PAPà E IL MULATTIERE
 

   In occasione della festa del papà il mio lo voglio ricordare con questa sua piccola, arguta "vendetta."

   Mio padre era una persona mite, pacifica, rispettosa del prossimo perfino in modo esagerato, di buon cuore e sempre pronto a divedere quel poco che aveva con gli altri, ma, a volte, anche senza mai eccedere e senza infierire, ma adoperando un’arma innocua, ma nello stesso tempo micidiale come l’ironia, sapeva vendicarsi dei torti o delle villanie subite.
  In una torrida giornata di luglio verso la fine degli anni ’30 tornava dal mulino sotto il ponte delle Monache con un sacco di farina in spalla. Il sole picchiava forte e per l’erta di Sigillisi sudava e arrancava con quel pesante carico che avrebbe fiaccato anche un asino robusto.
    Quando arrivò sotto il cimitero fu preso dallo sconforto pensando che ancora gli rimaneva da fare parecchia strada e tutta in salita. A un tratto sentì dietro di sé, in lontananza, uno scalpiccio di zoccoli. Allora si voltò ruotando lentamente il busto e vide a qualche decina di passi un mulattiere caccurese sul cavallo seguito da due muli scarichi che faceva la sua stessa strada. Pochi attimi dopo le cavalcature gli furono a fianco e papà, implorante, chiese all’uomo a cavallo se, per favore, gli poteva caricare il sacco su uno dei muli perché non ce la faceva più. L’uomo lo guardò beffardo, poi gli rispose:

“Genuzzè, ne va cuntannu cazzi! Camina e nun te lamentare, camina, camina  ca te fa bene alla salute!”

   Papà ci rimase male al punto che stava per piangere per la stanchezza e per l’umiliazione, ma mentre l’uomo con le cavalcature lo superava, chiamò a raccolta le sue forze e riprese orgogliosamente il cammino. Pochi minuti dopo sbucò a Canalaci, mentre il mulattiere era quasi arrivato al ponte della Parte. Quando le cavalcature erano ormai arrivate alla cerza ‘è Parapattu, un’automobile scendeva dalla Santa Croce. Il cavallo se la vide davanti all’improvviso, si spaventò, si imbizzarrì e disarcionò il cavaliere che cadde a terra rovinosamente. La caduta gli procurò la rottura del femore e una vasta ferita alla testa dalla quale fuoruscivano fiotti di sangue. Alle sue grida disperate accorsero alcuni uomini dalla Parte e dalla vicina piazza e lo caricarono su di una sedia che fungeva da lettiga per portarlo a casa.
   Mio padre col suo sacco in spalla arrivò sul posto proprio mentre lo stavano adagiando sulla sedia. L’anziano mulattiere si lamentava per il dolore e invocava i familiari, Gesù Cristo e la Madonna gridando a squarciagola.
   Allora papà si si avvicinò quel tanto che bastava per farsi sentire e gli sibilò: “Zu Giuvà, ne va cuntannu cazzi, camina, camina e nun te lamentare”.
   Poi si avviò verso la santa Croce e dopo cinque minuti, finalmente scaricava il pesante sacco di farina nella botteguccia di nonno Peppino.