QUANDO DIO CREO' CACCURI
di Peppino Marino
                                   

          

         C’era una volta ……    ”Ecco, direte voi, la solita favola noiosa! Ma dai, la conosciamo già”: C’era una volta una bellissima principessa che viveva ……..”  E invece no, non la conoscete, non c’era nessuna principessa, nessuna matrigna cattiva o principe buono e generoso!

   C’era una volta un luogo meraviglioso, un posto da favola, una stupenda collina che degradava dolcemente verso il piano. Quando il Signore decise di creare questo posto incantevole diede fondo a tutta la sua fantasia, alla sua genialità, alla sua arte sublime. Cominciò dal basso e creò una serie di spuntoni di arenaria a forma di fungo, a punta, a torciglione; alcuni ricordavano vagamente forme di animali strani e bizzarri, piante sconosciute, mostri fiabeschi. Poi cominciò a creare i fianchi. Per il lato nord ci perse poco tempo e lasciò che degradasse rapidamente fino al sottostante ruscello; dalla parte opposta, invece, si divertì a scavarvi grotte meravigliose, anfratti, cunicoli con l’ingresso adorno di rocce a forma di stalattiti. Man mano che saliva verso l’alto l’insieme appariva sempre più bello. Subito sopra le grotte collocò siepi di mirto, di lentischi e di rosmarino che emanavano tutt’intorno deliziosi effluvi, piante di alloro, di agave, cespugli di timo e di finocchietto. Il lavoro procedeva spedito e il Signore era veramente contento e soddisfatto e avvertiva la gioia e l’orgoglio di chi è cosciente di aver realizzato un capolavoro. Si fermò un attimo, socchiuse le palpebre, gettò un’occhiata al lavoro e gli piacque.  Emise un risolino di piacere e decise di darvi un ultimo tocco, la ciliegina sulla torta, il sigillo dell’opera divina, la firma dell’artista e creò uno spettacolare spuntone piramidale che svettava verso l’alto quasi a voler toccare il cielo. Era una formazione sabbiosa dalla quale spuntavano, qua e là, pezzi di roccia che le conferivano un aspetto maestoso. Sui fianchi brulli il Creatore fece crescere l’euforbia, una pianta velenosa, ma i cui fiori coloravano d’oro la collinetta, poi, dato sfogo all’ansia creativa, si riposò ammirando compiaciuto lo splendido capolavoro.
     Trascorsero alcuni milioni di anni senza che nessuno si curasse di quel meraviglioso angolino di mondo. Un giorno alcuni signori venuti da lontano giunsero sul posto e, ammirati dalla bellezza di questo luogo ameno, decisero di costruirci una dimora fiabesca. La splendida dimora non deturpò il luogo, anzi lo rese ancor più bello. Ai piedi del maniero, su di un terrazzo che dominava l’immensa vallata, sorse uno stupendo paesino con le sue viuzze ordinate, le sue chiese, i suoi palazzotti, i suoi laboriosi e ingegnosi abitanti . Il capolavoro del Signore non venne deturpato, anzi la grandiosa mole del castello e le casine del vecchio borgo esaltavano ancor di più l’opera del Creatore. Nessuno si sognò, per molti decenni, di lordare o sfregiare l’opera di Nostro Signore. Gli uccellini si godevano questo luogo fiabesco intrecciando voli festosi e giocando a nascondino tra i lentischi e gli allori o si appollaiavano sull’agave. Le cornacchie che nidificavano negli anfratti del castello  gracchiavano compiaciute e divertite dai giochi dei loro piccoli amici.
   Un giorno la baronessa del luogo, mentre ammirava questo sublime spettacolo, pensò che forse gli uccellini potevano avere sete e che era giusto fare in modo che potessero facilmente dissetarsi. Chiamò un muratore e lo pregò di murare un catino turchino alla sommità dello spuntone in modo che potesse cadervi sempre una goccia d’acqua per dissetare i piccoli pennuti. Il giorno dopo ai ragazzi che guardavano la cima della collinetta apparve uno spettacolo meraviglioso: il catino turchino rifletteva verso il basso i raggi del sole. Da lontano sembrava un quarto di luna, come se l’astro, rimasto incastrato nella roccia, mostrasse parte del suo faccione. La gente ribattezzò la collina la “Mezzaluna” e gli uccellini, felici della trovata della baronessa, cinguettarono ancor più allegramente.