Lilly
di Giuseppe Marino
 

 

   Ancora una canzone che doveva essere inserita tra quelle di un musicol rimasto allo stato di progetto. Tratta un tema di stretta attualità una ventina di anni fa, ma ancora attuale: l'odioso sfuttamento delle immigrate. Buona lettura a chi la leggerà.

Nacque un giorno d’aprile in una landa
Deserta e disperata un piccol fiore.
Gentile e profumato di lavanda,
Tutto teso alla vita ed all’amore.

Schiuse la sua corolla delicata
Cercando intorno a sé vita ed amore,
Ma la sua terra arida e desolata
Vita non regalava al giovin fiore.

E  gioia non le dava la sua terra;
Solo miseria, privazioni e guerra,
Odio,  rancori, sangue e sofferenza
Furon compagni della sua esistenza.

E fu così che insieme ad altri mille
Si ritrovò ammassata in una stiva
Con l’odor di catrame sulla pelle
Ad inseguire un sogno che fuggiva.

Lilly cercò da noi bontà e amore,
ma su quel marciapiede, quanto orrore!
Conobbe gli egoismi, l’odio, i vizi
D’uomini d’opulenza e soldi sazi

E quella canna in quella folle mano
Che le strappò la vita in un baleno.
Un tonfo sordo e il rosso sangue insozza
I bei capelli d’oro in una pozza.

Spenti occhi sbarrati cercan invano
La landa deserta di un paese lontano.