Papà e l’autista birbone |
Mio
padre era un uomo rispettoso della legge e dei suoi simili. Credo che
nella sua lunga vita non abbia mai violato alcuna legge, il più
insignificante divieto, il più inutile regolamento, almeno che non
fossero di sua conoscenza e stava molto attento a che anch’io facessi
la stessa cosa. Ciononostante aveva una fifa terribile delle forze
dell’ordine forse per le leggende metropolitane o anche i fatti veri
sentiti raccontare da quelli più anziani di lui di quando ancora non
esistevano l’esame del DNA o i metodi sofisticati di indagine dei
quali dispongono oggi polizia e carabinieri per cui bastava ammazzare
una persona e trasportarne il cadavere davanti l’uscio di un vicino o
lasciarvi sul davanzale della finestra l’arma del delitto per avere la
certezza di farla franca e di inguaiare il padrone di casa. Forse mio
padre si sentiva sempre il padrone di quella casa per cui la vista di
una divisa lo turbava oltremodo. Immaginate lo spavento che si prese
quando l’autista di un autobus di linea che d’estate trasporta solo
il conducente, gli comunicò che era ricercato dai carabinieri. Mio papà
sbiancò e per qualche minuto se la vide brutta. Eco come si svolsero i
fatti. All’epoca
aveva, da molti anni un’Ape Piaggio con la quale, assieme a mia madre,
andava in giro per i dintorni del paese a raccogliere tutto ciò che
poteva servire: frasche di cisto, legna secca, pigne, cicorie
selvatiche, pietre sparse qua e là per costruirci muretti o consolidare
il terreno, scarpe vecchie, cianfrusaglie insomma tutto ciò che,
pensavano potesse i qualche modo tornare utile per i loro
“imperscrutabili disegni” . Il loro dinamismo e il loro lavorio non
passava inosservato e spesso erano oggetto di ironie bonarie e
compiaciute dei compaesani che li consideravano lavoratori infaticabili. A
questo punto mio padre terreo per lo spavento chiese il perché e il
conducente, col viso fresco e sornione gli rispose: “Contro di voi è
stata presentata una denuncia da parte di un gruppo di giovani non tanto
amici della fatica perché col vostro andirivieni, col vostro attivismo,
il vostro lavorare continuo mettete loro in cattiva luce.”
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