Questa
filastrocca l'ho scritta a gennaio del 2020, ma da allora non è
cambiato quasi niente.
Filastrocca
dall’interno,
eccoci ormai in pieno inverno,
con i monti lontani innevati
e noi ancora carcerati.
Chiusi in casa per la pandemia,
non c’è nessuno più per la via,
anche se, invero, i nostri paesi
non sono morti da pochi mesi.
Case vuote ormai da anni,
tanta angoscia e tanti affanni,
usci sbarrati, spenti i camini
non ricordiamo cosa sono i vicini
perché scomparsi ormai da una vita
il che ci procura una pena infinita.
Le nostre strade son sempre deserte,
non si vedono mai porte aperte
ed il distanziamento sociale
per noi è una cosa così naturale
che non ci badiamo, non è un assillo
perché da anni ci abbiam fatto il callo.
Così l’inverno ci pesa davvero
ed il futuro ci sembra più nero,
più della merla che in questi giorni
se ne sta presso camini e dintorni.
Ma che ci fa presso un fumaiolo
che non fa fumo, che non dà calore
perché lì sotto il suo focolare,
spento da anni non può fumare
può solo piangere e ricordare
tempi felici, gente giuliva
che attorno al fuoco la sera si riuniva
e che oggi abita
in mondi lontani
e noi siam soli come poveri cani.
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