Addozziu
 

   Una antica, scherzosa bestemmia caccurese recita testualmente: “Mannàja lu core ‘e Addozziu!” Com’è facile capire,  si tratta di una falsa bestemmia, una sorta di surrogato che consente di sfogare la nostra ira senza offendere la divinità o i santi. Perché poi la gente se la prendesse col povero Addozziu non si capisce. Molti pensano che questo curioso personaggio sia una invenzione della tradizione popolare, una sorta di “Giufà” (Jugale nell’idioma  caccurese), invece Addozziu è esistito realmente.  Era un contadino di origine sangiovannese vissuto nella seconda metà del XIX° secolo. Abitava a Santa Filomena nella chiusa dei signori De Franco, a due passi dalla "Conserva" della neve  e coltivava quel podere. Era un uomo mite e buono, con un solo difetto: come tutti i poveri miserabili che, in quegli anni tormentati, vivevano di stenti,  si arrangiava nelle campagne con degli “espropri proletari non violenti”, anche perché la grande proprietà terriera, allora unico mezzo di sostentamento, era quasi tutta nelle mani dei baroni o dei loro manutengoli, per cui per la povera gente era davvero duro sopravvivere. Il latifondo nella nostra zona, infatti, si è protratto fino agli inizi degli anni '50, mentre gli usi civici erano stati usurpati da secoli. 
   Si racconta che un giorno fu sorpreso a San Biagio
da una delle tante guardie giurate al servizio dei padroni con qualche pugno di olive che aveva raccolto in una proprietà privata. Aveva con se un asinello col quale condivideva la fatica e gli stenti. La guardia, alla quale non mancavano certamente zelo  e cinismo, prima  gli puntò contro il fucile, poi gli uccise l’asino e infine  lo consegnò ai carabinieri. Il povero contadino subì una pesante condanna, ma dopo aver scontato una parte della pena, fu scarcerato per buona condotta.  Povero Addozziu, davvero non meritava che lo si dovesse ricordare solo per maledire il suo generoso cuore!