I MIRACOLI DI
SORIANO: TELE SACRE E MOSTACCIUOòLI
Oggi voglio
fare un omaggio a un illustre sorianese, l'amico e compagno
prof. Enzo Ciconte Con queste foto del suo bellissimo paese
scattate nel novembre del 2018 in occasione di una mia visita,
assieme a mia moglie, al convento dei padri domenicani, un tempo
il più grane convento d'Europa edificato nel 1510 nel
bellissimo paese della provincia di Vibo Valentia. Raso
completamente al suolo dal terremoto del 1659 e da quello
catastrofico terremoto del 1783, fu ricostruito l'ultima volta
nei primi decenni del XIX secolo, ma già dalla fondazione, fu
sempre meta di decine di migliaia di pellegrini provenienti da
tutta l'Europa. Il santuario ospita una statua di san
Domenico scolpita dallo scultore sorianese Giuseppe Ruffo
nel 1855 e una tela famosissima, venerata in tutta Italia e
la cui copia è presente in tutti i conventi domenicani,
compreso quello di Caccuri, che raffigura il famoso miracolo di
Soriano, ovvero l'apparizione della Madonna, accompagnata dalla
Maddalena e da Santa Caterina di Alessandria al converso Lorenzo
da Grotteria, il 15 settembre del 1530, per consegnargli una
tela acreropita (non dipinta da mani umane) raffigurate San
Domenico da Guzman. La storia fu poi ripresa dal Guercino che la
immortalò nel dipinto "La Visione di
Soriano."
Soriano Calabro è il paese del tradizionale
mostacciuolo calabrese, detto appunto mostacciuolo di Soriano
sulla cui origine esistono diverse leggende, tutte,
probabilmente, con un fondo di verità. Benché l'origine di
questo eccellente dolce pare siano greche arabe o latine, si
racconta che la ricetta fu portata a Soriano dai monaci della
Certosa di Serra San Bruno. Successivamente Monaci
Domenicani trasmisero alle genti del luogo l’arte
pasticciera. Quindi anche la ricetta dei Mostaccioli che
nel tempo acquisirono aspetti magico - religiosi, rituali,
propiziatori. E anche estetici. Secondo un'altra leggenda,
l'arte del mostacciuolo prese piede e si sviluppò a Soriano,
anche per un motivo pratico, ovvero la caratteristica di questo
dolce, di conservarsi molto più a lungo del pane.
Essendo infatti il paese meta di masse enormi di
pellegrini, non era facile sfamare tutta questa gente e i forni
del luogo non avrebbero mai potuto sfornare il pane fresco per
soddisfare la richiesta per cui si producevano grandi quantità
di maostaccuioli che, opportunamente conservati, consentivano,
in qualsiasi momento, di soddisfare la richiesta di cibo. Col
tempo, i pasticcieri locali affinarono sempre più la loro
abilità talché il mostacciuolo divenne, non solo un dolce,
squisito, ma anche un capolavoro di arte popolare
raffigurante forme animali, antropomorfe, scene del vecchio e
nuovo Testamento e altro ancora.
|