Peppino
Marino e L'Isola Amena
Chi
si allontana non interrompe legami e consuetudini: resta “connesso”.
Questo, più una facilità (sconosciuta ai padri)
di pendolarismo veloce , rende più improbabile il
distacco e più probabile il ritorno. Per esempio a Caccuri (un
presepe intorno al castello) Presila crotonese, a reggere quei
fili che non si spezzano più è, per conversione informatica e
sentimenti antichi, il “signor maestro”
Peppino Marino, insegnante elementare in pensione,
divenuto col suo blog, L’Isola Amena, punto di riferimento e di
incontro tra i caccuresi nel mondo e il paese.
“Negli anni ’70 e ‘80” racconta Roberto
De Candia, funzionario di banca che il lavoro ha portato
altrove, “Peppino avrebbe potuto avere una cattedra al Nord, ma
scelse di restare, più precario che mai. Con mezzi sempre più
esigui ha trasmesso a generazioni di ragazzi l’amore per la
propria terra, il desiderio di investire a pochi centimetri dal
proprio sedere; e ha insegnato loro la storia, ma non quella dei
padroni, dei potentati, dei vincitori.
“Si”,
racconta Peppino, “perché quando decisi di interessarmi alla
vicenda di un brigante locale morto nel 1868, scoprii che le
cose, sul Risorgimento, non stavano come ci avevano detto. Trovai
decine di fascicoli intonsi nell’Archivio di Stato di
Catanzaro: lì dentro c’erano,
dimenticate, la vita e la morte di centinaia di contadini
e di braccianti ridotti a morire di fame o fucilati. Seppi che la
storia era un’altra. E scrissi “Cronache
di poveri briganti: il brigantaggio nel XIX secolo a Caccuri e
dintorni .”
“Ce la raccontò con grazia quell’altra storia”, ricorda De
Candia “con voce e toni composti e dignità esemplare. Anni fa,
intuendo la forza dirompente della Rete, diede via al suo sito,
che ogni giorno racconta ai caccuresi nel mondo le proprie
radici; diffonde piccole e grandi notizie (anche lutti,
matrimoni, nascite) ai quattro angoli della terra. A Caccuri non
si usano più telegrammi: auguri e condoglianze si danno con “post”
sul sito di Peppino, che fa vivere agli emigrati la quotidianità
del paesello con foto e una web cam che inquadra i posti dell’anima..
Molti lo ringraziano per il piccolo, oscuro, ma essenziale lavoro
di informazione e per le sue ricerche sulla storia del
paese, delle sue famiglie, del dialetto, i suggerimenti.”
Son
riaffiorate così storie perdute: Donna
Pellegrin, ingegnere americano nipote di una caccurese, per
le ricerche di un suo libro sulle sue origini calabro –
abruzzesi, contatta Peppino. “Grazie a lei”, narra il
maestro, “ho scoperto la vicenda di Francesco
Loria, compaesano morto nel 1907, a soli 22 anni, nella sciagura
minerari a di Monongah nel West Virginia, tomba di molti
meridionali, specie calabresi, di San Giovanni in Fiore, qui
vicino.”
Nessuno più sapeva chi fosse Loria, che fosse esistito
(Peppino ne ha individuato la casa, in paese); gli hanno dedicato
un convegno e una strada: da vittima esclusa persino dalla
memoria, a simbolo di un popolo e di un posto perso e ritrovato.
“Pablo
Josè Meza, regista argentino vincitore di un’edizione del
festival di L’Avana con Buenos Aires 100 kilòmetros, continua
maestro Peppino, “mi ha cercato suo sito per ricostruire la
storia della sua famiglia emigrata da Caccuri. E mi ha commosso
la lettera di un ingegnere friulano che, nella pagina del sito
sui politici confinati qui dal fascismo, ha ritrovato notizie del
nonno che gli parlava sempre bene di noi, del nostro paese.”
I caccuresi militari
in Afganistan, in Iraq, “tornano a casa” ogni giorno
sul sito; gli ex alunni, ormai all’università, chiedono
notizie e aiuto al primo maestro, via web.
Quasi seicentomila i contatti sinora e siti analoghi sono
sorti nei paesi vicini, per emulazione.
“Peppino, figlio di un fabbro e di una casalinga, fu il primo
della sua stirpe a studiare (e non ha mai smesso). Nessun
caccurese, me incluso, grazie a lui, è più lontano da casa,
ovunque sia” dice De Candia. L’isolamento che era una
condanna e
una condizione di minorità, oggi si può scegliere o
rifiutare anche restando a Caccuri (alzi la mano chi ne conosceva
l’esistenza). La vocazione del maestro al recupero di paesani e
rapporti altrimenti perduti, coltivata a scuola, dilagata sul
web, è attecchita pure in casa: Eugenio,
figlio di Peppino, è responsabile per il PD all’estero.
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