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Riccardo
Fogli
Intervista
a Riccardo Fogli
16
agosto 2000
Domanda:
Lei in una intervista ha dichiarato di ascoltare spesso
in auto la musica degli altri, di riflettere e poi di
trascrivere su un pezzo di carta le sue riflessioni e ricavarne
canzoni. Si è mai ispirato anche a qualche poeta italiano?
Risposta:
Come no? Poeti lo siamo un po’ tutti, specialmente i
cantautori. L’ispirazione non nasce da un poeta specifico o da un
artista particolare. La memoria fotografa, immagazzina e poi
ridistribuisce in pillole quello che si è riusciti a “carpire”
tra virgolette.
D:
Quindi non si è mai ispirato a qualche poeta in particolare?
R:
No, ahimè, la mia ignoranza non me lo ha mai permesso.
D:
Un artista come Lei
abituato ad esibirsi di fronte a grandi platee, cosa prova a
cantare in un paese piccolo come Caccuri, fuori dai grandi circuiti
musicali?
R:
La cosa più grande è andare a fare questo lavoro hobby (per me
è cominciato per hobby). E quest’ hobby sono riuscito a farlo
diventare un lavoro con cui mangiare i maccheroni, un hobby fatto
con dignità, fatto con professionalità. Andare a cantare, a
lavorare, mi piace sempre, mi
piace “dormire”, dove ti vogliono bene, ti hanno stimato, per
cui l’ospitalità ti gratifica. Poi c’è il momento in cui suoni
in piazza del Duomo a Milano, a Pavia, ad Avellino e poi suoni a
Caccuri. Una cosa non esclude l’altra.
D:
La musica dal vivo oggi è
forse un po' minacciata dall’elettronica, dalle tastiere
midi, dai floppy . Lei ritiene che abbia ancora un futuro la musica
dal vivo, la musica suonata in piazza con strumenti veri?
R:
E’ una bella domanda questa, infatti io appena posso, lancio un
messaggio spietato a quelli che in qualche modo non lo sanno, ma la
musica è un’altra cosa. Però i ragazzi non lo sanno cosa si può
fare con una chitarra scordata, imparare a suonare…. imparare ad
accordarla…. c’è un amplificatore…. Oggi su una tastiera tu
schiacci H3 e viene fuori il suono di una chitarra, H9 il flauto,
però esiste il flauto, esiste la chitarra. Certo, uno poi può
avere a casa un aggeggio di quel genere e in certe occasioni usa
questo strumento, non è che vieni usato, altrimenti, invece di
andare avanti, si torna indietro.
D:
Un’ultima domanda: Lei ha avuto una carriera ricca di successi,
che cosa si aspetta ancora?
R:
Diciamo che niente è ripetibile, o che nulla ritorna nell’esatta
misura in cui passò, però il successo è anche essere amato dalle
persone, da un tot di persone. Esiste il successo di Ligabue, quello
di Morandi, quello dei Pooh, di Fogli. E’ un successo, si vive
più o meno nella stessa dimensione, cambia solo il “740”, ma
sa, io mangio poco sono magro, esco da una maratona; con un piatto
di maccheroni il giorno ed un panino
la sera io sopravvivo, per cui non ho bisogno di tanti soldi
e, di conseguenza, non ho bisogno di tanto successo.
Al
termine del concerto del 16 agosto 2002, nella piazza di Caccuri,
Tony Cicco, batterista e cantante del gruppo, ci ha rilasciato la
seguente intervista.
D:
“Eppur mi son
scordato di te”, “Questo folle sentimento”, “La folle
corsa”:cosa raccontano queste canzoni degli anni ’60 e
’70 ai giovani del Terzo millennio?
R:
Raccontano le storie di sempre, le storie d’amore, di passione, ma
soprattutto le storie musicali di canzoni che non hanno tempo e oggi
ascoltarle, riascoltare fa piacere e i giovani, soprattutto,
riscoprono queste canzoni come se fossero nate ieri.
D:
La Formula Tre è il complesso storico di Lucio Battisti, il punto
di congiunzione tra il beat e il rock. Cos’è la Formula Tre del
dopo Battisti? A me sembra che oggi il rock
prevalga sul beat o mi sbaglio?
R:
La band nasce proprio come matrice rock, fra l’altro con Battisti,
poi, si è consolidata un certo tipo di melodia, un certo modo di
fare musica. Diciamo che noi siamo stati sempre il braccio rock di
Battisti. Essendo lui anche un grande chitarrista e un grande
compositore era anche amante di questa musica ed oltre a fare le sue
canzoni faceva anche altri generi musicali come il rock e quindi con
noi c’è stato connubio, questo matrimonio musicale che è ancora
oggi attuale.
D:
Una tastiera, un floppy con la base musicale e oggi chiunque può
farsi un concerto “fai da te”; c’è ancora un futuro per la
musica dal vivo, la musica di piazza nell’era della tecnologia
digitale o le nuove tecnologie uccideranno la “musica in diretta”?
R:
No. Fortunatamente no. C’è stato un periodo sicuramente di grande
carenza musicale, ma dietro le macchine credo ci sia sempre l’uomo
e se l’uomo riesce a usare la macchina in funzione di quello che
è il suo sapere sicuramente i risultati saranno sempre di alto
livello.
D:
Quali sono gli impegni futuri della Formula Tre?
R:
Grandi concerti dal vivo, sempre dal vivo e forse una tournè in
America a settembre.
Intervista
a Packy Canzi del gruppo I Nuovi Angeli
Domanda
I
Nuovi Angeli, uno dei gruppi più famosi degli anni ’60 e ’70 in
concerto a Caccuri: cosa si prova ad esibirsi in un piccolo,
sperduto paese di Calabria quando si è reduci da i trionfi dei
grossi centri?
Risposta
Per
prima cosa per noi non fa nessuna differenza in uno sperduto paese
che poi non è tanto sperduto in quanto si trova ai bordi della
Sila, in una zona che conosciamo benissimo perché abbiamo suonato
anche a Camigliatello e a San Giovanni in Fiore. Abbiamo suonato a
Crotone vicino a Le Castelle. Abbiamo suonato un po’ da tutte le
parti. Per noi non fa nessuna differenza perché – se vuoi – il
messaggio che vogliamo portare alla gente è un messaggio di
spensieratezza, quindi la spensieratezza la porti sia a Milano, sia
a Palermo, sia in Sardegna che è tutto il giro che stiamo facendo
praticamente in tutta Italia. Abbiamo fatto date a
Udine, a Milano, a Torino, a Genova, nei paesi intorno
in tutte le province: a Bologna, Firenze, poi siamo scesi a Roma, l’atro
giorno eravamo vicino a Poggio Bustone dove è nato Lucio Battisti.
Siamo andati a vedere il paese dove è nato e abbiamo suonato a
cinque chilometri. Abbiamo suonato i un paese più piccolo di
Caccuri, ma con un pubblico come quello che mi aspetto questa sera:
un pubblico entusiasta, un pubblico che ha voglia di staccare un
attimo la spina da quelli che sono i problemi
quotidiani. La differenza tra piccolo e grosso per noi non esiste
perché abbiam suonato sia davanti a centomila persone, sia davanti
a cento persone; non è un problema quello.
Domanda
“Donna
Felicità”, “Singapore”, “Ragazzina, ragazzina”, “Anna
da dimenticare”: dicono ancora qualcosa questi titoli ai ragazzi
del Terzo Millennio?
Risposta
I
ragazzi del Terzo Millennio? Ho visto una cosa proprio in
piazza, non più di un’ora fa, c’erano delle bambine che
cantavano “Donna felicità”. Essendo una canzone del ’71 e
queste bambine avranno al massimo tre, quattro anni, come fanno a
conoscerla? Secondo me gli ever green, come vengon chiamate,
son canzoni che si tramandano nel tempo, che arrivano e rimangono e
i nonni le insegnano ai figli e i figli ai nipoti, i nipoti ai
pronipoti e tutto il resto. Non ti dico un’altra cosa per la quale
sono rimasto incredibilmente sorpreso. Io ho fatto una “Partita
del cuore” allo stadio Marassi di Genova, il 3 luglio, ti
dico anche la data. A un certo punto sento la curva della Sampdoria
popolata da ragazzi al massimo ventenni, che cantava “Doria
felicità”. Allora ho chiesto al tecnico Boskov, perché c’erano
le vecchie glorie e lui gli ho detto: “Ma come fanno a sapere?”
E lui ha detto: “Guarda che questo è un inno già da 10 anni e
tutti i ragazzini lo cantano. A me ha fatto estremamente piacere.
Queste canzoni, secondo me, nel Terzo Millennio hanno ancora il loro
posto; il loro posto perché portano allegria, si vede.
Domanda
Sette
milioni di dischi venduti; concerti in tutte le più grandi città
del mondo, un successo strepitoso: I Nuovi Angeli si sentono
appagati o hanno ancora qualcosa da dare alla musica leggera
italiana?
Risposta
Abbiamo
da dare quello che ho detto prima. Per prima cosa abbiamo
degli innesti musicali di musicisti fortissimi, giovanissimi, gente
che suona dal vivo che è raro trovare di questi tempi. Seconda cosa
portiamo queste canzoni e ne abbiamo aggiunte delle altre che
stasera sentirai, per fare un repertorio che, praticamente,
soddisfi dal novantenne a quello che ha tre anni. Perché andiamo
avanti? Perché finché trovi pubblici come quello di stasera o di
ieri sera vai avanti, sennò smetti.
Domanda
Ho
letto che il gruppo si appresta a festeggiare il 40° anniversario
della carriera e che intende festeggiare il 50° nel 2016; la
spegneremo quella candelina?
Risposta
Si
volentieri: se le forze terranno e il fisico reggerà, molto
volentieri.
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16
agosto 2005
Domanda
Mariella
Nava: una cantante apprezzata, una cantautrice raffinata che passa dal
palcoscenico del teatro Ariston alla piazza di un piccolo paese. Cosa
si prova ad esibirsi in un piccolo centro del Sud?
Risposta
Per
me non c’è mai differenza; un piccolo palco, un grande palco, una
piccola piazza, una grande piazza; di fronte ho degli occhi, di fronte
ho delle orecchie e delle anime e devo collegarmi con loro, insomma,
devo collegarmi con queste emozioni e portare tutto quello che posso
dare io attraverso la musica come mi piace fare. Quindi dall’Ariston
a qui il passo è breve e facile per una come me.
Domanda
Lei è uno degli
autori più apprezzati attualmente in Italia, Le chiedo:
indipendentemente dalla qualità, a volte dall’ottima qualità della
musica italiana, in un mercato dominato dalla musica anglo-sassone, c’è
ancora spazio per la canzone italiana?
Risposta
Io
mi adopero da tempo perché la musica italiana sia di nuovo al primo
posto nell’interesse dei Media, soprattutto, perché già altre
nazioni sono corse ai ripari, hanno preso delle iniziative anche a
livello legislativo per difendere il prodotto proprio, nazionale e
quindi anche nel nostro caso, visto che, fra l’altro, la musica
italiana è sempre stata molto amata, molto cercata dagli stranieri,
non vedo perché noi dobbiamo riferirci agli altri mercati e non
salvare il nostro e quindi la nostra melodia, la nostra proprietà
anche nella poesia che può passare attraverso la canzone. Io,
anche durante i miei concerti, mi adopero per far ritornare questo
interesse, anche da parte della gente perché la gente stessa chieda
poi alle radio o a chi di dovere, di prenderne atto perché non
è giusto che anche lo stesso Festivalbar che è una
manifestazione molto importante della nostra musica, durante l’estate,
abbia questa prevalenza di musica straniera. Ciò non porta del bene a
nessuno.
Domanda
Nella
sua biografia è scritto che lei, ad un certo punto sì è guardata
indietro, si è resa conto di avere prodotto molto e ha capito
che ancora può dare molto. Cosa c’è nel futuro di Mariella Nava?
Risposta
Sicuramente
tanta ricerca, ancora tanta voglia di scrivere, di scoprire da me il
massimo che posso ancora dare. Mi piace compositivamente non fermarmi
mai, non essere mai soddisfatta, mai appagata del tutto, perché
altrimenti non ci sarebbe lo spazio per il domani ed essere anche nel
mio piccolo, nella mia discrezione, un po’ ricercatrice, quindi
un po’ scuola per quelli che vengono dopo, per quelli che si
riferiscono, si riflettono in me, anche nelle nuove generazioni.
Domanda
Un’ultima
domanda che potrebbe sembrare cattiva, ma non lo è: Che differenza
passa, se passa una differenza, tra la Mariella Nava che vince il
Premio del Club Tenco e la Mariella Nava che partecipa al Music farm?
Risposta
Io
credo che abbiate potuto constatare che non c’è nessuna differenza.
Io ho portato me, lì, la stessa Mariella Nava che quando si
siede al piano vuole dare delle sensazioni giuste e parlare anche
di temi a volte difficili da affrontare e quindi per questo porta a
casa un premio Tenco , ma quando vuole giocare da persona comune,
magari passa anche da una barzelletta, però non per questo quello che
si fa viene sminuito. Io sono stata a cena, per esempio, una volta con
Guccini e ricordo di avere trascorso una serata piena di risate,
eppure Guccini, notoriamente, è uno che scrive delle cose bene
importanti, così come un Fossati, un Baglioni o lo stesso Renato Zero
di cui sono molto amica. Non c’è mai differenza: siamo noi e noi che
ci portiamo da un lato della canzone all’ altro della stessa. Quindi
da un fatto spettacolare di pubblico dominio ad una cosa un po’ più
di nicchia, ma siamo noi.
Abbiamo incontrato gli
Skelters nelle splendide sale del castello di Caccuri durante una pausa
delle riprese del loro video clip Under this
moon, diretto dal regista Giuseppe Cristiano. Il gruppo rock
catanzarese, formato da Giuseppe Russo alla chitarra ritmica,
Alessandro Tolomeo, chitarra e piano, Luigi Longo al basso ee Emanuele
Russo alla batteria, ci ha rilasciato una intervista. Portavoce
della band, per l'occasione, era Giuseppe Russo.
Domanda
Al di là del
significato puramente letterale, come potremmo tradurre questo nome del
complesso; perché questo
nome?
Risposta
Skelters
innanzitutto nasce riprendendo la canzone Helter Skelter dei Beatles.
Diciamo che Skelter vuol dire letteralmente
scivolo, turbinio e quindi un turbinio di sensazioni, di
emozioni etc. Quindi la confusione che si vive nei giorni nostri, in un’epoca
moderna come la nostra. Noi abbiamo adottato solamente questa seconda
parte della canzone per utilizzarla per la band.
Domanda
Quindi nel nome
del complesso c’è anche c’è anche il tipo di musica che si suona,
le sensazioni che si provano,
Risposta
Infatti noi
prendiamo molto spontaneamente tutto ciò che riguardava gli anni 60,
70 che è stato fatto anche dai Beatles alla fine riprendendo tutto in
chiave moderna.
Domanda
Senta,
voi siete calabresi, tutti calabresi; come nasce in un gruppo di
ragazzi calabresi che fanno musica
questo desiderio di ispirarsi alla musica anglo sassone; qual ‘ è il
legame che ci può essere con la tradizione calabrese o il rock
italiano?
Risposta
Con il rock
italiano forse c’entra
ben poco, se non comunque in fatto che il tutto parte dall’Inghilterra
negli anni ’60 e quindi anche in Italia gruppi come i Rockers, che
erano anche loro inglesi, fecero musica in Italia, “all’inglese”,
però il discorso credo sia molto più semplice perché
comunque ci viene spontaneo scrivere in inglese, quindi
nascono da soli questi testi in inglese. Alla fine usiamo l’inglese
perché l’inglese è la lingua più musicale che esista al mondo.
Domanda
Nella
vostra musica c’è l’anima calabrese? Si concilia l’anima
calabrese con il rock?
Risposta
Si,
si concilia per la freschezza con la quale viene eseguita alla fine la
musica. Quindi ascoltando i nostri brani, si può intuire il fatto che
non siamo né inglesi, né americani, ma siamo calabresi.
Domanda
Ci può
parlare degli impegni e dei progetti per il futuro?
Risposta
Intanto il 18
dicembre è uscito il nostro primo album, che si intitola Lux mundi
(luce del mondo), un augurio.
Domanda
Questa volta però avete
adoperato il latino?
Risposta
Si,
il latino per essere un più capiti e nello stesso tempo i nostri
progetti adesso sono semplici: fare dei tours un po’ in giro per l’Italia,
per l’Europa, farci conoscere, farci ascoltare e speriamo apprezzare.
Domanda
Senta, un’ultima
domanda: perché avete scelto come luogo di ambientazione del vostro
video clip il castello di Caccuri? In Calabria ci sono tanti altri
castelli, come mai questa scelta?
Risposta
E’
magico.
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