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MEDICANI, OVVERO LE ANTICHE LEVANTINE ADDIO AD ANGELO CHIODO (TOTONNU ' E GIMMIMU) MISSILI DI RETEGUI, DI LORENZO E FRATTESI BUCANO LA DIFESA ISRAELIANA. ADDIO A IDA AMATO
FRANCO TRIVIERI CAMPIONE DI
VOLONTARIATO
ADDIO
A FAUSTO PIRITO, CI LASCIA UN ALTRO ILLUSTRE CACCURESE E GRANDISISMO AMICO
IL FATTO
VERGOGNA 'A DISPERATA COMPRIAMO CALABRESE
vAVUSI
C
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ANNI DI SOGNI E DI BATTAGLIE ESALTANTI Sfogliando i miei vecchi album di foto mi sono capitate tra le mani queste "storiche" foto, ricordo di una carriera politica di dirigente politico e amministratore di periferia, ma non erto non esaltante a appagante per le importanti esperienze fatte, le tante battaglie politiche e sindacali condotte assieme a splendidi compagni che mi hanno dato tantissimo e mi hanno fatto crescere e maturare. Senza queste esperienze, senza ql'aiuto e gli insegnamenti di tanti compagni, anche e soprattutto quelli più umili, che spesso erano anche i più colti come operai e contadini, nella b vita avrei imparato ben poco, sarei cresciuto magari cinico, egoista e ipocrita e non avrei imparato mai cos'è il bisogno, la dignità, la voglia di riscatto e l'impegno politico e sociale al servizio degli ultimi. A qei tempi esistevano ancora gli ideali, la cultura politica, si sognava e si pensava di poter cambiare in meglio questo mondo infame, di costruire un mondo di pace e di giustizia sociale. Non potevamo immaginare che a quegli anni esaltanti avrebbero fatto seguito questi anni infami nei quali si assiste al trionfo del capitalismo più becero, del liberismo sfrenato, del trionfo dei poteri forti, al ritorno di ideologie aberranti, alla cancellazione di diritti fondamentali conquistati in un secolo di lotte e di sangue, al ritorno del fantasma della guerra e dell'olocausto nucleare che aleggia sempre più minaccioso sull'Europa e sull'intero pianeta. E allora mi consolo con queste foto. La 1 e la 2 documentano due comizi per le lezioni amministrative che vincemmo nel 1980 e nel 1985 con la lista della Tromba per la Rinascita del Mezzogiorno, la n. 3 fu scattata in occasione dell'intitolazione della Sezione PCI di Caccuri al compianto compagno Mario Sperlì, con la presenza di un alro grandissimo e carissimo amico e compagno, il compianto senatore Mario Sestito. La n. 4 fu scattata a a Timpagrande in occasione di uno dei tanti scioperi per il lavoro, la n. 5 documenta la visita al Comune dell'arcivescovo di Crotone mons. Giuseppe Agostino che ebbi l'onore di accompagnare in visita alle scuole nella mia qualità di assessore del tempo alla pubblica Istruzione del tempo, mentre la 6 fu scattata a Parma, in occasione di Quota 600, una mostra dei prodotti della montagna italiana alla quale partecipammo come Comunità Montana Alto Crotonese che ebbi l'onore di presiedere per 7 anni. Nell'occasione, come documenta la foto, il nostro stand ricevette la visita dell'allora ministro socialdemocratico ai Lavori pubblici Enrico Ferri , quello del limite di velocità a 110 h. sulle autostrade. La n. 7, infine, fu scattata in occasione dello sciopero generale dei lavoratori e dei commercianti caccuresi per il lavoro e per accelerare l'appalto dei lavori della Variante alla vecchia strada provinciale di accesso al paese. In quella occasione oltre al sindaco Lacaria, nella foto con la fascia tricolore e agli assessori e ai consiglieri comunali, erano presenti il compianto compagno Ciccio Samà, segretario della Cemera del Lavoro di Crotone, il compagno Mario Sperlì, consigliere provinciale che tanto aveva fatto per convincere l'allora Amministrazione Provinciale di Catanzaro a progettare e finanziare l'opera, il compagno Pietro Secreti sindaco di Cotronei e i sindacalisti Giorgio Marino, segretario provinciale degli edili CGIL e Ciccio Cavallo della Camera del Lavoro di Cotronei. Un grazie a questi grandi compagni e ai compagni di Caccuri con i quali ho combattuto tantissime battaglie politiche e sindacale e un saluto commosso e deferente ai compagni che non sono più con noi. Grazie, compagni, non vi dimenticherò mai.
OH
POPOLO DI VIGILI URBANI! I meridionali, purtroppo non sanno, perché da quasi 180 anni viene insegnata loro una storia romanzata completamente falsa, che quelli che oggi si proclamano difensori dei confini della patria, sono i nipotini di quelli che nel XIX secolo aggredirono, invasero si annessero con un plebiscito truffa uno stato sovrano i cui soldati, contadini e braccianti che difendevano la loro terra, le loro donne, i loro conventi, i loro averi, i loro beni, le loro fabbriche dalle fameliche orde francesi di Massena prima, in camicia rossa e dai macellai piemontese in divisa poi, venivano chiamati briganti, arrestati, assieme ai loro familiari, mogli, genitori anziani, figlioletti in tenera e barbaramente fucilati; i loro paesi venivano messi a sacco e fuoco, incendiati, distrutti; che che nel 1911 i loro nonni fecero guerra alla Turchia per conquistare la Libia e farne una colonia italiana per dare poi del terrorista, dopo qualche decennio, al leder libico Gheddafi colpevole, fra le altre cose, di difendere la sovranità delle acque territoriali del suo paese di pescatori dei paesi ex coloniali che andavano a “rubare” il loro pesce: che i loro nonni nel 1935 aggredirono l’Etiopia, un paese sovrano riconosciuto dalla Società delle Nazioni (l’ONU di quel tempo) per farne una colonia italiana. Anche allora i difensori della loro terra, aggredita, invasa, depredata e trasformata in colonia italiana furono definiti, non più briganti perché quelli erano i terroni che oggi vanno a Pontida a festeggiare la loro schiavitù, ma ribelli (l’ultimo “ribelle” etiope che difendeva disperatamente la sua terra fu catturato e giustiziato proprio da un ufficiale caccurese) e gli aggressori patrioti. Stessa situazione nel 1939 quando i “patrioti in camicia nera” aggredirono e conquistarono l’Albania per farne una colonia dell’Impero che “tornava sui colli fatali di Roma” per la gloria del duce e di Sciaboletta che veniva proclamato addirittura imperatore, manco fosse Federico II di Svevia. Anche i partigiani che cacciarono i nazisti e i nonni di questi figuri, vennero definiti banditi solo pochi decenni fa e, fino a qualche anno fa, i padri di quei calabresi che oggi su facebook scrivono post contro gli invasori che arrivano dal mare sporchi, laceri e affamati e ai quali continuiamo a rubare petrolio, diamanti, materie prime pregiate ed esaltano i patrioti che ci difendono dall’ ”invasione” con l’aiuto di giudici cattivi che fanno rispettare alla lettera le leggi e i trattati scritti e approvati da questi stessi geni di patrioti che poi se ne dimenticano o non sanno interpretare nemmeno quello che scrivono o approvano loro stessi, venivano chiamati terroni, si rifiutava loro l’ingresso, come ai cani, nei locali pubblici del nord, il fitto di un tugurio e nei cori si denunciava l’orribile puzza che emanavano, salvo poi scoprire che i voti di questi “puzzolenti” terroni potevano servire a conquistare, consolidare e rafforzare il potere per poter emanare leggi infami come l’autonomia differenziata, reintrodurre le gabbie salariali e altri regali del genere, tanto gi ascari non protestano, anzi vanno felici e giulivi come i tacchini alla festa del ringraziamento, i bovini al mattatoio. Purtroppo Corbucci e Grimaldi non ci sono più, come Flaiano, come Dario Fò, come Guareschi e, dopo aver fatto liberare i campi dagli americani, è sparito anche Benigni. C’è rimasto solo Crozza, ma esiliato su una televisione privata., mentre su quella pubblica i signori “ci danno i nostri minuti” quotidiani
VERGOGNA
Passano gli anni, cambia tutto: le mode, gli interessi, le idee, ma quello che non cambia è la mala educazione, il malcostume, l'inciviltà di soggetti che purtroppo, fanno in parte qualche modo del genere umano, sedicenti cittadini che, istruiamo, curiamo, assistiamo a spese della collettività che magari, si scagliano spesso e volentieri contro gli immigrati, considerandoli i responsabili di tutti i mali, mentre i parassiti gli ignoranti, gli incivili sono proprio loro. Questi immondi spettacoli sono assai frequenti nei nostri boschi o ai lati delle strade. Depositi di ciarpame che non sono deturpano luoghi di notevole bellezza, ma che sono pericolosi anche per la salute pubblica per il rischio di inquinamento del suolo e delle falde acquifere. Quest'ennesima discarica abusiva si trova ai lati della strada provinciale Caccuri - Acquafredda - Fantino - San Giovanni in Fiore poco prima della località Acqua 'e ri vulli, ma se ne vedono un po' dappertutto, perfino nelle stupende pinete di Gimmella. La cosa più intollerabile è che in un paese come il nostro, nel quale ormai da anni si fa una buona raccolta differenziata, cose del genere non dovrebbero succedere, ma, probabilmente in questo caso si tratta di sporcaccioni che vengono da altri paesi e che non trovano di meglio che abbandonare il ciarpame nei nostri boschi. Sarebbe auspicabili che i droni impiegati per sanzionare i piromani venissero utilizzati anche per assicurare alla giustizia questi terroristi ambientali che andrebbero multati pesantemente e costretti a provvedere di tasca loro alla bonifica del territorio. Un Paese civile non può e non deve tollerare questa vergogna.
LETTERATURA CACCURESE
'A DISPERATA canzone disperata per la morte dell'amata di Peppino Marino
Francesco
e Ninetta si amavano timidamente, pudicamente, sempre sotto l’occhio
vigile della madre di lei, dei fratelli, delle sorelle, così come ci si
poteva amare in quel lontano 1866 in un paesino come Caccuri,
appollaiato sulla sua rupe, fra cornici di ginestra e siepi di rovi e di
lentischio, ma si amavano profondamente. Il
giovane contadino cercava e sfruttava ogni occasione per incontrare
l’amata quando col barile in testa o la “rancella” in mano, andava
ad attingere l’acqua a San Liborio o a Canalaci o quando, nel
pomeriggio, “civava” i maiali a Filezzi. Francesco si
nascondeva dietro un albero, dentro una grotta, in un crepaccio e da lì
sorprendeva Ninetta baciandola furtivamente, a volte anche
spaventandola. La ritrosetta fingeva di arrabbiarsi mentre un pudico
rossore le incarnava le guance, ma in cuor suo gioiva di quella oramai
consueta, gradita sorpresa e il tutto il suo essere palpitava d’amore.
La sera Francesco si presentava a casa dell’innamorata e, quando i
maschi andavano a letto per potersi alzare presto al mattino, Francesco
si sedeva al lato del caminetto. Ninetta si accoccolava al lato opposto
e la madre, in mezzo, vegliava, a suo modo, sulla virtù della figlia
lottando disperatamente col sonno che, ogni tanto, la faceva
“cimare”. E quando za Rosina cedeva un poco al sonno reclinando la
testa in avanti, i due giovani si scambiavano sguardi languidi e carichi
d’amore, mentre le mani, dietro la schiena di za Rosina, si sfioravano
carezzevoli scatenando turbini di passioni represse. Poi, quando la
testa dell’anziana madre cadeva più violentemente del solito e il
mento colpiva con più forza la punta del petto, la povera donna si
ridestava di botto, prendeva il coraggio a due mani e costringeva il
giovane innamorato a sgombrare il campo. Francesco scendeva rapidamente
i cinque gradini del “vignano”, girava sul retro della casa e si
acquattava sotto la finestra illuminata della stanzetta che Ninetta
divideva con la sorella Maria. Ninetta lo sapeva e
si affacciava e il fidanzato, da sotto, le mandava baci appassionati che
la facevano arrossire di piacere. La vita scorreva tranquilla e i due
ragazzi pensavano con impazienza al giorno in cui avrebbero finalmente
potuto coronare il loro sogno d’amore. Un
giorno d’aprile, quando la natura era in festa e Francesco cercava
come non mai i baci di Ninetta, i carabinieri scesero alla Judeca e
bussarono alla porta di zu Rosario per dirgli che “il coscritto
Procopio Francesco doveva partire soldato e che fra tre giorni doveva
presentarsi alla caserma di Cotrone.” La
notizia si diffuse in un baleno e gettò nella disperazione i due
innamorati. Quello era l’ultimo giorno che potevano vedersi; il
mattino dopo Francesco doveva partire per un viaggio di due giorni per
raggiungere Cotrone. Avrebbe dovuto guadare il Matasse alle Monache, il
Lepre, il Neto, camminare per impervi sentieri sotto un sole impietoso e
dormire all’adiaccio. E, dopo Cotrone, chissà cosa lo
attendeva. Il
giovane e tutti i paesani maledivano il nuovo re, questo re piemontese
che aveva cacciato il povero Francischiello e che aveva messo la tassa
sul pane e ora si prendeva anche i giovani per quattro anni a fare il
soldato. Le ore trascorsero tristi e la sera, quando il ragazzo si
congedò dalla promessa sposa e dai parenti, si sentì strappare il
cuore dal petto. Calde lacrime solcavano il volto pallido di Ninetta,
mentre Francesco cercava di nascondere il dolore affrettando i tempi del
distacco. Più tardi le cantò la più struggente delle serenate e fu
quello il loro addio. ………………….. Un
giorno del mese di giugno in paese si diffuse una terribile notizia. Don
Nicola aveva letto sul giornale che gli arrivava da Cotrone una volta la
settimana, che lontano, verso Verona, c’era stata una grande battaglia
tra i piemontesi e i tedeschi. I piemontesi erano stati sconfitti e
c’erano stati tanti morti e tra loro anche tanti soldati meridionali
che combattevano con i piemontesi. Quando
Ninetta seppe la notizia si sentì morire. Un triste presentimento le
sconvolse l’esistenza e la fanciulla si convinse che anche il suo
Francesco, che da mesi non aveva più dato notizie di sé, era
sicuramente tra i morti. Passarono molti giorni e del ragzzo non si
seppe più nulla. Allora Ninetta cominciò a deperire a vista
d’occhio. Non faceva altro che piangere; non toccava più quasi cibo,
le gote diventavano sempre più pallide, il fisico sempre più gracile e
debole, mentre la giovane si lasciava lentamente morire. A nulla valsero
le cure di don Vincenzo, il medico del paese che tentava disperatamente
di strapparla alla morte. E un triste giorno di ottobre Ninetta chiuse
per sempre i suoi bellissimi occhi azzurri. Qualche
giorno dopo, verso le dieci di sera, lungo il sentiero che da Gallea
saliva per Pavia fino alla Destra, un militare avanzava a passi veloci.
Nella destra stringeva un fagotto, mentre la mano sinistra impugnava una
chitarra. Il soldato si portò sotto quella che era stata la finestra
della povera Ninetta e si mise a cantare una festosa serenata.
Aspettava, come sempre, che un tenue chiarore dietro i vetri venisse ad
annunciargli il prossimo affacciarsi dell’amata, ma la finestra rimase
a lungo chiusa e buia. Verso la fine della serenata sentì un pianto
disperato, poi la finestra si spalancò, apparve Maria che, tra le
lacrime, raccontò al povero giovane la triste fine dell’amata.
Francesco si sentì morire, poi, pazzo di dolore e di rabbia, corse via
e scomparve nel buio. Il mattino dopo tutto il paese seppe del ritorno del soldato, ma nessuno, nemmeno i genitori, riuscirono a vederlo. Lo cercarono a lungo nei dintorni del paese, ma non lo trovarono. La notte si udì una voce straziante che intonava una commovente canzone che diceva:
'A Disperata “Frinesta
ca lucia e mo nun luci criu
ca la mia bella sta malata. S’affaccia
la sorella e mi lu dicia Dicia
“Ca la tua bella è morta e sutterrata E
si la vo virire n’atra vota, è
alla cappella re la Nuzziata. Le
rose re la faccia su spremute E
c’è rimastu ‘u giallu , ohi chi peccatu!” Ohi
surici re la sepoltura, ve
pregu, a Ninetta mia nun la toccati ch’all’
ottu jorni vegnu e de la vita de
la vita mia patruni siti.” Qualche
notte dopo si udì un colpo secco di moschetto provenire dalla collina
dell’Annunziata, il luogo dove veniva seppellita la povera gente. Il
mattino dopo trovarono il corpo di Francesco che giaceva supino, in una
pozza di sangue, sulla tomba di Ninetta. |
ULTIME NOTIZIE 17/10/2024 Dopo oltre un anno di siccità che ha prodotto notevoli danni alle colture, che rischiava di far seccare perfino le querce secolari e che quest'anno farà sparire il nostro eccellente olio d'oliva dalle nostre dispense, finalmente è arrivata un po' di pioggia anche da noi. Non è quella che ci si aspettava a giudicare dagli allerta meteo diffusi di recente, ma 84,8 mm di pioggia in una quindicina di ore non sono da disprezzare e costituiscono, tutto sommato la norma di un tempo felice quando ancora esistevano le stagioni e le mezze stagioni. Oggi fenomeni come questi vengono attribuiti ai cosiddetti Medicani, un brutto neologismo che combina il nome abbreviato del Mare Nostrum col termine inglese hurricane (uragano) col quale si definisce una perturbazione prodotta dal contrasto tra l'aria calda che sovrasta il Mediterraneo con correnti fredde che provengono di settori del nord. In questo modo l'aria si carica di umidità che raggiunge la nostra regione dando luogo a precipitazioni più o meno intense, un fenomeno che è sempre esistito qui da noi e che i nostri vecchi che ancora non conoscevano l'inglese e non erano indottrinati dai nostri simpatici giornalisti esterofili, chiamavano "Levantina" (perturbazione che arriva da levante). Qualsiasi caccurese che abbia la mia età o qualche anno più di me, conosce sicuramente l'adagio contadino "Levantina: o ottava o quinnicina" perche i autunno la pioggia a la fitta nebbia non duravano meno di una settimana e, spesso anche due. La novita consiste solo nel fatto che le "levantine", a causa dei cambiamenti climatici sono sempre più rare e che per l'abbandono e lo spopolamento del territorio, unitamente alla sua sciagurata selvaggia gestione , anche quando non sono veri e propri "Medicani", ma semplicemente acquazzoni, levantine, appunto, provocano ingenti danni. Ovviamente passata la piena, la gente continua tranquillamente ad abbandonare ciarpame nei greti dei torrenti, a ostruire caditoie e griglie di raccolta e a costruire dappertutto cementificando montagne e colline che non trattengono più l'acqua per cui nel mentre seccano le sorgenti, l'acqua raggiunge rapidamente la costa e le città di pianura provocando immani disastri. 17/10/2024
Si
è spenta questa mattIna, all'età di 94 anni, la nostra compaesana e
amica Ida Amato, vedova del mio carissimo, fraterno amico Renzo
Fornaciari. A ida e alla sua famiglia di origine mi legava una
profonda amicizia consolidatasi e rafforzata ulteriormente anche per i
rapporti con Valeria e con il grande Renzo col quale, oltre alle idee,
ho condiviso tantissimi momenti importanti della mai esistenza. La
notizia addolora profondamente me, mia moglie e la mia famiglia
tutta.
06/10/2024 UNA RIPULITURA AL CIMITERO FRANCO TRIVIERI CAMPIONE DI VOLONTARIATO
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