Cicco Simonetta (Caccuri 1410 - Pavia 1480)
 

                                                             

    Francesco Simonetta, detto Cicco, umanista, letterato, giureconsulto, diplomatico, Segretario dei Duchi di Milano, nacque a Caccuri nel 1410. Si trasferì poi a Milano assieme al Fratello Giovanni ed allo zio Angelo al seguito di Francesco Sforza, capitano di ventura, che aveva sposato Polissena Ruffo,   figlia di Carlo e feudataria di Caccuri. Nel 1446, quando lo Sforza divenne Duca di Milano, Cicco entrò nel Consiglio Ducale e, qualche anno dopo, assunse la carica di Segretario del Duca. Nel 1448 partecipò alla battaglia di Caravaggio e, nello stesso anno, il re di Napoli Roberto d'Angiò lo nominò Presidente della Regia Camera Summaria.   Nel 1452 sposò Elisabetta Visconti dalla quale ebbe otto figli.  La sua abilità politica ed il mecenatismo rafforzarono sempre più lo Stato. Egli seppe anche assicurarsi l'appoggio della borghesia che divenne la migliore alleata del suo signore. Cicco, con la sua abilità, seppe districarsi abilmente nelle maglie intricate della politica del tempo tessendo una fitta trama di amicizie, alleanze, diffidenze che, abilmente sfruttate, rafforzarono sempre più lo stato sforzesco consentendogli di diventare lo stato italiano più influente del tempo. Suggerì un riavvicinamento a Venezia, sconfitta nella battaglia di Caravaggio, rinsaldò l'amicizia con i Medici e con il marchese di Mantova e si mostrò ossequioso, ma senza impegno, con gli Angioini e con lo stesso Papa. Nel 1466, morto Francesco Sforza, il ducato passò al figlio Galeazzo Maria sotto il quale Cicco conservò la carica, ma quando Galeazzo cadde trafitto dal pugnale dei congiurati ispirati dal fratello Ludovico, cominciarono i guai per il potente caccurese. Resse per qualche anno il Ducato per il figlio di Galeazzo  divenendo di fatto il Signore di Milano ed osteggiando i progetti del Moro che voleva impadronirsi del Ducato, ma quando questi, anche per l'insipienza della duchessa madre Bona di Savoia riuscì nel suo intento, per il Simonetta fu la fine. Arrestato e rinchiuso nel castello di Pavia, fu decapitato la mattina del 30 ottobre del 1480 sul rivellino dello stesso castello. Fu sepolto nella chiesa di San Domenico a Pavia.
                                                                                 Giuseppe Marino