PEPPINO GUGLIELMO DEL BENE
Tenente dei carabinieri
di G. Marino

 

      Peppino Guglielmo Del Bene nacque a Caccuri nel 1892 da Federico e da Rosina Martucci. Fratello di Enrico, tenente colonnello dei carabinieri, segui anch’egli la carriera del fratello, anche se non raggiunse lo stesso grado del congiunto.
     Il 13 aprile del 1912 venne sottoposto a visita di leva e arruolato in attesa di chiamata alle armi, ma il 22 maggio 1912 si arruolò per anticipo allievo carabiniere per 3 anni. Il 30 settembre 1912, finito il corso diventò carabiniere a piedi e venne assegnato alla Legione di Palermo. Quasi tutta la sua carriera, a parte qualche breve periodo a cavallo della Grande Guerra, si svolse in Sicilia.
     Il 22 maggio 1915 fu promosso brigadiere e il 30 giugno dell’anno dopo all’età di 24 anni brigadiere.
     Il 31 gennaio del 1917 venne trasferito alla Legione di Messina territorio dichiarato in stato di guerra ed esattamente un anno dopo, il 31 gennaio del 1918 ottenne la promozione a maresciallo di alloggio e fu assegnato in servizio nella Legione di Messina.
    Il 4 novembre del 1918, con la battaglia di Vittorio Veneto, finisce la Prima guerra mondiale, la più spaventosa carneficina che l’umanità avesse conosciuto fino ad allora, ma la pazzia umana non ha limiti e trova subito il pretesto per nuove contrapposizioni, nuovi conflitti.
    Iniziate nel 1919 le trattative di pace con la Conferenza di Parigi, si arriva alla firma del Trattato di Versailles del 28 giugno del 1919. Questo accordo non aveva ancora risolto la questione di fiume, la città istriana di Rijeka rivendicata sia dai nazionalisti italiani, sia dai croati. Ciò provocò rabbia ed esaltazione in alcune frange ribelli dell’esercito, mazziniani, futuristi, sindacalisti rivoluzionari, l’accozzaglia dalla quale poi nacque il fascismo con alla testa il poeta Gabriele D’Annunzio che minacciarono l’occupazione militare della città. Il governo italiano, non si sa con quanta lealtà, dopo le prove dell’appoggio alla spedizione corsara di Garibaldi in Sicilia e del recente tradimento egli alleati Austro – tedeschi (Triplice alleanza) e la guerra a fianco delle potenze dell’Intesa, ordina ufficialmente ai granatieri che occupavano la città dopo la vittoria di ritirarsi acquartierandosi nella cittadina friulana Ronchi, ma alcuni ufficiali ribelli, probabilmente esaltati dalle concioni dannunziane minacciarono di rioccuparla. Per questo motivo il maresciallo Del Bene viene inviato a Fiume dal 1° febbraio 1919 al 23 marzo dello stesso anno al comando del plotone dislocato nella città Istriana per impedire lo sbarco di D’Annunzio che, comunque il 12 settembre, alla testa di una colonna occupò la città e proclamò l’annessione di Fiume all’Italia e nell’agosto del 1920 la Reggenza del Carnaro.
     Particolare curioso: tra i rivoltosi che il sottufficiale caccurese avrebbe dovuto fermare c’era anche il legionario tenente propagandista e sacerdote don Francesco Pasculli, compaesano e dirimpettaio (le due abitazioni si trovavano a 6 -7 metri di distanza in via Misericordia). A questo punto la missione del plotone dei carabinieri non aveva più senso per cui il 23 ottobre venne sciolto e il Del Bene tornò in Sicilia.  Per questo servizio ottenne comunque i benefici previsti dalla legge n. 228 del 18 giugno del 1992 e del DL 1925 del 15 ottobre 1925.
    Il resto della carriera di Peppino Del Bene si svolge tra le tenenze di Adrano e di Taormina che lo videro brillante investigatore capace di far luce su efferati delitti, rapine e sgominatore di feroci bande criminali.
      Il 20 maggio del1942 venne formalmente collocato a riposo per anzianità, ma in realtà trattenuto in servizio ai sensi dell’art. 2 del RD 12-10-1942 n. 1677, promosso sottotenente di complemento e assegnato al Distretto militare di Catanzaro. Il 15 agosto del 1942 fu riassegnato alla Tenenza di Taormina, Legione di Messina. Il 28 novembre del 1943 fu rimandato alla Tenenza di Adrano, Legione di Messina. Il 2 agosto 1946, infine ottenne la promozione a tenente.
    Come il fratello Enrico anch’egli non venne sottoposto a giudizio di discriminazione perché alla data dell’armistizio si trovava in Sicilia in territorio non occupato dai nazi-fascisti.
    Nel corso della sua brillante carriera il tenente Del Bene ottenne numerosi encomi e riconoscimenti per “Avere esperito con abilità e sagacia le indagini su di un efferato omicidio a Barcellona Pozzo di Gotto nell’agosto del 1930”, perché “Comandante di tenenza, diresse con abilità, sagacia e interessamento laboriose e difficili indagini che portarono all’arresto di 21 individui rei confessi di 22 rapine e al sequestro di armi e denaro ben meritando il plauso delle autorità e della popolazione di Paternò (CT) dal dicembre 1943 a gennaio 1944”, perché “Ufficiale addetto all’Ispettorato do P.S. già distintosi in altri importanti operazioni di servizio, espletò lunghe, difficili e laboriose indagini che condussero alla scoperta e all’arresto di una pericolosa  banda di otto malfattori associati per delinquere rei confessi di 45 rapine, tre tentati omicidi, un sequestro di persona a scopo di estorsione e diverse tentate rapine e al sequestro di armi, munizioni e parte della refurtiva. Adrano (CT) dicembre 1945 – gennaio 1946.” Un altro encomio gli fu tributato per l’arresto di sei pericolosi malfattori autori di un omicidio, tre tentati omicidi a scopo di rapina e 9 sequestri di persona a scopo di estorsione nel territorio compreso tra Adrano e Biancavilla tra l’ottobre del 1945 e l’aprile del 1949.
   Ebbi la fortuna di conoscere quest'uomo eccezionale nei primissimi anni '60 un giorno che venne a casa mia a visitare, mio nonno paralitico, il compare di sangiovanni Saverio,  essendo  il padrino di battesimo di mia madre.

    
Il tenente Peppino Del Bene era il padre di Pierluigi Del Bene, classe 1932, terzino del Napoli, dal 1953 al 1955,  dell’Udinese dal 1959 al 1961 che esordì in serie A il 6 marzo 1955 a Milano in Milan-Napoli 1-1.