niente a nessuno.