Francesco Belcastro (Ciccillo)
 

 

Il mio bisnonno materno, Francesco Belcastro, più noto come Ciccillo, usciere comunale, banditore, imbonitore ed attore dilettante, nacque a Caccuri nel 1837.  Personaggio alquanto eccentrico, amava soprattutto due cose: le donne e il vino e,  per queste due stupende creature, sarebbe stato capace di sfidare financo il terribile "gigante Briareo." Condusse sempre un'esistenza improntata alla filosofia epicurea, senza curarsi troppo degli affanni e delle miserie quotidiane, ma cercando di godersi, quanto più possibile la vita.  Ed eccolo allora improvvisarsi ciarlatano ed andarsene in giro, d'estate, per le varie fiere dei paesi vicini, con il suo cardellino cieco ammaestrato che, dalla gabbietta, estraeva i bigliettini con "la Fortuna", cioè una specie di almanacco che prediceva il futuro ai gonzi che avevano la curiosità di conoscerlo e ai quali Ciccillo spillava i due soldi necessari; e poi, ancora, a Ferragosto,  col suo banchetto a spennare polli  col gioco delle tre carte.  Quando poi si rappresentavano "I Giudei" il gaudente usciere e banditore si calava nei panni di Giuda, un personaggio che nessuno meglio di lui sapeva interpretare. Ma, per descrivere al meglio questo eccentrico epicureo conviene far parlare il poeta Lafortuna che di lui scrisse:

Se chiamava Ciccillo

Ed avia ‘nu cardillu

Cecatu e cantature

‘U tenia cu’ amure.

Ed a bontempu, all’arba se ‘mpesava

Facìa l’usceri  oppuru ‘u jettabannu

E alle feste quannu venianu

zinzuleri e furesteri

Canciava tutti quanti sti misteri

E, cullu copparuellu,

Mmenzu a chiazza iocava

E alli citrulli i sordi carduliava.

Si ‘ntra Simana Santa se facìa

La Passione e se volìa’

‘Nu Jura bonu chissà era Ciccillu

Ca nullu ‘u sapia’ fare meglio ‘e illu.

 

   Ciccillo si spense nel suo paese natio il 15 marzo del 1917.