Da “Mai più terroni”
                                         di Pino Aprile

                                                                   Piemme novembre 2012

                         
                                        

                                                       Peppino Marino e L'Isola Amena

Chi si allontana non interrompe legami e consuetudini: resta “connesso”. Questo, più una facilità (sconosciuta ai padri)  di pendolarismo veloce , rende più improbabile il distacco e più probabile il ritorno. Per esempio a Caccuri (un presepe intorno al castello) Presila crotonese, a reggere quei fili che non si spezzano più è, per conversione informatica e sentimenti antichi, il “signor maestro”  Peppino Marino, insegnante elementare in pensione, divenuto col suo blog, L’Isola Amena, punto di riferimento e di incontro tra i caccuresi nel mondo e il paese.
“Negli anni ’70 e ‘80” racconta Roberto De Candia, funzionario di banca che il lavoro ha portato altrove, “Peppino avrebbe potuto avere una cattedra al Nord, ma scelse di restare, più precario che mai. Con mezzi sempre più esigui ha trasmesso a generazioni di ragazzi l’amore per la propria terra, il desiderio di investire a pochi centimetri dal proprio sedere; e ha insegnato loro la storia, ma non quella dei padroni, dei potentati, dei vincitori.

“Si”, racconta Peppino, “perché quando decisi di interessarmi alla vicenda di un brigante locale morto nel 1868, scoprii che le cose, sul Risorgimento, non stavano come ci avevano detto. Trovai decine di fascicoli intonsi nell’Archivio di Stato di Catanzaro: lì dentro c’erano,  dimenticate, la vita e la morte di centinaia di contadini e di braccianti ridotti a morire di fame o fucilati. Seppi che la storia era un’altra. E scrissi “Cronache di poveri briganti: il brigantaggio nel XIX secolo a Caccuri e dintorni .”
“Ce la raccontò con grazia quell’altra storia”, ricorda De Candia “con voce e toni composti e dignità esemplare. Anni fa, intuendo la forza dirompente della Rete, diede via al suo sito, che ogni giorno racconta ai caccuresi nel mondo le proprie radici; diffonde piccole e grandi notizie (anche lutti, matrimoni, nascite) ai quattro angoli della terra. A Caccuri non si usano più telegrammi: auguri e condoglianze si danno con “post” sul sito di Peppino, che fa vivere agli emigrati la quotidianità del paesello con foto e una web cam che inquadra i posti dell’anima.. Molti lo ringraziano per il piccolo, oscuro, ma essenziale lavoro  di informazione e per le sue ricerche sulla storia del paese, delle sue famiglie, del dialetto, i suggerimenti.”
   Son riaffiorate così storie perdute: Donna Pellegrin, ingegnere americano nipote di una caccurese, per le ricerche di un suo libro sulle sue origini calabro – abruzzesi, contatta Peppino. “Grazie a lei”, narra il maestro, “ho scoperto la vicenda di Francesco Loria, compaesano morto nel 1907, a soli 22 anni, nella sciagura minerari a di Monongah nel West Virginia, tomba di molti meridionali, specie calabresi, di San Giovanni in Fiore, qui vicino.”  Nessuno più sapeva chi fosse Loria, che fosse esistito (Peppino ne ha individuato la casa, in paese); gli hanno dedicato un convegno e una strada: da vittima esclusa persino dalla memoria, a simbolo di un popolo e di un posto perso e ritrovato.
Pablo Josè Meza, regista argentino vincitore di un’edizione del festival di L’Avana con Buenos Aires 100 kilòmetros, continua maestro Peppino, “mi ha cercato suo sito per ricostruire la storia della sua famiglia emigrata da Caccuri. E mi ha commosso la lettera di un ingegnere friulano che, nella pagina del sito sui politici confinati qui dal fascismo, ha ritrovato notizie del nonno che gli parlava sempre bene di noi, del nostro paese.”
I caccuresi militari  in Afganistan, in Iraq, “tornano a casa” ogni giorno sul sito; gli ex alunni, ormai all’università, chiedono notizie e aiuto al primo maestro, via web.  Quasi seicentomila i contatti sinora e siti analoghi sono sorti nei paesi vicini, per emulazione.
“Peppino, figlio di un fabbro e di una casalinga, fu il primo della sua stirpe a studiare (e non ha mai smesso). Nessun caccurese, me incluso, grazie a lui, è più lontano da casa, ovunque sia” dice De Candia. L’isolamento che era una condanna e  una condizione di minorità, oggi si può scegliere o rifiutare anche restando a Caccuri (alzi la mano chi ne conosceva l’esistenza). La vocazione del maestro al recupero di paesani e rapporti altrimenti perduti, coltivata a scuola, dilagata sul web, è attecchita pure in casa: Eugenio, figlio di Peppino, è responsabile per il PD all’estero.