A Peppino Nesci |
E'
morto il pittore Nesci
Il pittore Peppino Nesci non c'è più. Il 22 giugno il gran caldo della
capitale ha stroncato la sua ancora giovane esistenza come folgorandolo. Muore con l'artista Nesci un pezzo di storia,
di cultura e di arte
(quella vera) della nostra Calabria. Le sue opere sono conosciute e apprezzate
in Italia e all'estero e collocate in importanti raccolte pubbliche e private.
Nesci è stato oggetto dell'attenzione di critici come Querel, Ottolenghi,
Mazzarella, Bartella, Mercuri, Marino.
Il ricordo di
Peppino Marino E anche Peppino Nesci se ne è andato, in silenzio, in punta di piedi in un'afosa notte di giugno, lontano dagli amici, lontano da Caccuri, da quella sua Caccuri che amava tanto da dedicarle centinaia e centinaia di capolavori e dalla quale si era separato solo due giorni fa per tornarvi fra qualche giorno. E vi tornerà, Peppino, certo che vi tornerà per ricevere l'abbraccio e l'estremo saluto degli amici e dei compaesani, ma non come avremmo voluto noi, non per rubare alla natura i suoi magici colori e fissarli sulla tela come solo lui sapeva fare, non per restituirci la Caccuri dei nostri sogni che egli, da qualche decennio, oramai, ricostruiva pazientemente attingendo alla sua memoria e alla sua arte sublime.
Peppino era nato a Crotone nel 1933, ma, ancora in fasce, si era trasferito con la famiglia a Caccuri e qui era vissuto fino all'età di 25 anni per trasferirsi, poi, per motivi di lavoro, prima a Orvieto e poi a Roma, ma era rimasto sempre legato al suo paese di origine dove tornava quasi tutti i mesi per trascorrervi lunghi periodi di riposo e di intenso, proficuo lavoro artistico. A Caccuri egli ha creato, negli ultimi 20 anni, centinaia e centinaia di capolavori, chiuso da mattina a sera, nel suo studio di via Principessa di Piemonte divenuto oramai una delle più fornite e interessanti pinacoteche della regione. Dopo un lungo periodo romano nel quale, l'artista caccurese, uno dei due fiori all'occhiello di questa nostra cittadina assieme al più giovane maestro Enzo Loria, sulle orme di Quagli, Mafai e Scipione dipinse centinaia di paesaggi romani di un rosso infuocato che facevano "pensare a cose assurde, magari fumettistiche, ma essenziali", come osservò il critico Vittor Querel, e, comunque, "dai colori infuocati della sua terra, come un tramonto di Capo Vaticano", come scrisse Carlo Mazzarella, Nesci riscoprì i magici colori e la bellezza desolata della sua terra e cominciò a dipingere scorci di Caccuri, episodi della vita sociale della cittadina, paesaggi assolati e arcani rivisti con una sensibilità e un amore che sembrava volessero balzar fuori dalla tela.
Nella sua lunga carriera Peppino ha esposto a Tokjio, Berlino, Roma, New Jork, Francoforte, Orvieto, Todi, San Giovanni in Fiore, Caccuri e in tanti altri posti riscotendo sempre grandi consensi di pubblico e di critica. Di lui scrissero, in modo lusinghiero, oltre a Querel e Mazzarella, Umberto Ottolenghi, Jean Potter Chelnov, Fernando Balmas e tanti altri critici.
Da alcuni anni era impegnato nella realizzazione di un grande presepe in miniatura e nella catalogazione delle sue opere. Negli ultimi tempi aveva un grande rimpianto: il rifiuto, da parte di qualcuno, della sua monumentale Via Crucis che voleva regalare alla chiesa di Caccuri e che è finita, invece, chissà perché, nella chiesetta sangiovannese dell'Olivaro.
Di Peppino Nesci sbalordiva la straordinaria capacità creativa, la tecnica prodigiosa, la padronanza delle più impercettibili sfumature cromatiche, la caparbietà con la quale continuava a dipingere i suoi capolavori incurante delle mode del tempo, ma in coerenza con la sua visione artistica e culturale. Ma Peppino era anche un uomo generoso, disinteressato: non c'è casa di Caccuri sulle cui pareti non compaia almeno un quadro di questo, per certi versi anomalo, artista, donato al proprietario senza mai chiedere nulla in cambio, appagato solo dalla gioia di aver creato e di aver dato un pezzetto di se stesso a un amico. Questi era Peppino Nesci: un grande caccurese, uno dei figli migliori di questa terra spesso avara di riconoscimenti nei confronti di chi spende la vita per renderla illustre. Caro Peppino, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi anni passeremo spesso davanti la tua bottega: porte e finestre saranno sbarrate, ma noi sapremo che tu sarai lì, davanti il cavalletto a dipingere ancora la tua Caccuri e noi saremo alle tue spalle ad ammirare i tuoi capolavori, ad apprezzare la tua arte. Così ci piace immaginarti ancora, amico caro. Grazie, grazie, Peppino, per il bene che hai voluto a Caccuri; grazie per il lustro che hai saputo e voluto darle, grazie per essere stato con noi, per essere stato uno di noi. Ci mancherai davvero tantissimo. Ciao, Peppino. Giuseppe Marino
Il saluto di Enzo Loria "La sua vita fu generosa e gli elementi, così mescolati in lui, che la natura avrebbe potuto levarsi e dire al mondo intero: Questi fu un uomo." William Shakespeare. Caro Peppino, non è facile descrivere quale sgomento ci pervade nel perdere un grande amico, soprattutto se, come scrisse Shakespeare, fu anche "un grande uomo" e come aggiungo io, anche un grande artista. Sento un grande vuoto perché é venuto meno un gemellaggio ideale, culturale e artistico, sentimentalmente radicato nella nostra amata terra. Terra dalla quale ci siamo allontanati con il corpo, mai con la mente e il cuore, facendo poi quanto più era nelle nostre possibilità morali e culturali per onorarla sentendoci orgogliosi di appartenerle. Ritornavamo regolarmente alle nostre radici quasi fosse la celebrazione annuale di un rito perché la nostra terra è anche una nostra religione. Tu lo hai testimoniato ritraendo ogni angolo di Caccuri quasi volessi tatuare nella tua anima le immagini più care e i sentimenti più profondi. Sei stato oltre che pittore, un poeta perché alle tue opere hai saputo infondere la metrica emozionale che scaturiva da una sensibilità etica vissuta e vivificata nella coerenza intellettuale. Io ritornerò, come sempre, al paese, ritornerò anche per te. Mi mancheranno, tuttavia, le lunghe chiacchierate che eravamo soliti fare arricchendoci spiritualmente a vicenda. Si dice che l'uso migliore della vita sia quello di "spenderla per qualcosa che duri oltre la vita stessa." Tutto ciò mi consola perché un artista non può morire mai. Un artista rimane riflesso indelebilmente nelle sue opere che restano a rappresentarlo nel tempo dando per intero la misura della motivazione esistenziale. Ci hai lasciato, caro Peppino, un testamento spirituale fatto di testimonianze esemplari, di onestà civile e professionale, di incondizionato amore per la tua terra e la tua gente. Ti assicuro che ne faremo tesoro per rendere, così, doveroso omaggio alla tua memoria. Da oggi sei tornato per sempre alle "radici". Ti sentiremo aleggiare sopra Caccuri qual angelo protettore poiché questo è quanto può fare un animo nobile e grande come il tuo. Ti ringrazio per avermi concesso il privilegio di esserti amico e tale lo sarò orgogliosamente per sempre. Ti abbraccio. Tuo Enzo Loria
Il saluto di Vincenzo De Franco
Peppino carissimo,
I funerali di Nesci da "Il Quotidiano della Calabria" del 26/06/02 Caccuri
ha dato ieri mattina l’estremo saluto a Peppino Nesci, il celebre pittore
caccurese spentosi la scorsa settimana nella sua casa romana, proprio al ritorno
di uno dei tanti soggiorni nel paese di origine. Una folla di amici e di
ammiratori si è stretta attorno ai familiari dello scomparso nella chiesa di
Santa Maria delle Grazie dove è stato officiato dal sacerdote don Carlo Arnone,
il rito funebre e dove era stata allestita la camera ardente. Presenti alle
esequie personalità e amici venuti apposta dai paesi vicini tra i quali il
sindaco di Castelsilano, Pietro Durante e lo stesso don Carlo Arnone che era
legato al pittore da lunga e fraterna amicizia. E proprio al sacerdote
sangiovannese Nesci regalò, qualche anno fa, per essere collocata nella
chiesa dell’Olivaro, una monumentale Via Crucis che aveva realizzato con
l’intento di farne dono alla chiesa caccurese e che fu, incredibilmente
rifiutata, non si sa da chi e per quali arcani motivi e a che titolo. La
figura e l’opera dell’artista è stata poi ricordata, in largo Vincenzo
Ambrosio, dal cronista e dal professor Vincenzo De Franco, uno degli amici più
cari dello scomparso. Il professor De Franco ha letto anche un toccante saluto
allo scomparso inviato da Treviso dal maestro Enzo Loria, altro affermato
pittore caccurese legato, al più anziano Peppino, da un rapporto fraterno. Enzo
Loria ha voluto raccoglierne il testamento spirituale “fatto di testimonianze
esemplari, di onestà civile e professionale e di incondizionato amore per la
tua terra, la tua gente, valori di cui gli amici e gli estimatori sapranno far
tesoro.” La
salma è stata tumulata nel cimitero caccurese, nella tomba di famiglia. Con la scomparsa di Peppino Nesci Caccuri subisce un altro colpo mortale perdendo uno dei suoi più illustri cantori, un artista, un uomo generoso che fece sempre di tutto per far conoscere e apprezzare la cittadina in Italia e in Europa. Duole davvero l’aver dovuto amaramente constatare l’assenza, alle esequie di un così illustre concittadino, di qualunque istituzione o autorità del luogo. Ma forse Caccuri è morta già prima di Nesci. Peccato!
Alcuni giudizi critici sulle opere di Peppino Nesci Peppino Nesci continua a
colorare i suoi paesaggi con una luce rossa infernale. Emigrato dalla sua
Calabria, Nesci trasferisce sulle tele i ricordi dei tramonti infuocati di
Capo Vaticano. Guttuso dice: anche se dipingo una mela c'è tutta la Sicilia.
Nesci potrebbe dire: anche nei miei paesaggi c'è dentro tutta la mia Calabria.
Affascinanti rovine di un mondo fantastico queste che Peppino Nesci dipinge da
più anni con l'approfondimento e l'amore del loro vivere
segreto.
Una cintura di fuoco sembra lingueggiare lungo le pareti della Galleria di
Piazza di Spagna alla vernice di Peppino Nesci. Imperioso e romantico a un
tempo, il rosso delle sue tele esercita lo stesso fascino che la luce ha sulle
falene. E' questo uno dei casi tipici dove il colore è arte perché fortemente
intriso del sentimento individuale
dell'Artista.
Prima ancora di dipingere,
Peppino Nesci scolpisce, con quei rossi pompeiani che ingoiano i paesaggi
circostanti. Vedute di Roma con la forza e la schiettezza calabra che le altre
culture assorbe e ripropone con originali sintesi.
Vedo nei quadri di Peppino Nesci un ritratto interessante di Roma: dela sua
antica grandezza e della sua caduta, del suo tormento e delal sua bellezza di
oggi. Alcuni quadri, con i loro cieli fiammeggianti, con al gente e i cavalli
impauriti, e con le loro colonne in frantumin, sembrano avere una qualità
apocalittica che predice un tragico destino.
Dopo anni di paesaggi romani , Nesci, incurante delle mode e di tutto ciò che
De Chirico definiva "la borsa dei falsi valori", dipinge paesaggi
della campagna calabrese investiti da una luce misteriosa che egli solo sa
creare. Utilizzando una tecnica piuttosto adusa come l'olio su faesite,
l'artista riesce, mediante un impasto corposo e cromaticamente perfetto, a
materializzare gli oggetti, creare volumetrie, dimensioni quasi reali dei suoi
soggetti ottenendo col pennello ciò che lo scultore ottiene con lo scalpello.
................. Ogni opera di questo artista è un atto d'amore per la sua
terra, un atto di fede in un prossimo riscatto di questa sfortunata contrada del
mondo. Ecco perché l'arte di Nesci non è e non può essere mercimonio,
speculazione, ma prezioso fiore selvatico da ammirare senza
coglierlo.
Visitando lo studio e la
mostra che la città di San Giovanni in Fiore ha avuto la fortuna di ospitare mi
sono reso conto che ogni quadro di Peppino Nesci è, in realtà, un
meraviglioso condensato di tutto ciò di cui lui mi ha sempre parlato, è un
microcosmo vivo in mezzo al cosmo, è una esplosione di letteratura, arte,
politica, sentimento, ma è, soprattutto, un'esplosione di amore per la sua
terra e per il suo passato. Ciò
che colpisce in chi lo ha visto all' opera è la stupefacente capacità
di materializzare un paesaggio con pochissime pennellate, una capacità
di padroneggiare la tavolozza, di realizzare impasti cromatici di
straordinaria bellezza con una semplicità che ha del prodigioso. Ciò
che dipinge ti seduce, ti ammalia e ti estranea da un mondo di brutture
e meschinità.
Desidero chiudere questo mio modesto giudizio col dire che l'Arte di Peppino
Nesci, come dice Sant'Agostino, è come la luce che illumina ogni cosa ed è,
quindi, illuminante, purificatrice e redentrice (è per la luce che le cose
esistono) E' via, verità e vita.
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