ACQUAFREDDA, LA FRAZIONE "IN COMPROPRIETA'

   




    Acquafredda è un paesino tra Patia e Fantino diviso a metà tra San Giovanni in Fiore e Caccuri dalla famigerata donazione di Enrico VI, anche se all'epoca della vasta concessione all'abate di Celico l'abitato del borgo non esisteva ancora. Le case, infatti, furono edificate diversi secoli dopo a ridosso della strada che segna il confine tra i due comuni, tra le province di Cosenza e di Catanzaro (oggi Crotone, ovvero Calabria Citra e Calabria Ultra) e che coincide in parte con l'attuale provinciale. Così le case a destra sulla nuova strada, in direzione San Giovanni in Fiore (a sinistra nella foto) ricadono sotto la giurisdizione di Caccuri, paese a un paio di chilometri di distanza, mentre quelle a sinistra (a destra nella foto), sotto quella di San Giovanni in Fiore a diversi chilometri oltre Gimmella.
   Il territorio che la circonda è ricco di rocce arenarie che affiorano sui sedimenti sabbiosi in parte cementificati. Nello scorso secolo, vi erano attive numerose cave di sabbia che, unitamente a quelle di pietra della vicina contrada Praci (entrambe in territorio caccurese) fornivano parte dei materiali utilizzati fino alla metà degli anni '60 dello scorso secolo per la costruzione delle case della zona.
   Il nome deriva probabilmente dalle numerose sorgenti che nascono dalle pendici del monte Gimmella in località Parpusa e Ombraleone, sorgenti di acqua fredda a differenza di quelle calde sulfuree nei pressi del torrente Lepre in località Acquacalda. Insomma i fortunati caccuresi volendo potrebbero fare le cure termali come me le fecero fare a Soci, nell'ex Unione Sovietica, quando mi costringevano ad immergermi alternativamente in due vasche, l'una fredda e l'altra calda per quattro volte, una cura tonificante e ottima per stimolare la circolazione sanguigna.
   Acquafredda fu teatro delle "cospirazioni" di fra Clemente da Sersale, il patriota religioso che cercava di organizzare la resistenza dei partigiani duosiciliani bollati come briganti dai briganti piemontesi che si erano impadroniti del millenario regno con la scorreria garibaldina. Proprio ad Acquafredda, la notte del 28 gennaio del 1861, nel corso di una violenta tormenta, riuscì a sfuggire ai carabinieri e alla guardia nazionale che gli davano la caccia a seguito di una spiata. Sarà catturato poi mesi dopo e ucciso dal capitano Cardamone.
   Nelle ex cave di sabbia d'inverno, quando le piogge sono particolarmente intense, si formano dei suggestivi laghetti che durano fino a primavera inoltrata e nelle cui acque si specchiano le spettacolari formazioni arenarie affioranti dal terreno. Una zona di grande interesse naturalistico che in qualsiasi altro paese del mondo sarebbe tutelata, pubblicizzata e trasformata in una "miniera d'oro" come le grotte di Cucco e di Filezzi, come le cento altre bellezze paesaggistiche e naturalistiche di una zona fortunata come la nostra. Frustra, avrebbero detto i latini.