Ciaramedio

 


Ciminiera di un ciaramedio in località San Lorenzo (Caccuri)

Il ciaramedio era un modesto opificio assai diffuso nel territorio caccurese dove si producevano tegole (ciarameli), mattoni pieni e mattonelle per pavimentazione in cotto utilizzando le vicine cave di argilla. Come combustibile venivano utilizzate sterpaglie e frasche raccolte nel sottobosco caccurese il che costituiva anche un efficace sistema di prevenzione degli incendi. L'impianto sorgeva in prossimità di una cava di argilla, materiale assai abbondante nella zona ed era costituito da una costruzione cilindrica del diametro di circa cinque metri, parte della quale era incassata nel terreno. In basso c'era una porticina attraverso la quale venivano inserite all'interno la fascine precedentemente ammassate nei pressi della fornace. Nel tetto venivano lasciati numerosi fori attraverso i quali il calore della fornace sottostante fuoriusciva per cuocere tegole e mattoni. 


Forno di un ciaramedio

Nei pressi del ciaramedio veniva costruita una grande vasca che si riempiva d'acqua. L'argilla, scavata col piccone e sbriciolata, veniva messa a bagno per una notte intera nella vasca. Il giorno dopo gli operai si calavano nella vasca, impastavano con le mani l'argilla ancora bagnata e la ammucchiavano all'esterno. Dopo un pò veniva sistemata nelle forme e si ottenevano mattoni pieni, tegole (embrici) e mattonelle per pavimentazione che si lasciavano asciugare al sole per qualche tempo. Nella costruzione dei mattoni particolare cura veniva posta nell'opera di lucidatura che veniva eseguita lisciandoli, uno per uno, con le mani bagnate. 


Mattoni pieni nei pressi di un vecchio ciaramedio

Dopo qualche giorno veniva effettuata la carica della fornace. Prima si disponevano i mattoni pieni che, essendo più spessi, avevano bisogno di una maggiore quantità di calore per cuocere badando di non chiudere i fori praticati sul tetto della fornace e dai quali fuoriuscivano le fiamme e il calore, poi venivano sistemate le tegole e, infine, i mattoni più sottili. Il tutto veniva ricoperto con scaglie di mattoni per impedire al calore di disperdersi nell'aria. Effettuata la carica, si dava fuoco, prima moderato, poi, via via, più forte per 24 ore. Cotti i mattoni, si lasciava raffreddare il tutto per una settimana e poi si scaricava il prodotto ottenuto e la fornace era pronta per un'altra carica. 



Tegole prodotte nei ciaramedii di Caccuri

I ciaramedii, oramai non esistono più: l'ultimo, quello di proprietà di Vincenzo Calfa e nel quale lavorava anche il figlio Francesco, rimase attivo fino al 1966 e forniva mattoni e tegole alle ditte di Caccuri, Cerenzia, Belvedere Spinello, Cotronei ed altri paesi della zona.

Francesco Calfa, l'ultimo "ciaramelaro"

I ciaramedii della zona di Caccuri, oltre a quello della famiglia Calfa in località Pantane, erano quelli di Laconi, Cerenzia e San Lorenzo, questi ultimi due vere e proprie fabbrichette con le loro belle ciminiere fortunatamente ancora in piedi.