Poesie colte

                                                                         
                                                

    Devo alla mia amica Giovanna Calvo l'incontro con un genere letterario a me sconosciuto, anche se, per gioco, mi ero esercitato nella creazione di poesie "senza senso"  cedendo alla mia matura istrionesca di giocare con le parole come facevo spesso con grande divertimento dei miei alunni quand'ero ancora in servizio. Poi Giovanna mi ha fatto conoscere Fosco Maraini, padre della nota scrittrice,  la tecnica letteraria della poesia metasemantica e la raccolte delle Fanfole del grande etnologo dalle quali è stato tratto anche un album intitolato Gnòsi delle fanfole musicato e cantato dal grande Stefano Bollani. Così ho appreso che le mie "stramberie" di un maestro un po' pazzerello erano, in realtà, opere con dignità letteraria chiamate "fanfole." Cime non essere grato e non venerare un'amica di vasta e solida cultura come Giovanna Calvo per quanto mi ha insegnato e per quanto continuerà certamente a insegnare? Colgo l'occasione per proporvele due se avete voglia di leggerle, Altre le potrete trovare dall'home page seguendo i link Il mio lavoro - poesie - poesie colte.

La tofola

La tofola s’impicchia e si fusticchia
e poi si catapulta nella stocchia
con fare altero e pepola marecchia
come se fosse un poco perastocchia.

Ma quando il sole scalda la riponia
e l’aria si riempie di catonia
la tofola s’intrufola nel tonfolo
e si rannicchia come fosse un cimpolo.

La sera esce per recarsi al fonfolo
dove l’attende il suo amico Rombolo
ma prima si  masticchia e si tristacchia
per apparire un poco meno vecchia.



       Il netato catanuto

Comè netato questo catanuto,
quant’è lezioso, quant’è resetato,
si muove come un timolo mallito
come se fosse un dio dal ciel calato.

Ma basta il lito di una ladonata
a fargli perder già la rimolata;
allor si scioglie come un filocato
come un qualunque reto scampolato.

Quant’è più saggio, invece il senofito
e com’è serio, com’è tato e compito,
imperturbabile come un nemoto kito
ato, fatato, muto e bisolato.


                                                                                                                                                        

La vetusta catagonia

Patrembando assefonati
Col favore del tristazio
Per le strade di campagna
Col ruttorio ritemposo,
incontrammo una vetusta
catagonia astroferita
con la zufola dorata
e la pepola felata.

 “Come mai, così speciosa,
le chiedemmo strimolati,
perché sei così refusa,
catrambita e medonata?”

  “Sono sempre più sempita,
trasandata e scamorita;
son da tutti rampognata,
non mi resta che spiampare
come un refolo compiso.”

  E sparì nella campagna
Rattrappita e tranfolata.

     

                                                                        

                                                  Il filasto innamorato

 Sotto un cìpolo catonio
Un Filasto innamorato,
ben cistato, impomatato,
attendeva, con samòsa
la sua bella Filastosa.

  Il suo cuore insimolato
frimolava ad ogni afflato
di un gradevol filamonio
che stormir facea vilato
i pampìni del catonio

  Ma la sopa Filastina,
sepolata e ciribina,
altri lidi frequentava
ed il povero Filasto
tricelato e tarpimano
la sua bella attese invano,
mentre un rivolo riloso
gli solcava il tetro viso
ed infin con salamento
prese atto del milento,
e con una Sepolina
che cogliea la tripolina
poco dopo si cistò
ed il cuor si consolò