Cronache di poveri briganti - Il brigantaggio nel XIX secolo a Caccuri e dintorni

   La mia ultima fatica è' un saggio sul brigantaggio anti francese fomentato dai filo borbonici e dagli Inglesi nei primi anni del XIX secolo, sul brigantaggio criminale, fenomeno endemico nella Calabria e nella nostra zona in particolare e su quello post unitario che vide contrapposti migliaia di disperati, spesso fuorilegge per necessità, all'esercito piemontese che attuò una feroce repressione del fenomeno con metodi ancor più spietati, se possibile, di quelli usati dai briganti.

   L'opera nasce dalla consultazione di decine e decine di fascicoli di procedimenti penali su atti di brigantaggio custoditi presso gli archivi di Stato di Catanzaro e Cosenza e dai registri dello stato civile del Comune di Caccuri e ricostruisce vicende ed eventi drammatici inediti, nonché le biografie di decine di briganti caccuresi e dei paesi del Crotonese fin ora sconosciuti con  storie di miseria, di sofferenza e  di abbrutimento che meritano di essere divulgate.

   La copertina e i pregevoli disegni che rappresentano in modo semplice e schietto "i poveri briganti" caccuresi, uomini che nulla hanno di eroico o di "romantico", sono di Daniela Secchiari, disegnatrice per hobby di Carrara che ha conosciuto e apprezzato Caccuri attraverso questo sito.

 

                                                          

 

    Un momento della presentazione - Da sinistra: Cesare Mulè, l'autore, Daniela Secchiari, Carlo Rizzo, Giuseppe Miliè

   Il volume è stato presentato lo scorso tre agosto nelle sale del ristorante La Roccia, per iniziativa del presidente dell'associazione culturale Zeus Peppino Sganga,  dal professor Cesare Mulè, storico calabrese e dal professor Giuseppe Miliè. Erano presenti, per l'occasione, oltre al presidente Sganga che ha introdotto i lavori,  il presidente della Comunità Montana Alto Crotonese Carlo Rizzo, il sindaco di Caccuri Sandro Falbo, quello di Castelsilano Pietro Durante,  decine di politici e uomini di cultura di Caccuri e dei paesi vicini.

Hanno scritto del libro:

Marino ha condotto ricerche lunghe, faticose, accurate, supportando ogni rigo del suo racconto (stavo per scrivere ogni respiro dei suoi protagonisti) di riferimenti documentali tratti minuziosamente da atti giudiziari per oltre cento cinquant’ anni mai toccati da nessuno. Aprendo faldoni e volgendo coacervi di carte ha sollevato il coperchio di un inferno di passioni alimentate da efferatezze e sollecitate da sentimenti bruti mai raddrizzati adeguatamente dalla scuola, da civismo, dall'eco d'insegnamenti di fede e di eticità. Non vi è un rigo dolciastro di romanticume che sovente incipria le storie dei briganti.

 

                                             Cesare Mulè

 

 

Nel suo libro ho sentito l’eco di tante lotte che Peppino Marino ha combattuto in difesa dei più deboli. Questo suo ultimo lavoro è, infatti, un grido di protesta nei confronti di coloro che hanno “dimenticato” di narrare la storia di tanti poveri diavoli che, ridotti in condizioni di estrema povertà materiale e morale, diventano, come ben dice l’autore, briganti per necessità.  

                                        Giuseppe Miliè

 

 

 

Il libro di Giuseppe Marino, da Caccuri, costituisce un prezioso tassello del vasto ed intricato mosaico del brigantaggio meridionale, calabrese, silano.

L'Autore volutamente, dopo il titolo “Cronache di poveri briganti", col sottotitolo specifica meglio e delimita l'area della sua ricerca: "Il brigantaggio del XIX secolo a Caccuri e dintorni".

L'opera di Giuseppe Marino è stata pubblicata dall'Editrice Pubblisfera col patrocinio della Comunità Montana e dei comuni di Caccuri e di Castelsilano.

Non molto vistosa dal punto di vista tipografico da sembrare un "quaderno", si arricchisce dei disegni di Daniela Secchiari. E' ricca di note a fondo pagina, ma è priva di bibliografia. Sarebbe bastato elencare le fonti citate via via. Lo stile è fluido e ben curato, la narrazione è agile e agevola la lettura.

Queste storie povere di poveri briganti sono inserite in un contesto storico che ne delimita la portata, inserendo il brigantaggio caccurese nel panorama del brigantaggio meridionale e silano.

 Pur basandosi su documenti di per sé aridi, tratti in buona parte dagli Archivi di Stato e dei Comuni, - non vengono citati Liber Mortuorum parrocchiali a cui invece il Maone ha attinto a piene mani - le figure dei briganti sono abbastanza caratterizzate e vivaci, e talvolta trattate con una sottile e pungente ironia.

Verso qualcuno di essi l'Autore, con una certa abilità narrativa, sembra nutrire un atteggiamento di simpatia, che comunica inavvertitamente al lettore, come nel caso del giovane Meluso di cui si narra nel cap.2 , pp. 34 - 37.

Ma oltre alle storie di questi "poveri briganti", s'intravede la storia della nostra gente, che in epoche diverse ha subito soprusi d'ogni genere, sotto il padroni di turno. Quanto sia presente una valenza politica, munita di un progetto di società, cosciente dei sacrifici da conquista di un ideale, dall'insieme del libro la risposta sembra essere negativa, anche se a sprazzi appaiono nei vari capitoli alcune interpretazioni dei fatti, degli avvenimenti, delle loro motivazioni, di chiave marxista, nella linea della "Storia sociale della Calabria" di Enzo Misefari. Ma queste letture del fenomeno sparse qua e là non sono tali da impedire la fluidità narrativa e da costituire una tesi da dimostrare. Possono far parte dell'armamentario critico-interpretativo, di avvenimenti, che nel loro insieme si prestano a far intravedere un conflitto di classi, da cui sempre esce perdente il popolo minuto, costretto a barcamenarsi tra signorotti e briganti.

Un libro da  leggere, un libro che si fa leggere. Volutamente ho evitato di sintetizzare le varie fasi di questo fenomeno per lasciare al lettore la gioia della scoperta. Certo non occorre fermarsi al tassello, occorre guardare all'intero fenomeno. Anzi non è azzardato affermare che si vogliono capire alcuni fenomeni delinquenziali di un passato prossimo e di un vicino presente, non possono essere trascurate alcune analogie, con un sorprendente gioco delle parti. Solo un'emancipazione culturale ed economica può sottrarre gli adepti ai nuovi "brigantaggi", vere cancrene della nostra società.

                                                                           Don Pietro Pontieri

 Su Calabria Ecclesia Magazine  - http://www.calabriaecclesiamagazine.it/, n. 52 del 23-10-2003In libreria

 

L'opera del professore Marino parla della storia di Caccuri e dintorni nel XIX secolo, ma non si sofferma su illustri uomini di cultura. Dipinge, invece, con grande freschezza e semplicità di stile, la vita comune della povera gente che, spinta dalla necessità e dalla disperazione, si dava al brigantaggio. C'è da sottolineare il fatto che i briganti, di cui nel libro si odono le voci e il respiro, non sono dei delinquenti nati, ma persone semplici  e analfabete che, per risollevarsi economicamente, si davano alla violenza.

     

                                                                                       Vincenza Cavallaro      

 

 

Nel libro si percepisce un dramma e non un racconto; dramma perché ha due aspetti di spaventosa grandezza: il bene e il male. Un dramma, tra l'altro,  molto interessante perché è "sano" e scritto con i piedi a terra e, soprattutto, con notizie storicamente certe. Il tutto è inquadrato molto bene nel contesto storico - sociale di quel brutto periodo. L'opera è una finestra storica aperta sul nostro territorio con fatti storici di casa nostra vissuti e sofferti dai nostri avi.

 

                                                                                       Teodoro Torchia

 

 

 

 

Ci è capitato di recente tra le mani il saggio “Cronache di poveri briganti – Il brigantaggio nel XIX secolo a Caccuri e dintorni”, edizioni Pubblisfera, San Giovanni in Fiore /CS), 2003, pp. 138. Ci è sembrato  ben strutturato, scritto, documentato, questo libro di Giuseppe Marino che si basa su documenti d'archivio e tratta la storia del brigantaggio nel secolo XIX a Caccuri facendo   piena luce su uomini, fatti, avvenimenti, episodi successi tanti anni fa e ora richiamati e fatti rivivere dalla penetrante e lucida penna dell’autore. Dobbiamo essere grati e voler bene noi Caccuresi all'autore di questo libro in quanto, tra  le altre cose, da anni e con lodevoli risultati sta studiando e esplorando la storia, i costumi e le tradizioni del nostro paese.

    Ci troviamo di fronte a un libro pregevole - e  lo ripeto,  ben condotto - e scritto in modo chiaro e a anche con molta  partecipazione.

Qui si mostrano le doti storico - letterarie di Giuseppe Marino che sa muoversi negli archivi e nei vari documenti estraendone dati e fatti che ci permettono di capire situazioni e accadimenti. 

    Oltre questo mirabile libro, Marino ha scritto nel 1983 il volume Caccuri e la sua storia e nel 1994 ha visto la  luce un secondo libro dal titolo Caccuri nella storia.

    Diciamo con  tutta franchezza che Giuseppe Marino è uno studioso e ricercatore che si interessa del suo paese e lo fa in modo magistrale ed esaustivo come é ampiamente provato dalle sue precise e scrupolose, minuziose ricerche e analisi storiche espresse  con una lingua fortemente comunicativa e che si snoda  come un racconto,

     Quest'opera. che ho  sotto ali occhi é pregevole, e da un punto di vista storico, e da quello letterario. Marino dimostra qui  non solo di essere uno storico molto preparato e sensibile, ma anche uno scrittore che, con scrittura sempre nitida a fluida, fa rivivere fatti e personaggi del passato, di un passato legato ai briganti e alle loro razzie e rapine. Nelle varie pagine del libro si nota una scrittura armonica ed equilibrata che ci presenta personaggi e fatti raccapriccianti.

      L’opera è costata lunghe, faticose, ma gratificanti ricerche condotte in vari archivi e biblioteche. E’ da apprezzare anche il modo preciso e puntuale con il quale lo storico narra le storie di questi briganti, molti dei quali erano poveri cristi  che si davano alla macchia per avere ricevuto insopportabili oltraggi o per poter campare.

      Perché Marino ha scritto questo libro? ci si potrebbe chiedere: Ebbene, ce lo spiega lui stesso in premessa. “Te tagliu ‘a capu cumu Zirricu”, esordisce l’autore e poi ancora “La terribile minaccia, il più delle volte scherzosa, qualche volta anche seria e irosa, mi risuonava nelle orecchie fin da bambino. Zirricu: chi era costui? Mistero, mistero fitto, nessuno sapeva rispondere alla domanda..::” Proprio per saperne di più su questo brigante, per poterlo meglio identificare lo studioso ha intrapreso delle ricerche sul brigantaggio che poi si sono concretizzate dando vita a questo libro in cui si nota perizia storica, anzi  perizia storico e letteraria, si fondono dando origine a un racconto che tiene desta l’attenzione.

     Grazie, dunque, a Giuseppe Marino per aver dato a noi caccuresi un libro esemplare che ci fa conoscere fatti e uomini del nostro paese. Mi auguro che le ricerche dello studioso caccurese continuino e attendo di poter leggere e imparare da un altro suo volume aspetti, fatti, personaggi della vita caccurese. Comunque quest’ultimo libro di Marino ben spicca nella folta bibliografia sul brigantaggio perché è costruito su inediti e quindi rappresenta un contributo nuovo e originale sul brigantaggio che deve essere tenuto in massima considerazione da chi studia questo fenomeno ed essere letto da ogni caccurese per sapere come si è svolta la storia del brigantaggio nel mostro paese.

                                       

                                                              Carmine Chiodo

                                                      Università Tor Vergata Roma

 

Chi fosse interessato al libro può chiederlo direttamente all'autore con una e mail   

 

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