Giovanni Chindamo
Tenente dei vigili urbani di Merano

 
 

   Giovanni Chindamo nacque a Caccuri il 25 giugno del 1902.  Giovanissimo si arruolò nella guardia di finanza e fu mandato in Alto Adige. Qui si sposò con una donna del luogo  e si stabilì a Merano che divenne la sua città di adozione.  Si arruolò quindi nel corpo dei vigili urbani  della cittadina e intanto si  impegnò nello studio del tedesco  aiutato anche dalla moglie tirolese e, quindi, di madre lingua tedesca. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale fu richiamato nella Guardia di finanza e destinato a Diamante, una cittadina della sua regione di origine dove rimase fino alla fine del conflitto.  


   Giovanni Chindamo a Diamante (1941)

Congedato alla fine delle ostilità, tornò a Merano ove riprese servizio nei vigili urbani e fu promosso tenente e  comandante dei 42 agenti del corpo. Spesso lo si incontrava per le strade della città, sul lungo Passirio, sulle passeggiate d'estate o sul corso Libertà a bordo di un sidecar guidato da un vigile intento a ispezionare i servizi di polizia urbana, particolarmente curati ed efficienti in occasione del Gran premio ippico di Merano  che si svolgeva all'inizio dell'autunno. Godeva di grande stima  e prestigio, soprattutto nella comunità di lingua tirolese  della quale aveva acquisito perfettamente lingua e cultura. Fu insignito anche del grado di Cavaliere della Repubblica. 

Lezione di educazione stradale del tenente Chìndamo in una scuola di Merano (anni '50)

 Nell’ottobre del 1958 visitò per l’ultima volta il suo paese.  In quell’occasione sciolse il voto che aveva fatto in guerra quando, in grave pericolo di vita si rivolse a San Rocco promettendogli una visita in divisa e una messa nella chiesetta di Caccuri. Fu anche l’ultima volta che vide nonno Saverio, mia madre e gli altri parenti di Caccuri. Tornato a Merano si buttò a capofitto nella predisposizione dei servizi di polizia urbana in vista dell’imminente Gran premio ippico viaggiando per un paio di giorni su un sidecar e beccandosi una polmonite che risultò fatale. Si spense nella cittadina altoatesina il 7 gennaio del 1959.


Giovanni Chindamo (secondo da destra) a pranzo con la famiglia (di fronte) e un commilitone  delle fiamme gialle

                                

  Commemorazione  del tenente Chìndamo da parte del generale della Finanza Marino Nicolò  il giorno 11  gennaio 1959 alle ore 14 nel Cimitero di Maia Bassa in Merano


Si sapeva che il Cav. Giovanni Chìndamo era sofferente, ma mai si pensava che chiudesse così presto la sua giornata terrena. Tanti siamo rimasti emozionati e perplessi quando abbiamo appreso la triste notizia della sua scomparsa e del dolore  profondo che  ha colpito la sua famiglia»
   E' il Disegno DIVINO che ha voluto, o Chìndamo, che la tua Anima lasciasse questa vita terrena per raggiungere quella Immortale, che lasciasse questa terra  dove tutto è caduco e dove è cosa vana non essere buoni.                                          
   Chi parla davanti «al tuo Feretro, o Chìndamo, è una Fiamma Gialla che apprezzava in te il Finanziere in congedo, è una Fiamma gialla che sa l’opera ed anzi  l'alto spirito di sacrificio che ti animava nell'adempimento del Dovere, del Dovere assolto in pace ed in guerra lungo la frontiera di terra e di mare,  sempre cosciente così di rafforzare il senso della fede e dell'Amore per le Glorie del Corpo e della Patria nostra.
   E ricordi, Chìndamo, che quando ci si incontrava in me riconoscevi la stessa Fiamma che, immutabilmente, ardeva nell'intimo del tuo nobile animo, ed entrambi ci si avvicinava per scambiarci le nostre spontanee espressioni di affetto?
Ed ora, mentre il tuo Feretro è ai piedi delle montagne che sono le immense Cattedrali create da DIO,  con le loro porte di roccia ed i  loro mosaici di nubi, i loro cori di fiumi e di ruscelli, i loro altari di nevi, qui reverenti e commosse le Fiamme gialle in servizio ed in congedo rivedono per l'ultima volta il tuo sorriso ed il
tuo sguardo che erano l’impronta della sincerità, della bontà che particolarmen­te ti distinguevano.        
   Alla straziata inconsolabile Famiglia tua giunga il devoto ed affettuoso conforto dei finanzieri, e alla tua Anima, o Chindamo, giunga la luce  di DIO,  quella luce che radiosa splende in eterno.